lunedì 22 ottobre 2018
Dopo essere entrati a Ciudad Hidalgo, ora i 7mila honduregni si dirigono a Huixtla, verso nord. La Casa Bianca allerta l'esercito e annuncia: taglieremo gli aiuti al Centroamerica
La Carovana viaggia per il Messico. Trump: «Emergenza nazionale» (Video)
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Hanno raggiunto il Messico. Dopo 48 ore di attesa sul ponte Rodolfo Robles, in bilico tra la guatemalteca Tecún Umán e la messicana Ciudad Hidaldo, la polizia di frontiera non è riuscita più a contenere la folla. E sono passati, a gruppi di qualche centinaia. Alcuni a piedi, altri in zattera, lungo il fiume Suchiate. Raggiunta Ciudad Hidalgo, i profughi hanno atteso che giungessero le varie comitive in viaggio per il Guatemala. Poi, compatta, la Carovana, partita il 13 ottobre da San Pedro Sula, s’è rimessa in moto. La fila di 7mila persone – secondo i dati forniti dall’Onu – cammina in direzione Huixtla, una quarantina di chilometri a nord. E da lì, a staffetta fino alla frontiera statunitense. Uomini, ma soprattutto donne, bambini e anziani camminano stanchi ma determinati. Sono loro «l'emergenza nazionale», dichiarata dal presidente Usa Donald Trump.

Il voto di midterm si avvicina e la campagna entra nella fase cruciale. Il capo della Casa Bianca, dunque, ha alzato ulteriormente i torni. Per prima cosa, ha lanciato un tweet al veleno contro il Messico, «la cui polizia ed esercito non sono in grado di fermare la Carovana». In quest’ultima sarebbero «mescolati criminali e mediorientali», ha aggiunto. Un «minaccia» di cui deve farsi carico l’esercito, già allertato. Trump è anche passato dalle parole ai fatti. Dopo averlo più volte ventilato, il presidente ha annunciato l’inizio del taglio agli aiuti al Centroamerica. «Guatemala, Honduras e El Salvador non sono stati in grado di fare il loro lavoro», ovvero arrestare la marcia dei disperati. Ora, dunque, «cominceremo a interrompere o ridurre in modo sostanziale, i massicci aiuti che diamo loro abitualmente».

Più ancora degli Stati centroamericani, il bersaglio del leader sono i democratici. Sono loro i «responsabili» degli arrivi illegali, «per non averci dato i voti per cambiare le nostre leggi patetiche sull’immigrazione!». La furia di Washington, però, finora non ha fermato la Carovana.


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