lunedì 17 giugno 2019
Aveva 67 anni, doveva scontare 85 anni di carcere. Il Paese teme la protesta dei Fratelli musulmani, di cui l'ex capo di Stato era esponente
L'ex presidente Morsi in Tribunale in un foto del 2014 (Fotogramma)

L'ex presidente Morsi in Tribunale in un foto del 2014 (Fotogramma)

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Mohamed Morsi, l'ex presidente ed esponente della Fratellanza musulmana messa al bando in Egitto, è morto a 67 anni stroncato da un infarto durante un'udienza di uno dei vari processi in cui era imputato. Scompare così un ingombrante lascito della rivoluzione popolar-militare, da molti considerata un golpe, con cui l'attuale presidente Abdel Fattah al-Sisi pose fine all'anno di governo della Fratellanza e allo sfortunato tentativo di imporre l'islam politico nel popoloso Paese arabo tra il giugno 2012 e il luglio 2013, nel pieno delle Primavere arabe.

Almeno secondo la ricostruzione fornita da media ufficiali egiziani, in parte confermati dalla Procura generale, Morsi è deceduto per una crisi cardiaca nel tribunale allestito nel carcere di Tora al Cairo dopo aver ottenuto il permesso di parlare in un processo per spionaggio in favore di Hamas, movimento estremista palestinese emanazione della Fratellanza, in cui era imputato. Il corpo, già senza vita, è stato trasferito in un ospedale non precisato alle 16.50 ora italiana e subito in Egitto è stato dichiarato lo stato d'emergenza per timore di manifestazioni di Fratelli musulmani che dalla sanguinosa repressione dell'estate 2013, quella che spense la reazione al defenestramento di Morsi e del suo governo, sono stati spinti nell'ombra da arresti anche eccellenti (in carcere fra gli altri è la Guida suprema Mohamed Badie) e da una draconiana legge anti-cortei.

Incarcerato ad Alessandria, Morsi era già un sepolto vivo a causa di 85 anni di carcere inflitti in almeno tre processi passati in giudicato tra cui uno per aver incitato a sparare sui manifestanti. Gli era stata anche inflitta una condanna a morte, rivista in appello, e un ergastolo, anch'esso impugnato.

Morsi era stato il primo presidente eletto dopo la caduta, nel 2011, dell'ultratrentennale autocrate Hosni Mubarak. L'elezione era stata vinta per un soffio, ma poi parte del Paese si era rivoltata contro i Fratelli, resisi invisi per un mix di cattiva gestione ed islamizzazione delle istituzioni anche a danno della corposa minoranza cristiana, i copti. Le manifestazioni oceaniche del 30 giugno 2013 avevano portato alla caduta di Morsi su spinta decisiva però delle forze armate, all'epoca guidate da Sisi.

Prima di accasciarsi dietro il vetro antiproiettile dell'aula dove c'erano altri coimputati, Morsi aveva sostenuto di custodire "molti segreti" che finora non ha rivelato solo per non mettere in pericolo la sicurezza nazionale, ha riferito una fonte giudiziaria.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, avversario geopolitico di Sisi e alleato della Fratellanza, ha definito Morsi "un martire": "Il tiranno al Sisi, che ha preso il potere in Egitto sopprimendo la democrazia attraverso un colpo di Stato, finora ha fatto eseguire condanne a morte di quasi 50 egiziani", ha sostenuto il rais turco. Da Londra Mohamed Sudan, esponente dei Fratelli musulmani, ha sottolineato che la morte di Morsi è un "omicidio premeditato" in quanto all'ex presidente era proibito ricevere medicine e visite e c'erano poche informazioni sul suo stato di salute. Una simile accusa (morte "prevedibile") è stata lanciata anche dall'organizzazione per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch, basata a New York e considerata politicizzata dal Cairo.

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