venerdì 29 dicembre 2023
Il presidente ucraino ha concesso l’Ordine al Merito all’inviato del Papa e al Segretario di Stato per le loro iniziative diplomatiche in favore della pace e della protezione dei civili
L’incontro tra il cardinale Zuppi e il presidente Zelensky a Kiev

L’incontro tra il cardinale Zuppi e il presidente Zelensky a Kiev - Presidenza Ucraina

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Il presidente ucraino Volodimyr Zelensky ha firmato il decreto con il quale concede ai cardinali Parolin e Zuppi un riconoscimento “per il significativo contributo personale al rafforzamento della cooperazione interstatale, al sostegno della sovranità statale e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, alla divulgazione dello Stato ucraino nel mondo”.

Le personalità a cui di propria iniziativa il capo di Stato ucraino ha concesso vari gradi di “Ordine al merito” sono numerose, tra essi anche il premier spagnolo Sanchez e altri capi di stato e di governo, tra cui il principe saudita Bin Salman, il premier albanese Rama, numerosi ministri e militari stranieri per il loro supporto alla difesa ucraina contro l’aggressione di Mosca.

Ma il doppio riconoscimento alla Santa Sede, con cui nei quasi due anni di conflitto vi sono stati rapporti improntati alla reciproca franchezza, con a cuore sempre la protezione dei civili vittime del conflitto, segna un passo in avanti nelle relazioni tra Kiev e il Vaticano.

L’elenco viene riportato come segue: “Zuppi Matteo Maria, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Rappresentante Speciale di Papa Francesco per l'Ucraina, Vaticano” e “Parolin Pietro - Segretario di Stato della Santa Sede, Città del Vaticano”.

Il riconoscimento alla missione affidata da Papa Francesco al cardinale Zuppi e alla diplomazia vaticana, che vede nel nunzio a Kiev, l’arcivescovo lituano Visvaldas Kulbokas, una delle figure più presenti nelle relazioni con l’Ucraina e nelle iniziative per promuovere la tutela dei civili e i negoziati per il rilascio dei minori ucraini trasferiti in Russia, testimonia non solo la gratitudine personale del presidente ucraino, ma quella delle istituzioni di Kiev che negli ultimi mesi più volte hanno espresso l’ammirazione per l’incessante opera della Santa Sede grazie a cui è stato possibile mediare il rilascio di numerosi prigionieri di guerra oltre all’aver avviato con Mosca un complesso ma proficuo meccanismo per individuare i bambini ucraini trasferiti in Russia soprattutto nei primi mesi di guerra e assicurarne la restituzione attraverso vari attori umanitari.

Proprio ieri l’ambasciata ucraina presso la Santa Sede aveva reso nota una telefonata tra Zelensky e Papa Francesco nel corso della quale il leader ucraino "ha ringraziato il Pontefice per il sostegno spirituale al popolo ucraino", aggiungendo che nel corso della conversazione Zelensky aveva ringraziato il Santo Padre per il "lavoro congiunto sulla Formula per la Pace".

Il difficile lavoro della diplomazia procede lontano dai riflettori. Spesso è stata proprio Kiev a rivelare le iniziative della Santa Sede, come è avvenuto il 2 dicembre quando il capo dell'Ufficio del presidente ucraino Zelensky, Andriy Yermak, ha ufficializzato un colloquio telefonico con il cardinale Matteo Zuppi per ringraziarlo di quanto fatto per il ritorno in patria del giovane ucraino Bohdan Yermokhin, prelevato dalle forze russe a Mariupol e che rischiava di venire arruolato nell’esercito russo. Una vicenda simbolo che aveva tenuto con il fiato sospeso l’Ucraina, fino a quando Bohdan non è riapparso in una foto nell’aeroporto di Mosca, in viaggio verso la Bielorussia e infine Kiev, accompagnato da un emissario della Santa Sede.

Nei mesi di missione affidatagli dal Papa, il cardinale Zuppi ha incontrato la leadership ucraina a Kiev, il presidente americano Biden a Washington, oltre a esponenti del governo cinese e funzionari russi, ad esclusione di Vladimir Putin che ha preferito delegare ad altri il faccia a faccia con l’inviato di papa Francesco.

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