sabato 14 marzo 2020
Il sacerdote operaio è morto a 88 anni per un tumore nel quartiere popolare dove viveva accompagnato da migliaia di poveri. Fu torturato durante la dittatura per la difesa dei diritti umani
Padre Mariano Puga

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«Non potrò vedere questo nuovo Cile ma voi sì». E' stato questo l'ultimo messaggio, affidato all'amico Osvaldo Aravena, di Mariano Puga, prete operaio e storico difensore dei diritti umani in Cile che ieri si è spento a Santiago. Proprio là, nella sua amata Villa Francia, quartiere popolare non lontano dalla stazione della capitale dove aveva scelto di vivere per accompagnare gli ultimi. Nell'ultima settimana, le parti si sono invertite. E la folla dei dimenticati del boom cileno ha accompagnato il sacerdote 88enne, da tempo malato di tumore, nell'agonia. In migliaia hanno pregato per lui nella parrocchia di Cristo Liberatore di Villa Francia fino all'ultimo momento. «Mariano non ci ha mai lasciati soli», ha detto un'anziana fedele.

Padre Puga è stato un simbolo di resistenza evangelica alla dittatura di Augusto Pinochet, di cui ha denunciato gli abusi. Per la sua difesa delle vittime, il sacerdote è stato incarcerato e torturato nel centro di detenzione di Villa Grimaldi, prima di essere esiliato. Come operaio, ha aiutato i più poveri a costruire case e infrastrutture nelle baraccopoli. La sua ultima uscita pubblica è avvenuta il 25 febbraio scorso quando ha celebrato una Messa per i familiari delle persone detenute in seguito alle proteste esplose dal 18 ottobre 2019.

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