mercoledì 30 aprile 2025
Il ministro dell’Informazione pachistano, Attaullah Tarar: "Qualsiasi atto di aggressione incontrerà una risposta decisa"
Le forme militari indiane effettuano dei controlli a Srinagar, nel Kashmir

Le forme militari indiane effettuano dei controlli a Srinagar, nel Kashmir - ANSA

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Si alza la tensione fra India e Pakistan, dopo il massacro del 22 aprile di 25 turisti indiani e uno nepalese nello Stato indiano di Jammu e Kashmir e le immediate sanzioni di New Delhi con la promessa di ulteriori ritorsioni. Oggi Islamabad ha segnalato di disporre di "informazioni credibili" riguardo un imminente attacco militare indiano e ha promesso una "risposta decisa".
Sembrano quindi concretizzarsi i timori di una escalation a ridosso del lungo confine mai registrato, la Linea di Controllo di 740 chilometri che separa le due parti del Kashmir conteso tra i due Paesi dall’indipendenza dai britannici il 15 agosto 1947.

La segnalazione odierna del ministro dell’Informazione pachistano, Attaullah Tarar, arriva dopo l’incontro di martedì del premier indiano, a parte chiuse, con i comandanti delle forze armate e dei servizi di sicurezza. Nell’occasione, Narendra Modi avrebbe concesso agli alti comandi militari "completa libertà operativa" per rispondere all’attacco terroristico di cui ha incolpato il Pakistan come tutore di gruppi terroristici sul suo territorio o di mandante di operazioni sanguinose in territorio indiano.

"Il Pakistan dispone di informazioni credibili secondo cui l'India intende lanciare un attacco militare entro le prossime 24-36 ore usando l'incidente di Pahalgam (la località turistica del Kashmir teatro della carneficina, per l’India l’evento terroristico con il maggior numero di vittime civili dal marzo 2000) come falso pretesto". "Qualsiasi atto di aggressione incontrerà una risposta decisa", ha dichiarato Tarar, ritenendo l’India pienamente responsabile per le possibili, gravi conseguenze di una azione militare.

Davanti alle opportunità politiche e a una opinione pubblica indiana che ha manifestato apertamente, anche con atti persecutori verso i musulmani locali, di volere una reazione che serva da deterrente contro quella che è percepita come la costante minaccia pachistana e per suo tramite dei gruppi terroristi e jihadisti islamici, è difficile che Modi possa fare marcia indietro. I tentativi di mediazione cinese – peraltro Pechino è tradizionale alleato di Islamabad e ha a sua volta un contenzioso territoriale aperto con New Delhi in aree a ridosso del Kashmir) come di quelle statunitensi non hanno avuto finora apparente successo e nonostante l’invito anche dei Paesi confinanti a evitare l’avvio di ostilità fra due Paesi dotati di ingenti forze militari tradizionali e di decine di testate nucleari l’uso della carta militare sembra più che probabile.


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