giovedì 1 luglio 2021
I giorni obbligatori passano da 3 a 7 (in Italia sono 10), con quelli facoltativi si raddoppia da 14 a 28
La Francia allunga il congedo di paternità. Macron: prendetelo

Ansa

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Da oggi i padri francesi potranno occuparsi di più dei loro bebè. "Il congedo di paternità - scrive in un tweet il presidente, Emmanuel Macron - passa oggi da 14 a 28 giorni. È un nuovo diritto, un bel progresso per tutti i padri e per tutte le madri! Allora prendetevelo, buon congedo di paternità a tutti i nuovi genitori".

Attesa da tempo, la riforma entrata in vigore oggi adegua la Francia agli standard di numerosi altri Paesi europei imponendo una settimana di congedo obbligatorio al padre lavoratore dipendente. La legge, annunciata lo scorso settembre, punta a incentivare un maggiore coinvolgimento dei padri nelle cure familiari anche perché "essere genitore ha maggiori conseguenze sull'occupazione delle donne" che su quelle degli uomini, secondo un'indagine condotta nel 2018 dall'Insee, l'Istituto Nazionale di Statistica.

Dal 2002 i padri francesi godono di 3 giorni di congedo obbligatorio “nascita” più altri 11 di congedo parentale. Ora si aggiungono altri 14 giorni, di cui 4 obbligatori. Salgono così a 7 i giorni di congedo paternità obbligatorio. Inoltre i 25 giorni (11+14), o 28 per i parti gemellari, possono essere divisi in due periodi di durata minima di 5 giorni l’uno, da godere entro i primi 6 mesi dalla nascita, avendo dato un preavviso di almeno un mese al datore di lavoro. In caso di nascita prematura al padre è chiesto di avvertire “tempestivamente” l’azienda.

A carico del datore di lavoro sono i primi tre giorni di congedo, per il resto interviene la previdenza sociale, purché sia cessata ogni attività professionale, con versamenti proporzionali allo stipendio: da un minimo di 9,66 euro al giorno fino a un tetto massimo di 89,03 euro.

In Italia, dal 2021, al padre lavoratore dipendente spettano 10 giorni di congedo obbligatorio retribuito al 100%, da fruire anche in via non continuativa entro i cinque mesi di vita (o dall’ingresso in famiglia in caso di affido o adozione) del bambino.

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