Prima telefonata tra il Papa e Putin, che a Trump annuncia: vendetta su Kiev

Nel colloquio di un'ora e un quarto con il presidente Usa, lo zar ha annunciato «vendetta» dopo il blitz di Kiev. Leone XIV al leader russo: faccia «un gesto» per mettere fine alla guerra
June 3, 2025
Prima telefonata tra il Papa e Putin, che a Trump annuncia: vendetta su Kiev
ANSA | Putin, Trump e Leone XIV
La conversazione è stata «buona», non così tanto, però, «da portare a una pace immediata». Il messaggio, diffuso dal presidente Donald Trump sul social “Truth” al termine di un’ora e un quarto di colloquio con Vladimir Putin, ha riaperto la partita ucraina, in stallo dal 2 giugno, quando le delegazioni di Kiev e Mosca si sono incontrate a Istanbul. La riunione è durata meno della telefonata fra due leader: cinquanta minuti scarsi che hanno subito messo in luce l’abisso fra le parti. Oltretutto la trattativa era stata preceduta da un’escalation al fronte. Un’ennesima pioggia di droni si era abbattuta sull’Ucraina nel fine settimana. Nelle stesse ore, l’intelligence di Kiev metteva a segno una serie di attacchi di “alto-profilo” su aeroporti militari situati a migliaia di chilometri di distanza. Un’esplosione – non rivendicata dal governo ucraino – ha colpito il ponte di Kersh, fra Russia e Crimea, mandando su tutte le furie lo zar. Quest’ultimo ha prima accusato in diretta tv il governo di Kiev di «trasformarsi in un’organizzazione terroristica marcia e corrotta».
Poi ha preannunciato la propria «vendetta» a Donald Trump. «Ha detto che dovrà rispondere e con molta forza», ha affermato il tycoon, senza spiegare se abbia cercato di dissuaderlo dal proposito. Ha, invece, garantito – ha sostenuto – il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov – di non essere stato informato in anticipo dei raid dagli ucraini. In serata, il Center for Strategic and International Studies, uno dei più importanti think tank al mondo che ha sede a Washington, ha diffuso la notizia che l'esercito russo probabilmente supererà il milione di vittime - tra morti e feriti - nella sua guerra contro l'Ucraina quest'estate. Si tratta di un numero di morti cinque volte superiore a quello di tutte le guerre sovietiche e russe a partire dalla seconda guerra mondiale. Anche l'esercito ucraino ha subito pesanti perdite, con 400.000 vittime, tra cui 60.000-100.000 soldati uccisi, si legge nel rapporto del Center for Strategic and International Studies. La cifra è impressionante, ma coincide con le stime precedenti fornite dalle agenzie di intelligence occidentali, secondo cui ogni giorno vengono uccisi o feriti circa 1.000 soldati russi. Quanto all'avanzata dei rispettivi eserciti sul terreno il think tank sottolinea che la velocità russa è di circa 50 metri al giorno, per 500 chilometri quadrati - l'1% del territorio ucraino - dal gennaio 2024. Una cifra inferiore alla famosa offensiva della Somme durante la Prima Guerra Mondiale, in cui le truppe britanniche e francesi avanzarono di 80 metri al giorno.
La discussione tra Trump e Putin non si è limitata all’Ucraina. Il presidente Usa ha proposto all’omologo di partecipare ai colloqui sul nucleare iraniano, riconoscendone «il contributo essenziale», secondo Ushakov. Una mossa non da poco dato il ruolo di Mosca nel programma di arricchimento dell’uranio di Teheran. La Casa Bianca sembra cercare una triangolazione fra le crisi in corso – Israele-Palestina, Iran e Ucraina-Russia –, rimescolando le carte in mano ai protagonisti. Resta da capire con quale catena di corrispettivi. E chi, fra Benjamin Netanyahu, Putin, Zelensky e gli ayatollah, toccherà accontentarsi dei resti.
Nelle stesse ore, Putin ha annunciato di avere avuto la prima telefonata con papa Leone XIV per ringraziarlo «della disponibilità nel risolvere la crisi». Conversazione confermata dalla Santa Sede che ha precisato: «Il Papa ha fatto appello affinché la Russia faccia un gesto che favorisca la pace, ha sottolineato l’importanza del dialogo per la realizzazione di contatti positivi tra le parti e cercare soluzioni al conflitto». Si è parlato, inoltre, «della situazione umanitaria, della necessità di favorire degli aiuti dove necessario, degli sforzi continui per lo scambio dei prigionieri e del valore che in questo senso svolge il cardinale Zuppi». Il Cremlino, da parte sua, ha definito il dialogo «costruttivo, entrambe le parti hanno espresso l’intenzione di proseguire i contatti». Putin si è detto «disponibile a raggiungere la pace attraverso mezzi politici e diplomatici» ma ha accusato Kiev di mancanza di impegno per raggiungere il compromesso. Quanto al dossier degli scambi dei prigionieri, lo zar ha accennato al ritorno dei bambini ucraini con i propri familiari, al centro della missione portata avanti dal cardinale Matteo Zuppi su incarico di papa Francesco.
«La parte russa sta adottando tutte le misure per il ricongiungimento con i loro familiari». In questo contesto, sembra già archiviata la richiesta di Zelensky di un vertice trilaterale con Putin e Trump poiché «il negoziato in atto a Istanbul è senza senso con il livello delle attuali delegazioni». La condizione era stata già posta in sede di trattativa e subito respinta dal “memorandum” di Mosca, definito «irricevibile» da Kiev poiché pone come condizione della tregua il controllo totale sulle regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kerson, la «neutralità internazionale» e la smobilitazione. Non è nemmeno detto che la terza tornata, prevista alla fine di giugno, abbia effettivamente luogo. Lo zar l’aveva già messa in dubbio subito dopo l’attacco al ponte della Crimea. Ora la «vendetta» profilata potrebbe allontanare ulteriormente la possibilità e innalzare ancora.
L’unico punto su cui le parti sembrano ancora concordare è lo scambio di prigionieri. Secondo quanto confermato dal capo negoziatore russo, Vladimir Medinskij, questo fine settimana dovrebbe avvenire il rilascio contestuale di 1.200 soldati catturati per parte. Sembra ripetersi il copione al termine del primo round di trattative del 16 maggio che ha portato alla liberazione di mille persone. «Un risultato colossale», ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. La pace, però, resta ancora appesa a un filo.

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