venerdì 11 agosto 2017
Sconfisse la lebbra curando migliaia di malati. Nata in Germania, è morta a 87 anni. Ha fondato 170 ospedali. Il 19 agosto funerali di Stato a Karachi
Suor Ruth Pfau è morta a 87 anni a Karachi

Suor Ruth Pfau è morta a 87 anni a Karachi

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E' stata soprannominata la “Madre Teresa del Pakistan”, e della santa di Calcutta aveva il viso rugoso e i capelli bianchi e radi. Quasi tutti nascosti sotto un velo bianco e azzurro. Ruth Pfau, suora delle “Figlie del cuore di Maria”, ha dedicato, con successo, la sua vita a eliminare la lebbra dal Pakistan ed è morta ieri, nella città di Karachi, a 87 anni, proprio pochi giorni prima il ventesimo anniversario della morte di Santa Madre Teresa. Per lei, il Pakistan, proprio come l’India fece con Madre Teresa, ha annunciato un funerale di Stato, il prossimo 19 agosto, celebrato nella cattedrale di Saint Patrick. La suora verrà sepolta nel cimitero cristiano di Gora Qabristan. Le ha reso omaggio il primo ministro pachistano Shahid Khaqan Abbasi, dicendo che suor Pfau «pur essendo na-È ta in Germania era, col suo cuore, in Pakistan».

Il premier ha lodato il suo coraggio e lo spirito di servizio con cui suor Ruth cercò di migliorare le vite di quanti erano colpiti dalla malattia. E ancora: «La nazione riconosce i suoi sforzi sempre disinteressati». Il Pakistan «la ricorderà per sempre». «È grazie alla sua lotta infaticabile che il Paese ha sconfitto la lebbra», ha scritto il consolato tedesco di Karachi su Facebook. L’ambasciatore tedesco in Pakistan, Martin Kobler, ha espresso le sue condoglianze ai rappresentanti del lebbrosario Maria Adelaide ricordando che «con suor Pfau perdiamo un simbolo importante dell’amicizia tra la Germania e il Pakistan».

La suora, fresca di studi di medicina in Germania, venne mandata dal suo ordine in India alla fine degli anni Cinquanta, ma un problema relativo al rilascio del visto la costrinse a fermarsi nella capitale finanziaria del Pakistan, Karachi, da dove non si è più spostata per 57 anni. «Il primo paziente che mi convinse a cominciare la mia battaglia fu un giovane afghano – racconterà anni dopo –. Gattonava usando mani e piedi nel dispensario dove ci trovavamo, e si comportava come fosse normale che un essere umano strisciasse a quel modo, nella melma e nel fango». In un’intervista ad Avvenire del 2002 raccontò: «Alcuni malati venivano addirittura spinti nel deserto in modo che gli animali selvaggi li eliminassero».

La sua determinazione a sottrarre migliaia di persone sofferenti e povere al morbo di Hansen è stata inarrestabile. Quando arrivò in Pakistan non sapeva neppure che cosa fosse la lebbra. Alla fine, però, ha vinto su tutta la linea la battaglia per sconfiggere la malattia. La Madre Teresa pachistana ha compiuto la sua opera attraverso centinaia di ospedali in tutto il Paese, fondati in collaborazione con vari governi provinciali. Grazie agli studi in medicina è stata in grado di formare professionalmente dottori pachistani, e ha ottenuto molte donazioni straniere per i suoi centri dove sono stati curati anche malati di tubercolosi o di altre gravi patologie. I suoi sforzi non si sono limitati a questo. Nel 2010, infatti, aiutò anche le vittime delle devastanti inondazioni nel sud ovest del Paese. Nella stessa intervista ad Avvenire disse: «Ci dobbiamo occupare dei lebbrosi, delle malattie.

Ma ci dobbiamo occupare anche delle questioni sociali. Della reintegrazione delle persone guarite». Suor Ruth ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro. Le sono stati conferiti premi prestigiosi come l’“Hilal-e-Imtiaz”, la seconda onorificenza per importanza del Paese, nel 1979, l’“Hilal-e-Pakistan”, nel 1989, e la “Staufer Medal” nel 2015. Nel 2014 le venne attribuito, nel duomo di Aquisgrana, il premio “Klaus Hemmerle”. «Ruth Pfau ha fatto sperimentare l’Amore di Cristo a persone dalle convinzioni più diverse», disse nel 2014 monsignor Joseph Coutts, presidente della Conferenza episcopale pachistana, ringraziando la suora a nome della sua Chiesa. Suor Pfau ha scritto anche quattro libri in tedesco raccontando la sua opera.

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