martedì 31 marzo 2009
Lo scioglimento dei ghiacciai rende necessaria la correzione dei confini tra l’Italia e la Svizzera, dal Vallese fino ai Grigioni. Ma è già successo in passato...
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Capita che la legge degli uomini debba fare i conti con la legge della natura. I parlamentari della Commissione degli affari esteri dovranno mettere mano a un progetto legislativo che cambierà le linee di confine tra l’Italia e la Svizzera: lo scioglimento dei ghiacciai rende necessaria la correzione dei confini tra l’Italia e la Svizzera, dal Vallese fino ai Grigioni. Se un tempo dispute simili tra Stati si risolvevano armi in pugno, ogni sono gli esperti a scendere in campo con le armi della scienza. Il capo dei tecnici italiani è il generale Carlo Colella, comandante dell’Istituto Geografico Militare di Firenze: «Sul Plateau Rosà del monte Cervino, sul Monte Rosa, sul Pizzo Bernina il ghiaccio – spiega il comandate – è calato molto». Le modifiche riguardano solo terreni ad alta quota di proprietà statale: chi abita sul confine non rischia di ritrovarsi sullo Stato confinante!E non è la prima volta. L'ultimo rilievo del confine italo-svizzero risale agli anni Trenta. Ma quello che ci si appresta ad approvare e a rendere operativo non è il primo cambiamento della linea che separa i due Stati: il generale Carlo Colella, comandante dell’Istituto Geografico Militare di Firenze, fu protagonista anche della modifica apportata negli anni Settanta, a Brogeda: «Quello fu un cambiamento dovuto all’opera dell’uomo, non della natura. Per costruire l’autostrada Como-Lugano – spiega – fu necessario deviare il corso di un torrente che segnava il confine».
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