giovedì 20 gennaio 2022
Criminali assaltano i fedeli per derubarli e si scatena il panico: le persone sono morte schiacciate durante la fuga dallo stadio nel cuore della notte
Il presidente liberiano George Weah, ex calciatore del Milan, visita in ospedale a Monrovia i cristiani feriti

Il presidente liberiano George Weah, ex calciatore del Milan, visita in ospedale a Monrovia i cristiani feriti - Reuters

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Sono almeno 30 le persone rimaste uccise alla fine di un incontro religioso in Liberia. Secondo le prime ricostruzioni, centinaia di fedeli cristiani si erano radunati per due giorni di cerimonie quando sono stati attaccati da alcuni uomini armati. Il presidente liberiano, George Weah, ha posticipato i suoi appuntamenti e indetto tre giorni di lutto nazionale. «La tragedia è avvenuta alle cinque di mattina mentre la gente stava per uscire – ha confermato ieri la polizia liberiana (Lnp) –. Tra le vittime ci sono almeno 11 bambini e una donna incinta».
Da martedì notte, come succede regolarmente durante l’anno, moltissimi liberiani si erano uniti nella preghiera in uno stadio situato nel quartiere di New Kru Town, alla periferia della capitale Monrovia. La folla stava ascoltando il predicatore Abraham Kroma, una figura nota a capo della chiesa, chiamata “Word of life outreach international”. «La notte seguente abbiamo iniziato a sentire le urla della gente spaventata che correva verso l’uscita. Si calpestavano l’uno con l’altro – ha spiegato alla stampa locale uno dei sopravvissuti alla tragedia –. Un gruppo di uomini è entrato con machete e coltelli alla mano per rubare soldi e altre cose ai fedeli». La calca che si è formata ha causato morti e feriti. Ìl numero delle vittime potrebbe aumentare nei prossimi giorni. Secondo le autorità, i responsabili dell’attacco appartengono alla banda dei cosiddetti «Zogos», comuni criminali disoccupati e abituati a vivere per la strada.
«Tra gli Zogos ci sono anche ex bambini soldato della guerra civile liberiana finita agli inizi degli anni Duemila – hanno rilevato le organizzazioni umanitarie che operano sul campo –. Si tratta, al 95 per cento, di uomini, senza lavoro, che fanno anche uso di droghe, e rubano».

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