giovedì 21 aprile 2022
Come per il sottomarino Kursk esploso 22 anni fa, le autorità mantengono il silenzio sull'equipaggio dell'incrociatore. Ma ora sui social Telegram e VKontakte, i parenti organizzano la cyber-rivolta
Una foto postata su Twitter mostra l’ammiraglia della flotta russa colpita nel Mar Nero: a differenza della vicenda del sommergibile esploso ventidue anni fa, stavolta i social consentono ai genitori di organizzarsi per reclamare la verità

Una foto postata su Twitter mostra l’ammiraglia della flotta russa colpita nel Mar Nero: a differenza della vicenda del sommergibile esploso ventidue anni fa, stavolta i social consentono ai genitori di organizzarsi per reclamare la verità - .

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«Nostro figlio Nikita si trovava sull’incrociatore Moskva nella notte fra il 13 e il 14 aprile. È sulla lista dei dispersi. Non abbiamo ricevuto alcuna informazione, i contatti sono tutti bloccati. Vi prego, condividete». E, alla fine, il numero di cellulare. Quello di Anna è solo uno dei tanti messaggi che si possono trovare sui social russi VKontakte e Telegram in queste ore. Madri e padri che cercano i loro figli, arruolati nella marina russa, di stanza nella regione di Sebastopoli, porto da dove il Moskva aveva preso il mare e dove non è più tornato, perché colpito da missili ucraini. Una tragedia che a molti, in Russia, ricorda quella del Kursk, il sottomarino il cui scoppio, nel 2000, causò la morte di 118 marinai. Sono centinaia i giovani di cui non si sa più niente. E di fronte al silenzio delle autorità, non è rimasto altro che rivolgersi ai social network, costretti a mettere a nudo le loro storie, la loro angoscia e lo stillicidio nel non sapere se il proprio figlio sia vivo o sia morto.

E così Tatiana cerca il suo Alekseij, che ha appena 21 anni, Olga Leonid, che di anni ne ha 20. Si mettono in contatto fra di loro, cercano di fare gruppo. «Più siamo più non potranno ignorarci», scrive una di queste madri, come se, su quelle timeline, ci fossero solo lei e le compagne di una delle più grandi sventure che possano toccare in sorte. C’è chi annuncia una visita di gruppo davanti all’ufficio arruolamento di Simferpol, chi dà consigli, come, in caso di telefonata, chiedere di xxxxx, perché «almeno lui è gentile». Postano le foto dei loro figli, orgogliosi e fieri con indosso la divisa della marina russa, ancora fanciulli nei momenti di vita privata: un selfie con gli amici, sorridenti durante una partita di hockey su ghiaccio.

C’è poi, chi, beffato dalla sorte, era convinto che il proprio figlio si fosse salvato. E invece ha ritrovato il suo nome prima nella lista dei di- spersi e poi in quella dei morti. È il caso di Dmitrij, padre di Igor, che aveva iniziato il servizio militare a Yalta nel luglio 2021 e che la notte fra il 13 e il 14 aprile si trovava sulla Moskva, arruolato come cuoco di bordo. «Mi hanno detto che l’intero equipaggio era stato evacuato – ha scritto su VKontakte –. È una bugia palese e cinica.

Mio figlio non avrebbe dovuto prendere parte alle ostilità. Dopo i miei tentativi per ottenere chiarimenti, il comandante dell’incrociatore e il suo vice hanno smesso di comunicare». Una tragedia, quella del Moskva che riporta la Russia drammaticamente indietro di oltre 20 anni quando, il sottomarino nucleare Kursk esplose in fondo al mare. Le analogie fra questi due episodi sono molte. In primo luogo, il numero preciso delle persone a bordo. Nel caso del Kursk, il bilancio ufficiale è di 118 morti, ma sembra che in realtà i marinai all’interno del sommergibile fossero ben 130. E poi lo strazio delle madri, che non hanno ottenuto né giustizia, né risposta.

E qui, forse, c’è la più grande differenza fra la vicenda del Kursk e quella del Moskva. Nel primo caso, di quella vicenda in Russia non si parla più, come se nelle gelide acque del Mare di Barents ci fosse finito anche il ricordo. Chi si reca a Murmansk, anzi, nell’eroica città di Murmansk, come indica la scritta in aeroporto, della tragedia resta solo un piccolo memoriale. Al contrario, in città si percepisce tutto l’orgoglio per la gloriosa flotta del Nord. Com’era gloriosa anche quella del Mar Nero prima che il Moskva venisse colpito e affondato. La differenza più grossa, anche grazie alla tecnologia e alla rivoluzione delle comunicazioni, è che stavolta il presidente Putin difficilmente riuscirà a nascondere la polvere sotto il tappeto.


IL 12 AGOSTO 2000

Esplosione o scontro: le verità sul sommergibile sono sepolte nel Mare di Barents

Il Kursk

Il Kursk - .

Il Kursk fu un sottomarino varato nel 1995 e in forze alla Flotta del Nord. Il 12 agosto 2000 si inabissò nelle acque del Mare di Barents per non uscirne mai più, nel bel mezzo di quella che era stata salutata come la più grande esercitazione militare nell’Artico dalla fine della Guerra fredda. In base alla versione ufficiale, il sottomarino affondò a causa di una esplosione interna. All’inizio Mosca disse che erano morti tutti sul colpo. Solo in seguito si venne a sapere che le vittime dell’esplosione furono appena 23 su 118. Il resto morì di soffocamento o di freddo. Un particolare tragico, che suscitò indignazione nella comunità internazionale, anche per la scelta del presidente Putin, allora al governo da pochi mesi, di aver accettato un aiuto straniero nel soccorso quando ormai era troppo tardi. Il Kursk è stato successivamente recuperato e smantellato su un’isola mai resa nota, portando con sé tutti i suoi segreti, soprattutto quelli relativi alla
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