sabato 26 maggio 2018
Il No si attesta al 33,6%. Lo riferiscono i media irlandesi annunciando i risultati definitivi della consultazione referendaria. L'affluenza è stata del 62%
Lo scrutinio dei voti nel referendum in Irlanda sull'aborto (Ansa)

Lo scrutinio dei voti nel referendum in Irlanda sull'aborto (Ansa)

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L’Irlanda ha abrogato l’ottavo emendamento dell’articolo 40 della Costituzione della Repubblica, quello che dal 1983 equiparava i diritti della madre e del bambino nel suo grembo, dando così il via libera all’aborto legale nel Paese. Il risultato del referendum parla chiaro: il 66,4 dei cittadini ha votato per il «sì», il 33,6 ha scelto il no. Per il primo ministro – il “Taioseach” – Leo Vardakar, il voto di venerdì è stato il «culmine di una rivoluzione quieta».

Varadakar lo ha definito «un grande esercizio di democrazia, il popolo si è espresso e ha detto che vuole una moderna Costituzione per una moderna nazione. Abbiamo fiducia nelle donne, rispettiamo le loro legittime decisioni sulla salute». Il governo si metterà subito all’opera per approvare il disegno di legge elaborato prima della consultazione: martedì la presentazione di una nuova bozza, l’approvazione entro l’estate e il provvedimento esecutivo per la fine dell’anno, come ha garantito il vero trionfatore del successo del «sì», il ministro della Salute, Simon Harris. Il trentunenne liberale di Fine Gael è stato accolto assieme al premier ed alle rappresentanti di “Together for yes” da un vero e proprio boato al Dublin Castle. Harris, però, ha ostentato misura e fair play. «Non è appropriato – ha affermato Harris – dire che si sta celebrando una vittoria. Vedo sollievo, contentezza e molte lacrime, versate forse da persone che si sono trovate costrette ad abortire, da persone che hanno dovuto farlo fuori dal Paese, e da chi ha pensato che cosa avrebbe potuto fare se si fosse trovato nella stessa condizione e che oggi vive in una Irlanda in cui c’è più compassione». E nonostante il clima di “festa”, Harris ha ammesso: «La possibilità di interruzione di una gravidanza non può essere celebrata, così come è avvenuto per il matrimonio gay, ma c’è di certo sollievo. Oggi invece di dire alle donne “prendete la nave o l’aereo per andare ad abortire” diciamo loro: “Prendete la nostra mano”». Harris si è detto rispettoso di quella parte dell’elettorato del Paese che ha scelto la strada del «no»: «In un referendum non ci sono vincenti e perdenti, ci sono posizioni che si esprimono sul sì e no e poi si va a legiferare in merito, così come in Irlanda è accaduto in passato anche per altre consultazioni come il divorzio».

Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, commentando il risultato del referendum irlandese, ha detto: «Questo passaggio nell’Irlanda non ci deve spingere ancora di più non solo a difendere la vita, ma a promuoverla, ad accompagnarla, creando le condizioni perché non avvengano decisioni drammatiche. È sempre un dramma quando si decide di interrompere una vita, come dovrebbe essere sempre un dramma ogni volta che una vita – anche nata – viene distrutta, umiliata, stroncata».

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