venerdì 29 giugno 2018
Dopo un'estenuante trattativa durata tutta la notte, all'alba è stata raggiunta l'intesa. Soddisfazione di Conte. Il punto debole è la volontarietà su centri di protezione, rimpatri e ricollocamenti
Il premier Conte alla conferenza stampa di Bruxelles (Ansa/Palazzo Chigi)

Il premier Conte alla conferenza stampa di Bruxelles (Ansa/Palazzo Chigi)

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Si dà un bel 8 come voto finale, nell’inevitabile “gioco” del professore che esamina il Giuseppe Conte versione “allievo” al debutto nel Consiglio Europeo dei 28 capi di Stato e di governo. Afferma che «abbiamo rivoluzionato il tavolo» sul capitolo immigrazione, definisce «integrato e multilivello» l’accordo raggiunto nella lunga notte di Bruxelles e, alla domanda di una giornalista straniera, confessa con un sorriso di essere stato «prepotente» al vertice.

Visto alla luce del giorno dopo, il complesso documento in 12 punti su cui Conte conferma di aver «posto il veto fino alle 4 del mattino», sembra già mostrare le prime crepe. E sembra tornare a sfaldarsi quell’asse con Emmanuel Macron, che invece era emerso nelle ore notturne come chiave per arrivare all’accordo. In particolare sul punto 6, che dispone la creazione di “centri sorvegliati” istituiti negli Stati membri “su base volontaria”. I centri «vanno fatti nei Paesi di primo ingresso», ma «la Francia non è un Paese di primo arrivo», afferma nella mattinata il presidente francese. Nella sua prima conferenza stampa post-Consiglio, affrontata con piglio energico (solo domande, nessuna sua introduzione), Conte lo corregge: «Macron? Era stanco, lo smentisco». In effetti, nel testo approvato di territori «di primo arrivo» non si parla. Quindi aggiunge il nostro premier che «l’Italia non ha dato disponibilità» sui nuovi centri volontari, «qualche altro Paese lo ha fatto». Allo stesso modo su un altro punto, quello dei rimpatri per i “movimenti secondari” (chi cioè, dopo essere arrivato in Italia, è riuscito a spostarsi illegalmente in un altro Stato e, pertanto, potrebbe essere rispedito in Italia), Conte afferma di «non aver promesso alcunché alla Merkel, abbiamo solo approvato dopo una lunga negoziazione delle conclusioni che ora cercheremo di attuare». E Merkel conferma.

Conte preferisce insistere piuttosto nel sottolineare, a più riprese, la filosofia e i concetti nuovi che permeano il testo delle conclusioni del Consiglio, dalla premessa in cui si dice che la migrazione «è una sfida, non solo per il singolo Stato membro, ma per l’Europa tutta» al fatto che per la prima volta «28 Paesi si trovano a condividere azioni di salvataggio». Deriva da qui la soddisfazione che lo porta a dissentire da Matteo Salvini, vicepremier e “grande azionista” del governo, che di mattina aveva parlato di accordo «buono al 70%».

«Su questo dissento, ci avete preso in castagna», commenta il prof con una battuta. E, con una punta di garbata supponenza professorale, aggiunge: «Vi devo fare una confessione: se avessi potuto scrivere da solo le conclusioni, qualcosa l’avrei scritta diversamente, ma siamo in 28… ». Infine, un’ultima confessione: anche sulla parte dell’eurozona e delle banche, trattata in mattinata, l’Italia ha stoppato la discussione fino a quando ha ottenuto garanzie su un «backstop comune», un sistema di aiuti.

13 ore e mezzo di negoziato per un accordo

L’onore (e la faccia) è salvo, ma quanto all’efficacia della svolta bisognerà vedere. Sull’orlo della rottura, ci sono volute 13 ore e mezza di un intenso negoziato per far segnare un accordo fra i 28 Stati al Consiglio Europeo sul delicato capitolo dell’immigrazione.

Il limite dell'accordo: la volontarietà

Il limite sta tutto in una parola: volontarietà. Un termine che ricorre ben 4 volte nelle 10 pagine del documento partorito a notte fonda (si è chiuso alle 4 e 30): si parla infatti di «reinsediamenti volontari» e di «base volontaria» per l'apertura di centri di protezione negli Stati membri, da destinare alla selezione dei rifugiati rispetto ai migranti economici. Poco oltre nel testo, a «base volontaria» vengono definiti anche ricollocamenti e reinsediamenti e il documento cita anche i «rimpatri umanitari volontari». Mentre le azioni per il salvataggio in mare saranno «coordinate» fra gli Stati membri.

IL TESTO INTEGRALE I 12 punti dell'accordo Ue sull'immigrazione

Sulla carta pare il classico testo, frutto di uno sforzo diplomatico, capace di accontentare un po’ tutti. E così, a esempio, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha commentato soddisfatto che «è stato un lungo negoziato, ma l'Italia da oggi non è più sola». Mentre Angela Merkel, la cancelliera tedesca che molto si attendeva da questo vertice, ha commentato che l’intesa è «un buon messaggio», ma che resta ancora molto da fare: «Ma ora sono ottimista sulla possibilità di poter veramente continuare questo lavoro», ha aggiunto.

Il punto politico lo ha fatto Emmanuel Macron, il presidente francese che, secondo fonti italiane, molto si è attivato assieme a Conte per trovare una via d’uscita: in molti «avevano previsto il trionfo delle soluzioni nazionali, invece siamo riusciti a trovare una soluzione europea», ha detto.

Era stata proprio l’Italia a opporsi, giovedì, alle conclusioni del vertice, con l’intervento di Conte che aveva avanzato una riserva formale sull’approvazione delle conclusioni. Illustrando all’alba i punti dell’accordo, Conte ha spiegato che «è passato il principio che il tema della gestione dei flussi migratori deve essere affrontato secondo un approccio più integrato, come avevamo richiesto, che riguardi sia la dimensione esterna, sia quella interna, sia il controllo delle frontiere». Inoltre, ha sottolineato, «è affermato il principio che chi arriva in Italia arriva in Europa». Testualmente, su questo è scritto che la sfida dell’immigrazione «non riguarda un singolo Stato membro, ma l’Europa nel suo insieme».

Le ong non devono interferire

Conte ha quindi sottolineato che, nel paragrafo 3, «è affermato il principio che tutte le navi che solcano il Mediterraneo devono rispettare le leggi, quindi anche le Ong, e non devono interferire con le operazioni della Guardia costiera libica», un punto, questo, che nella prima bozza non c’era.

Ostacolate le Ong: e ora cosa succede? di Ilaria Solaini

Quanto alla creazione anche in Italia di centri di protezione per gli immigrati, il presidente del Consiglio si è limitato a dire che una decisione sarà presa «in sede di governo».

Molte buone intenzioni, insomma, nell’attesa che la svolta ci sia anche nei fatti e nella gestione quotidiana. La sfida resta aperta per l’Europa.


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