giovedì 13 aprile 2017
Ordigno potentissimo, forse prima volta del suo utilizzo in combattimento. La Casa Bianca «esalta» l'operazione contro i jihadisti. Senza «danni collaterali»
Un'immagine della bomba non nucleare Gbu-43

Un'immagine della bomba non nucleare Gbu-43

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Donald Trump svuota gli arsenali e tira la “madre di tutte le bombe” (chi si ricorda la “madre di tutte le battaglie” di saddamista memoria?) in una zona dell'Afghanistan dove il Daesh si rintanerebbe. E fa parlare il suo portavoce esaltando l'operazione. Svuota gli arsenali, sostengono i detrattori, per rinnovarli. E per l'ennesima dimostrazione di «retorica della forza» con quello che già ha in magazzino. Così, dopo i 59 missili Tomahawk contro la Siria (l'aeroporto militare alle porte di Homs era già operativo solo 14 ore dopo essere stato bersagliato), l'esercito Usa ha lanciato su covi del Daesh nella provincia afghana di Nangarhar una bomba Gbu-43, anche nota come Moab (Massive Ordnance Air Blast), un acronimo anglosassone che qualcuno traduce liberamente anche come “madre di tutte le bombe”.

«Abbiamo preso di mira un sistema di tunnel e grotte che i combattenti del Daesh utilizzano per muoversi liberamente, in modo da poter colpire più facilmente i militari e i consiglieri americani e le forze afghane nell'area», ha affermato con orgoglio il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer. Che ha subito sottolineato come siano state prese le precauzioni necessarie per evitare vittime civili e «danni collaterali».

A parte quella dei due ordigni testati, non si aveva notizia di altre esplosioni della Gbu-43, se non che era stata prodotta in altri 15 esemplari per la Guerra del Golfo presso il McAlester Army Ammunition Plant. Oggi, dunque, l'annuncio del primo utilizzo della bomba in un quadro bellico nella provincia afghana di Nangarhar, come rimarcato dallo stesso portavoce del Pentagono.

Da Kabul hanno subito preso la palla al balzo, annunciando che il governo dell'Afghanistan ha varato una «nuova strategia» contro i militanti del Califfato, concentrati proprio nella provincia orientale di Nangarhar. A quanto si è appreso oggi Hanif Atmar, consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente Ashraf Ghani, ha visitato varie zone di Nangarhar, assicurando che sulla base di specifiche istruzioni del capo dello Stato e di «nuove direttive», il Daesh «sarà eliminato da questa provincia». Da almeno due anni i seguaci del califfo Abu Bakr al-Baghdadi stanno cercando di installare un loro quartier generale nei distretti di Nangarhar, e nel contempo hanno realizzato numerosi cruenti attentati, compreso quello che ha causato ieri davanti al ministero della Difesa a Kabul, almeno cinque morti e dieci feriti.

«Un'altra missione di successo, sono molto orgoglioso dei nostri militari». Così il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha risposto a domande dei giornalisti sulla "superbomb" sganciata dagli Usa in Afghanistan, sottolineando che i militari hanno la sua "totale autorizzazione", cioè carta bianca.

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