mercoledì 25 gennaio 2017
Stop agli ingressi da 7 Paesi di Medio Oriente e Africa. Via libera al contestato oleodotto sulla terra dei Sioux
Trump firma: muro più lungo con il Messico, no ai profughi dal Medio Oriente
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L'aveva annunciato e lo ha fatto. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato due ordini esecutivi: uno sul finanziamento del muro al confine con il Messico e l'altro su misure più stringenti per gli immigrati irregolari. La cerimonia di firma è avvenuta al dipartimento per la Sicurezza Nazionale.

L'ordine esecutivo sul muro dà il via alla costruzione "di una grande barriera fisica lungo la frontiera meridionale", ha osservato il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, durante il briefing con la stampa. "La costruzione di questa barriera non è solo una promessa elettorale - ha aggiunto - è un primo passo di buonsenso per rendere più sicuro il nostro permeabile confine. Ciò fermerà il traffico di droga, il crimine e l'immigrazione clandestina negli Stati Uniti".

La firma dell'ordine esecutivo sul muro, che dovrebbe prevedere lo sblocco di risorse già previste da una legge del 2006 e mai utilizzate, coincide con l'arrivo a Washington della delegazione messicana, guidata dal ministro degli Esteri Luis Vedegaray, in vista dell'incontro tra Trump e il presidente messicano, Enrique Pena Nieto, il prossimo 31 gennaio per discutere della rinegoziazione dell'accordo Nafta e del muro, come lo stesso Spicer ha confermato.

Ingresso vietato anche ai profughi del Medio Oriente

Tra le promesse di Trump anche divieto d'ingresso negli Usa per chi proviene da Paesi del Medio oriente a rischio terrorismo, compresi i profughi siriani, e la realizzazione del contestato oleodotto sulle terre dei nativi americani Sioux, che appena un mese e mezzo fa avevano festeggiato il No dell'amministrazione Obama in nome dell'ambiente e dei diritti della tribù.

Il muro con il Messico per fermare i migranti

Ieri sera Trump aveva twittato: «Grande giorno sulla sicurezza nazionale domani. Tra le altre cose, costruiremo il muro!». Il New York Times annunciava dunque la firma oggi del decreto sulla costruzione del muro.

Il riferimento di Trump, quando su Twitter scrive "costruiremo il muro!", è alla costruzione di un muro fisico al posto della barriera metallica che si trova nei tratti urbani del confine tra Messico e Stati Uniti, realizzata nel 1994 dalla presidenza Bill Clinton e rimasta anche durante la presidenza Obama. La barriera, alta dai 2 ai 4 metri, è fatta di lamiera metallica sagomata e si snoda per chilometri lungo la frontiera tra Tijuana e San Diego.

Un limite temporaneo all'ingresso dei profughi

Inoltre Trump firmerà da oggi ordini esecutivi per imporre un limite temporaneo ai profughi, una sospensione dei visti per i cittadini provenienti da Siria e altri sei Paesi del Medio Oriente e africani. Lo hanno fatto sapere consiglieri del Congresso ed esperti di immigrazione, informati sui programmi del presidente. Durante la campagna elettorale, Trump aveva inizialmente proposto un divieto temporaneo di ingresso negli Usa per i musulmani, misura che a suo dire avrebbe protetto gli americani da possibili attacchi jihadisti. Molti sostenitori del tycoon avevano infatti criticato la decisione dell'ex presidente democratico Barack Obama di aumentare il numero di profughi siriani ammessi negli Usa. Gli ordini esecutivi dovrebbero limitare per mesi l'ingresso di profughi negli Usa, fatta eccezione per le minoranze religiose in fuga da persecuzioni, fino a quando sarà attuato un più rigido sistema di controllo. Dovrebbero essere bloccare i visti per chiunque provenga da Siria, Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen, hanno riferito le fonti.

Via libera all'oleodotto nelle terre dei Sioux

Il neo presidente ha firmato ieri il primo decreto per rilanciare la realizzazione degli oleodotti della discordia - il Keystone XL e il Dakota Access - che attraverseranno le terre dove vive una tribù Sioux, mettendo a rischio le falde acquifere: una buona notizia per l'industria petrolifera, una pessima novità per gli ecologisti. I progetti erano stati congelati da Barack Obama a causa del loro impatto ambientale. Con la sua firma, Trump ha dato luce verde alla ripresa dei progetti, ma a patto che le imprese incaricate di costruire gli oleodotti siano disposte a "negoziare" una serie di "termini e condizioni" con il governo. "Vedremo se riusciremo a costruire questo oleodotto" ha detto Trump alla stampa riferendosi al Keystone e aggiungendo che creerà "molti posti di lavoro, 28mila". Il presidente ha unito a queste misure un memorandum che richiede che l'acciaio necessario ai progetti venga prodotto negli Usa e un decreto per accelerare le valutazioni sull'impatto ambientale precedenti alla costruzione di infrastrutture prioritarie, come autostrade o ponti.

L'oleodotto Keystone XL, bloccato da Obama nel 2015 dopo una lunga valutazione sul suo impatto ambientale, seguita dal veto presidenziale dopo l'approvazione del Congresso, mira a trasportare 83mila barili di petrolio dai campi bituminosi dell'Alberta (Canada) a diversi luoghi degli Stati Uniti, tra cui alcune raffinerie del Texas. Il governo di Obama aveva sospeso lo scorso dicembre anche la costruzione del Dakota Access, progetto da 3.800 milioni di dollari che avrebbe portato mezzo milione di barili di petrolio al giorno dai giacimenti del North Dakota a un'infrastruttura già esistente in Illinois.

La misura firmata da Trump "invita" l'impresa incaricata per il Keystone XL, la canadese Transcanada, a sollecitare un permesso per completare la costruzione dell'oleodotto e promette di prendere una decisione in merito entro 60 giorni dal ricevimento della richiesta. Nel caso del Dakota Access, chiede invece al segretario dell'Esercito di "rivedere e approvare" le petizioni dell'azienda Energy Transfer Partners, che ha già costruito il 90% del percorso di 1.770 chilometri della pipeline e vuole completare il tratto finale, che passa sotto al lago Oahe, nel North Dakota. La tribù Sioux di Standing Rock ha protestato per mesi contro il progetto, con l'appoggio di attivisti ambientali e politici progressisti, denunciando che il progetto contaminerà il fiume Missouri e avrà altre gravi ripercussioni.

Insorgono gli ambientalisti, esulta l'industria del petrolio

"Faremo di tutto per fermare la costruzioni di questi oleodotti", ha promesso in una nota il senatore Bernie Sanders, candidato alle primarie democratiche, il quale ha accusato Trump di "ignorare la voce di milioni di persone e mettere gli interessi dell'industria fossile davanti al futuro del pianeta". La decisione di Trump è stata condannata anche da gruppi come Greenpeace e Sierra Club, i quali hanno promesso di continuare la propria opposizione ai progetti.

Soddisfatti invece l'industria del petrolio e molti leader repubblicani al Congresso. I progetti, ha detto lo speaker della Camera Paul Ryan, "potenzieranno l'economia e creeranno migliaia di posti di lavoro ben pagati". "Questi oleodotti - ha aggiunto - rafforzeranno l'approvvigionamento energetico del nostro Paese e aiuteranno a mantenere bassi i costi energetici per le famiglie americane".

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