lunedì 5 giugno 2017
La replica di Doha: «Decisione ingiustificata». A innescare la tensione sarebbe stato il rapporto privilegiato dell'emiro al-Thani con l'Iran. La svolta a due settimane dalla visita di Trump
L'emiro del Qatar, Tamin bin Hamad al-Thani, Ansa

L'emiro del Qatar, Tamin bin Hamad al-Thani, Ansa

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A innescare l’effetto domino è stata l’Arabia Saudita. Riad, a sorpresa, ha interrotto le relazioni diplomatiche con il Qatar e ha chiuso le frontiere con il piccolo Paese, accusato di sostenere il terrorismo e destabilizzare la regione. Nel giro di qualche ora l’hanno seguita Egitto, Emirati Arabi, Bahrein, Yemen, la Libia. Un vero e proprio terremoto politico: è la più grave crisi da quando venne creato il Consiglio di cooperazione del Golfo, nel 1981. La reazione di Doha non s’è fatta attendere. «E’ una decisione ingiustificata e infondata» che «mira a metterci sotto tutela», ha tuonato il ministero degli Esteri. La svolta saudita arriva a due settimane dalla visita nella nazione del presidente Usa, Donald Trump, che aveva esortato i partner arabi a lottare contro il fondamentalismo.

Il fattore Teheran

Le prime avvisaglie di una frizione fra i due Paesi si erano viste in Yemen, teatro di una “guerra per procura” fra le potenze del Golfo, in particolare i rivali storici, Riad e Teheran. I governatori del sud – vicini al Qatar – si erano staccati dalla coalizione filo-saudita, che combatte i ribelli sciiti e filo-iraniani, Houthi. Proprio il “fattore Teheran” sembra essere la causa della crisi. Doha – Paese a maggioranza sunnita - ha sempre avuto un rapporto privilegiato con l’Iran, dati gli intensi legami economici. Nelle ultime due settimane, in Qatar, sono comparsi una serie di articoli attribuiti all’emiro, Tamin bin Hamad al-Thani, in cui si critica la retorica anti-americana dei vicini del Golfo e il presidente Trump. L’impatto di quelle dichiarazioni a Riad è stato molto forte, nonostante Doha le abbia poi smentite, definendole «fake news».

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