sabato 26 agosto 2023
Secondo fonti indipendenti, il faccia a faccia era avvenuto il 29 giugno, meno di una settimana dopo la marcia della Wagner. «Evgenij era convinto di salvarsi: “Lo zar si è sfogato non mi ucciderà”»
Evgenij Prigozhin e Vladimir Putin insieme nel 2010

Evgenij Prigozhin e Vladimir Putin insieme nel 2010 - Ansa

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Una sfuriata come se ne vedono poche tra le mura del Cremlino, con Vladimir Putin che per tre ore grida tutta la sua rabbia per il "tradimento" subito. Sarebbero stati questi i toni dell'ultimo incontro tra il presidente e Evgeny Prigozhin il 29 giugno, meno di una settimana dopo il tentato ammutinamento della Wagner. E' quanto ricorda uno dei membri della compagna militare privata. Ma poi Putin li ha lasciati andare e a quel punto, commenta la stessa fonte, Prigozhin si è convinto di averla fatta franca.
"Zhenya - racconta la fonte, citata dal sito indipendente Meduza, usando proprio il nomignolo di Prigozhin - ha creduto che Putin si fosse sfogato. 'Non ci ha uccisi subito, quindi non ci ucciderà, ha pensato. Si credeva indistruttibile, si è convinto di essere immortale".

Forse anche questo può spiegare il fatto, incredibile per tutti, che il capo della Wagner e i suoi più importanti collaboratori, fra cui il comandante militare Sergeij Utkin, viaggiassero tutti insieme sullo stesso aereo schiantatosi mercoledì mentre volava da Mosca a San Pietroburgo, in spregio di ogni più elementare misura di prevenzione. Ieri il Comitato investigativo, che conduce le indagini, ha detto di avere recuperato le scatole nere e i corpi di tutti i dieci occupanti del jet Embraer precipitato - sette passeggeri e tre membri dell'equipaggio - che ora devono essere sottoposti all'esame del Dna per il riconoscimento ufficiale. La tesi più accreditata sui siti e canali Telegram russi, oltre che sui media occidentali, è che il velivolo sia precipitato a causa di un'esplosione, forse provocata da una bomba.
Quanto a quell'ultima fatidica riunione al Cremlino, Putin aveva convocato Prigozhin e i suoi cinque giorni dopo la ribellione finita quasi in farsa. Soltanto il 10 luglio, dopo le indiscrezioni pubblicate dal giornale francese Libération, il portavoce Dmitry Peskov aveva confermato l'incontro, al quale avevano partecipato ben 35 persone. Prigozhin e il suo staff aveva dato al presidente le loro "spiegazioni" e Putin aveva offerto loro "ulteriori opzioni di lavoro e di impiego nei combattimenti", aveva detto il portavoce. Una versione di convenienza che ricorda i toni ingessati dei tempi sovietici rispetto al racconto del membro della Wagner, raccolto dalla giornalista Lilia Yapparova.
Peskov ha già respinto come "una assoluta menzogna" l'accusa mossa a Putin da esponenti dell'opposizione e da media occidentali di avere ordinato l'eliminazione di Prigozhin. Al contrario, più che un sospetto questa sarebbe una certezza per tanti miliziani della Wagner, secondo le testimonianze citate da Meduza. "Molti sono infuriati, vogliono vendetta, sono pronti a marciare in armi sul Cremlino", ha detto uno di loro, tornato recentemente dall'Ucraina.
Ma a regnare tra gli uomini di Prigozhin sembra essere per ora soprattutto lo smarrimento, insieme alla consapevolezza che il suo impero sembra destinato a cadere irrimediabilmente in pezzi con la sua scomparsa. "Sembra che i comandanti pensino di scrivere una dichiarazione, ma sarà indirizzata in primo luogo ai combattenti", dice ancora il miliziano tornato dall'Ucraina.
"Se fosse successo il 27 giugno, subito dopo la marcia su Mosca - osserva un mercenario invitato recentemente a unirsi alla Wagner in Africa - ci sarebbe stata una reazione. Ma adesso... Alcuni sono in vacanza, alcuni si stanno costruendo la loro vita, altri sono andati a lavorare per il ministero della Difesa".
"Non preoccupatevi, continueranno a rimestare questa vicenda per due settimane sui social e poi dimenticheranno", dice un altro ex membro della Wagner che ha firmato un contratto con un dipartimento militare ufficiale. "Alcuni - continua - adesso sono bloccati in Bielorussia, una parte in Africa, e altri sono sparsi per il territorio della Federazione russa. Tutti sono stati dispersi in anticipo, la leadership del Paese si è protetta".

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