lunedì 28 settembre 2020
I combattimenti tra esercito azero e armeni del Nagorno-Karabakh, provincia azera secessionista, proseguono dall'alba di domenica. Il presidente azero ha dichiarato la mobilitazione parziale
Un frame di un video diffuso dal ministero della difesa armeno che mostra gli effetti dello scontro nella regione del Nagorno Karabakh

Un frame di un video diffuso dal ministero della difesa armeno che mostra gli effetti dello scontro nella regione del Nagorno Karabakh - Reuters

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Conflitto aperto tra Armenia e Azerbaijan lungo la linea di contatto che divide l’Azerbaijan dall’autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh. Sono tuttora in atto scontri armati che vedono coinvolti mezzi pesanti, fanteria e artiglieria.

Come riporta il sito specializzato Osservatorio Balcani e Caucaso Arayik Harutyunyan presidente del de facto Nagorno-Karabakh e il premier armeno Nikol Pashinyan hanno chiamato alla mobilitazione generale e dichiarato la legge marziale. Dopo che nel pomeriggio di domenica anche il parlamento dell'Azerbaijan aveva introdotto la legge marziale, questa mattina il presidente azero Ilham Aliyev ha dichiarato la mobilitazione parziale, incaricando il Servizio di Stato per la mobilitazione e la coscrizione di leva secondo il piano approvato.

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan che incontra i vertici dello Stato militare nella capitale Yerevan

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan che incontra i vertici dello Stato militare nella capitale Yerevan - Reuters

Domenica è iniziato un attacco di ampia scala che ha coinvolto l'intera linea del fronte. Le parti coinvolte nel conflitto si sono accusate reciprocamente di aver dato inizio all'attacco. L'Azerbaijan ha accusato le forze armene di essersi rese responsabili di “provocazioni” che hanno obbligato Baku a reagire mentre il premier armeno ha dichiarato che sono state le truppe azere ad aver lanciato l'offensiva.

Un frame di un video diffuso dal ministero della difesa armeno che mostra gli effetti dello scontro nella regione del Nagorno Karabakh

Un frame di un video diffuso dal ministero della difesa armeno che mostra gli effetti dello scontro nella regione del Nagorno Karabakh - Reuters

Vi sarebbero decine di morti, anche tra i civili. Secondo quanto riportato dal ministero della Difesa della provincia secessionista del Nagorno-Karabakh, sostenuta dall'Armenia, almeno 59 le vittime finora. L'Onu chiede di interrompere i combattimenti. "La pace e la calma saranno ristabilite" in Nagorno-Karabakh "quando l'Armenia lascerà il territorio dell'Azerbaigian che sta occupando. La Turchia resterà con ogni mezzo accanto all'amico e fratello Azerbaigian" ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. "Condanno ancora una volta l'attacco dell'Armenia", ha aggiunto il leader di Ankara. Mentre l'Iran ha chiesto il cessate il fuoco. Sulla stessa linea Ue, Italia e Russia, che hanno chiesto l'avvio di negoziati.

Anche il Papa ha espresso la sua preoccupazione per gli scontri nell’area del Caucaso e ha chiesto di pregare per la pace: "Prego per la pace nel Caucaso e chiedo alle parti in conflitto di compiere gesti concreti di buona volontà e di fratellanza che possano portare a risolvere i problemi non con l’uso della forza e delle armi, ma per mezzo del dialogo e del negoziato - ha affermato Francesco dopo la preghiera dell'Angelus -. Preghiamo insieme, in silenzio, per la pace nel Caucaso."

I combattimenti iniziati all'alba di domenica sono proseguiti nella notte tra domenica e lunedì, facendo salire il numero di vittime. Le due ex repubbliche sovietiche hanno combattuto una sanguinosa guerra negli anni Novanta, costata la vita a 30 mila persone. Dal 1994 è in vigore un accordo di cessate il fuoco fra i due Paesi, che però non sono mai arrivati a una pace, malgrado la mediazione di Stati Uniti, Francia e Russia attraverso il cosiddetto Gruppo di Minsk.
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