sabato 16 maggio 2009
Netta vittoria della coalizione guidata dal Partito del Congresso e sconfitta pesante per i fondamentalisti indù del Bjp. I vescovi indiani: «Il popolo ha risposto alla politica dell'odio contro i cristiani d'Orissa e ha rifiutato una volta per tutte la violenza».
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L'India della crisi economica si affida a chi, prima della crisi, ne aveva fatto un gigante tra i paesi emergenti. Il governo del primo ministro Manmohan Singh ha riportato una significativa vittoria alle elezioni parlamentari, alimentando le speranze di un governo stabile mentre l'economia emergente indiana è alle prese con la crisi globale e con le tensioni col Pakistan.La coalizione guidata dal partito del Congresso ha battuto l'alleanza nazionalista induista, all'opposizione, che ruota intorno al Bharatiya Janata Party (BJP), mancato di poco la maggioranza assoluta, anche se non sembra difficile un accordo con partiti minori.La coalizione avrebbe ottenuto, secondo le proiezioni, 261 seggi (192 dei quali al solo Congresso), rispetto ai 272 necessari per avere la maggioranza parlamentare, secondo il canale televisivo NDTV. Altre stazioni tv indicano risultati simili.Il BJP avrebbe ottenuto 160 seggi, mentre al cosiddetto Terzo Fronte, composto dai comunisti e da piccoli gruppi, sarebbero andati 58 seggi, dice NDTV."Il popolo dell'India ha parlato, e ha parlato con gran chiarezza", ha detto Singh ai giornalisti.Se il risultato definitivo fosse questo, per il Congresso sarebbe migliore di quanto previsto e il clima politico potrebbe favorire la fiducia degli investitori, oltre alle speranze di riforme. I mercati temevano che dalle urne uscisse una coalizione di governo debole. "Alla fine, il popolo indiano sa che cos'è bene per sé, e fa sempre la scelta giusta", ha detto Sonia Gandhi, capo del partito del Congresso.I sostenitori del partito hanno festeggiato anche innalzando striscioni di Rahul e Priyanka Gandhi.Il premier Singh, 76 anni, ha detto oggi che intende offrire un ministero a Rahul, erede della dinastia che viene considerato come protagonista principale, con la sua candidatura, della ripresa del Congresso negli stati del nordIl blocco della destra nazionalista ha ammesso la sconfitta: "È chiaro che la coalizione del Congresso si appresta a diventare il più grande gruppo in parlamento. Accettiamo questo verdetto emesso dal popolo", ha detto un funzionario del Partito Bharatiya Janata, Arun Jaitley. "Qualcosa è andato storto. E qualcos'altro è evidentemente andato a favore" dei nostri rivali, ha aggiunto. "È un risultato importante", ha invece dichiarato il portavoce del partito del Congresso Abhishek Manu Singhvi, mentre nel quartier generale di Nuova Delhi è esplosa la gioia per la vittoria.   Davanti al quartier generale del partito del Congresso, i sostenitori hanno iniziato i festeggiamenti con balli ecanti. Centinaia di persone con tamburi e bandiere hanno inneggiato a Sonia Gandhi, a suo figlio Rahul, vera star di questa campagnia elettorale e al Premier Singh.I vescovi indiani: «Sconfitto il fondamentalismo». "Per quel che riguarda la laicità del Paese, questo è certo un risultato benvenuto". Interpellato da AsiaNews, mons. Stanislaus Fernandes, segretario generale della Conferenza Episcopale indiana commenta così l'affermazione del Congresso nelle elezioni politiche. Per il vescovo il risultato elettorale "indica che il popolo dell'India vuole un governo stabile" e ha votato "contro il fondamentalismo ed il comunismo". L'agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere ha raccolto il parere anche di padre Theodore Mascarenhas, responsabile della regione asiatica al Pontificio consiglio per la cultura in Vaticano, per il quale "il risultato è una risposta del popolo alla politica d'odio contro i cristiani in Orissa e contro le donne nel Karnataka". Per padre Mascarenhas, "il verdetto delle urne riflette ancora una volta l'intelligenza degli indiani che scelgono l'inclusione contro la divisione".
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