Politica, bufale e lettera oscena: la saga Trump-Epstein è appena cominciata
Il tycoon ha deciso di chiedere la pubblicazione di una parte degli atti relativi al processo che portò alla condanna del finanziere pedofilo sperando di smarcarsi dalle accuse di averne fatto parte

La tempesta sollevata dalle voci di coinvolgimento di Donald Trump nel giro del pedofilo Jeffrey Epstein sta diventando un uragano. È nel tentativo di depotenziarlo che il presidente ha deciso di muovere un piccolo passo verso la pubblicazione di una parte degli atti relativi al processo che, nel 2008, portarono alla condanna dell’ex finanziere che, incriminato per aver procurato ragazze minorenni a uomini potenti e facoltosi, è poi morto in carcere in circostanze opache. Basterà? La sollecitazione arrivata dalla Casa Bianca al procuratore generale Pam Bondi riguarda la richiesta di divulgazione solo di alcuni atti del processo. Molti, all’interno dello stesso Grand Old Party, chiedono di più: dove sono, così incalzano, i video, le fotografie e le registrazioni?
Trump è convinto di uscire pulito dalla querelle. “La “smoking gun” non c’è – ha tuonato con un post su Truth –. I democratici l’avrebbero altrimenti già usata contro di me”. E’ tuttavia fortemente irritato dalla “ridicola quantità di pubblicità” data ai sospetti relativi al suo coinvolgimento nello scandalo ma non può ignorare il fatto che la questione ha seminato dubbi tra gli stessi repubblicani - molti parlamentari - che adesso esigono chiarezza e trasparenza. Vanno pubblicati, questa è la richiesta che arriva dal Congresso, tutti i dossier messi a punto dal Fbi durante le indagini, non solo le testimonianze presentate in tribunale. L’America vuole conoscere, soprattutto, le trascrizioni del grand jury. Comprese quelle che vedono protagonista la stretta collaboratrice di Epstein, Ghislaine Maxwell, accusata e condannata anche per traffico sessuale di minori. Documenti delicati su cui è stato posto il segreto per proteggere le vittime e i testimoni del reato.
Il via libera di Trump alla pubblicazione dei documenti è maturato in seguito alla minaccia di un voto contro il governo al Congresso e poche ore dopo la rivelazione del Wall Street Journal secondo cui, nel 2003, il tycoon ha inviato un messaggio di auguri a Epstein per il suo 50esimo compleanno con tanto di disegno a sfondo sessuale: una dimostrazione di amicizia, complicità e confidenza sigillata dalla frase: "Auguri- e che ogni giorno sia un altro meraviglioso segreto".
Il presidente, furioso, ha annunciato causa al quotidiano e al suo editore, Rupert Murdoch, puntando il dito contro la descrizione di un pizzino (non pubblicato) bollato come “falso, maligno e diffamatorio”. Dubbi sull'autenticità della lettera sono stati espressi pure da Elon Musk, già consulente senior della Casa Bianca, che giovedì non si è trattenuto dal deridere le dichiarazioni con cui il suo ex capo ha cercato di respingere le accuse. "Sembra falsa - ha osservato - perché Trump non parlerebbe così".
La vicenda è solo agli inizi. Tutto fa pensare che andrà per le lunghe innestandosi alla cronaca quotidiana del trumpismo sul fronte interno ed esterno. Il New York Times segnala che negli ultimi mesi, decine di agenti dello Fbi e procuratori del Dipartimento di Giustizia sono stati distolti da altri incarichi per esaminare migliaia di documenti e un vasto archivio di prove video, comprese riprese delle telecamere del carcere.
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