sabato 10 febbraio 2018
All’Iron Eagle, distanza di 500 chilometri, premi per 58 milioni di euro. Un volatile può costare 400mila dollari e le scommesse lievitano
Al momento i guadagni soverchiano i rischi: come dimostrano i 10 milioni di yuan, equivalenti a 1,3 milioni di euro che il piccione vincitore dell’ultima edizione di Iron Eagle ha portato a Chen Shiyi

Al momento i guadagni soverchiano i rischi: come dimostrano i 10 milioni di yuan, equivalenti a 1,3 milioni di euro che il piccione vincitore dell’ultima edizione di Iron Eagle ha portato a Chen Shiyi

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Non è solo lo sviluppo economico a prendere il volo in Cina. Con le immense possibilità economiche, nel giro di pochi anni gli investimenti si sono orientati verso obiettivi prima difficili da immaginare. A colpire l’immaginazione dei cittadini e dei mass media cinesi, ad esempio sono le “altezze” raggiunte dalle valutazioni dei piccioni da competizione il cui prezzo si è decuplicato in tempi recenti proprio per la congiunzione di passione e di liquidità dei proprietari. Non solo. Come raccontato dal Financial Times, alle valutazioni crescenti dei pennuti – con la belga “Nadine”, prima di proprietà di un magnate immobiliare arrivata a essere venduta per l’equivalente di 400mila euro – si affiancano i premi per i vincitori delle competizioni più prestigiose. Come l’“Iron Eagle” (Aquila di ferro) che si tiene su una distanza di 500 chilometri ed è organizzata annualmente dal Pioneer Internationa Club di Pechino che vanta di avere finora gestito premi per 450milioni di yuan/renminbi, quasi 58 milioni di euro. Inevitabilmente, sono le prospettive di guadagno a “tirare” la volata a una passione popolare diventata investimento elitario. Un guadagno con pochi rischi. Ad esempio, per quanto riguarda il Pioneer Club, il 30 per cento del ricavato delle aste dei “preziosi” volatili viene incamerato come quota d’iscrizione degli acquirenti: un espediente per eludere il fisco sulla linea d’ombra tra legalità e tolleranza. Un altro è il pagamento delle vincite (esentasse e spesso sottobanco) delle ingenti scommesse che si concentrano sulle competizioni. Al momento i guadagni soverchiano i rischi, come testimoniano i 10 milioni di yuan, equivalenti a 1,3 milioni di euro che il piccione vincitore dell’ultima edizione di Iron Eagle ha portato a Chen Shiyi imprenditore della cosmetica. A conti fatti, i 16.200 euro guadagnati per ciascuno degli 80 chilometri all’ora raggiunti dal suo “campione alato” sono un sicuro stimolo al rischio ma potrebbero presto diventare un richiamo per le autorità. Quello dei pregiati piccioni da gara, infatti, è solo un esempio di ostentazione in una realtà: le carpe giapponesi (koi) hanno raggiunto la valutazione equivalente a 330mila euro. Briciole per i miliardari cinesi, le cui fortune sono cresciute lo scorso anno mediamente del 13 per cento, dando un contributo all’impennata dei generi di lusso del 20 per cento che per la prima volta dal 2012 ha sfidato la politica moralizzatrice del presidente Xi Jinping.

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