domenica 9 febbraio 2025
L’organizzazione umanitaria internazionale cattolica Catholic Relief Services ha già iniziato a chiudere tutti i programmi finanziati dall’agenzia Usaid: è il frutto della scure voluta da Trump
Fiori deposti all'ingresso della sede Usaid di Washington in segno di tributo all'agenzia chiusa da Trump

Fiori deposti all'ingresso della sede Usaid di Washington in segno di tributo all'agenzia chiusa da Trump - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

I licenziamenti a tappeto sono già iniziati, e toccheranno più della metà del personale, mentre i programmi di assistenza saranno sottoposti a sforbiciate drastiche. L’organizzazione umanitaria internazionale cattolica Catholic Relief Services (Crs), che fa capo ai vescovi statunitensi, sta cercando in queste ore un modo di sopravvivere dopo il congelamento delle spese, la chiusura degli uffici e gli ampi tagli ai dipendenti dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, Usaid, ordinati dall’Amministrazione Trump.

In seguito al colpo di mannaia che ha decapitato Usaid, Crs è stata costretta a iniziare a chiudere tutti i programmi finanziati dall’agenzia, che fornisce circa la metà del budget di 1,5 miliardi di dollari dell'organizzazione cattolica, ha spiegato l’amministratore delegato Sean Callahan con una e-mail inviata a tutto lo staff. Callahan ha aggiunto che Crs è stata informata che alcuni progetti che gestisce sono stati eliminati e che altri lo saranno presto.

La Conferenza episcopale degli Stati Uniti, che ha creato l'organizzazione nel 1943 per servire i sopravvissuti della Seconda guerra mondiale in Europa, non ha finora rilasciato dichiarazioni al riguardo.

Crs raggiunge più di 200 milioni di persone in 121 Paesi nei Cinque continenti fornendo acqua potabile e servizi igienico-sanitari, istruzione, assistenza all’agricoltura, sanità, microfinanza, programmi di resilienza ai cambiamenti climatici, nonché interventi per la giustizia e la costruzione della pace e assistenza in caso di emergenze e catastrofi naturali o conflitti. «È il Vangelo all’opera e riflette il meglio dei valori americani», ha detto John Carr, ex direttore esecutivo del dipartimento di Giustizia, Pace e Sviluppo Umano della conferenza dei vescovi americani.

Intanto un giudice federale ha ordinato al governo americano di bloccare la sospensione di 2.200 dipendenti di Usaid e ha imposto all'agenzia di reintegrare 500 lavoratori che erano stati sospesi. In un'ordinanza restrittiva temporanea, il giudice distrettuale Carl Nichols ha affermato che l'Amministrazione Usa non può mettere in congedo amministrativo alcun dipendente dell’Usaid.

Nichols, nominato durante il primo mandato di Trump, ha in particolare sottolineato come le migliaia di dipendenti dell’agenzia che si trovano all’estero andrebbero incontro a danni “irreparabili” se venissero abbandonati dal loro governo. «Nessuna causa futura potrebbe risarcire il danno fisico a cui dipendenti Usaid andrebbero incontro se non fossero informati di minacce imminenti in Paesi dove si sono trasferiti per servire gli Stati Uniti», si legge nella sentenza. La decisione arriva il giorno dopo che i sindacati dei diplomatici statunitensi e dei dipendenti governativi hanno presentato un ricorso chiedendo che venga riconosciuta l’illegalità delle azioni intraprese dal presidente per smantellare l'Usaid.

La quota spettante annualmente all’Usaid è una scheggia dell’intero bilancio federale statunitense: lo 0,4%. Un altro magistrato federale ieri ha bloccato invece l’accesso di Elon Musk e del suo team ai sistemi del Tesoro per elaborare i pagamenti, citando il rischio che informazioni sensibili possano essere divulgate in modo improprio. Il giudice, Paul Engelmayer, ha così accolto la richiesta di diciannove Stati americani a maggioranza democratica.


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: