venerdì 9 luglio 2021
Fino ad oggi ogni tentativo di liberarla è fallito. Venne presa in ostaggio il 7 febbraio del 2017 a Karangasso, nel sud dello Stato saheliano
Suor Gloria in un video realizzato dai suoi rapitori tre anni fa

Suor Gloria in un video realizzato dai suoi rapitori tre anni fa - Screenshot

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«Invio a tutti i miei più cordiali saluti, il buon Dio li benedica e conceda loro la salute. Sono prigioniera da quattro anni e ora sono con un nuovo gruppo. Possano tutti pregare molto per me». Inizia così la lettera della colombiana Gloria Cecilia Narváez Argoti, la suora francescana di 57 anni sequestrata in Mali. A febbraio i suoi rapitori le avevano infatti permesso di scrivere al fratello, Edgar Narváez, residente nella cittadina colombiana di Pasto.

La famiglia aveva però ricevuto le parole della suora a maggio, una conferma del fatto che fosse ancora viva. «Possano tutti pregare molto per me, che Dio benedica tutti loro – continua la religiosa nella missiva scritta a mano, in stampatello e in spagnolo –. Spero che Dio mi aiuti a ritrovare la mia libertà. La tua amorevole sorella, Gloria».

Secondo la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) che ha visto la lettera, il messaggio di suor Gloria è arrivato grazie alla mediazione del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr). In uno dei passaggi la religiosa fa riferimento al Gruppo per il sostegno all’Islam e ai musulmani (Gsim), un’organizzazione jihadista formatasi nel 2017 grazie all’unione di diverse fazioni terroristiche legate ad al-Qaeda e che occupa la regione centrale e settentrionale del Mali.

La francescana era stata presa in ostaggio nella località di Karangasso, nel sud dello Stato saheliano, il 7 febbraio del 2017. Viveva in Mali da circa dieci anni e lavorava in una zona vicino al nord del Burkina Faso, un’area in cui operano dal 2015 militanti islamici armati che hanno l’abitudine di oltrepassare i confini indisturbati con le loro vetture 4x4 o in motocicletta.


Il messaggio di Narváez Argoti, francescana della Colombia, è dello scorso febbraio ma è stato reso noto solo ora. Mesi fa fallì la trattativa di una delegazione inviata in Africa dal suo Paese

Sebbene non si abbiano notizie certe sul primo gruppo che ha rapito suor Gloria, da almeno due anni si era sicuri che la francescana si trovasse nelle mani del Gsim insieme ad altri sequestrati tra cui la franco-svizzera, Sophie Petronin, rapita due volte e liberata scorso 9 ottobre insieme ad altri due italiani, padre Gigi Maccalli e il turista Nicola Chiacchio. Lo stesso giorno era stato rilasciato dopo alcuni mesi di prigionia anche il leader politico dell’opposizione maliana, Soumaila Cisse, deceduto per motivi di salute a dicembre.

«La separazione da Sophie ha causato grandi difficoltà psicologiche e mentali a mia sorella – ha commentato Edgar ad Aiuto alla Chiesa che soffre –. Entrambe avevano condiviso quattro anni di amicizia cambiando vari campi jihadisti». Nel gennaio del 2018, suor Gloria era apparsa in un video dove chiedeva aiuto a papa Francesco e al governo colombiano.

In uno dei primi messaggi inviati dal fratello Edgar, la francescana era stata invece informata della morte di Rosita Argoti de Narváez, la madre di 87 anni ormai «incapace di sopportare ancora la tristezza e la disperazione» per la perdita della figlia come ha raccontato Edgar. La famiglia Narvaez ha fatto pressione per anni sulle autorità colombiane affinché aiutassero a liberare la religiosa. Dopo alcuni mesi di negoziati, una delegazione di diplomatici colombiani ha dovuto lasciare a giugno il Mali senza aver ottenuto alcun successo.

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