mercoledì 21 dicembre 2016
Era indagato e già sospettato di preparare un grave attacco. L'autista polacco del Tir avrebbe lottato fino alla fine. Nessun italiano tra i feriti
Due foto del ricercato tunisino diffuse dalla procura generale della Germania

Due foto del ricercato tunisino diffuse dalla procura generale della Germania

COMMENTA E CONDIVIDI

Fino a 100mila euro di ricompensa per chiunque fornisca informazioni sul tunisino sospettato della strage di lunedì sera a Berlino, quando un camion è stato lanciato sulla folla in un mercatino di Natale, facendo almeno 12 morti e 48 feriti. Lo ha annunciato la Procuratore federale tedesca. Il ricercato si chiama Anis Amri, è alto 1,78 metri, pesa circa 75 chilogrammi, ha capelli neri e occhi marroni, ha alcuni tatuaggi sul collo e sul naso. «Potrebbe essere armato ed è pericoloso». Su di lui pende un mandato di cattura internazionale, è ricercato in tutta Europa.

Tra i feriti, 14 risultano in gravi condizioni. Non ci sono italiani ricoverati. Risulta ancora irreperibile Fabrizia Di Lorenzo, 31enne di Sulmona, il cui cellulare è stato ritrovato sul luogo dell'attacco.

Chi è il giovane tunisino ricercato in tutta Europa

Il tunisino Anis Amri, 24 anni, viene descritto dagli inquirenti come un individuo pericolo e violento, ma fino a pochi anni fa non sarebbe stato radicalizzato. Era arrivato in Germania dall'Italia nel luglio 2015, sbarcato sulle nostre coste nel febbraio 2011 quando dichiarò di essere minorenne. Nel nostro Paese è stato incarcerato per quattro anni all'Ucciardone di Palermo. Fonti investigative qualificate riferiscono che in carcere avrebbe manifestato comportamenti violenti. Dopo essere uscito di prigione, attese il riconoscimento da parte delle autorità tunisine - senza il quale non poteva essere espulso - nel Cie di Caltanissetta. Negli ultimi anni il giovane ha usato almeno "sei diversi nomi e tre diverse nazionalità", si legge nel mandato. In conferenza stampa a Duesseldorf il ministro dell'Interno dello Stato di Nord Reno-Westfalia, Ralf Jaeger, ha spiegato che il ricercato era noto alle agenzie di sicurezza tedesche ed era in contatto con militanti islamisti. Ha aggiunto che "le agenzie di sicurezza si erano scambiate conclusioni e informazioni su questa persona con il Centro congiunto anti terrorismo a novembre del 2016". L'uomo era stato messo sotto indagine dalle autorità del Nord Reno-Westfalia perché sospettato di preparare un grave reato contro lo Stato. Lo Spiegel online sottolinea che quest'anno il tunisino "era stato rinchiuso per due giorni nel carcere di Ravensburg" dopo che "il 30 luglio era stato fermato a Friedrichshafen per un controllo".

L'attentatore forse non era solo

L'autore della strage dunque resta ancora in fuga. "Una o più persone", "con un'arma", probabilmente quella usata per uccidere l'autista polacco del camion, ha precisato il capo della polizia di Berlino Klaus Kandt, non escludendo la possibilità della presenza di un commando. Quanto alle vittime, sei sono state identificate come cittadini tedeschi. Dei 48 feriti, 14 stanno lottando tra la vita e la morte, riferisce il ministero dell'Interno.

L'autista polacco ha cercato di evitare la strage

L'autista polacco del tir non è stato ucciso subito ma ha provato a evitare la strage scatenando una lotta nella cabina. Lo rivela la Bild citando fonti investigative e aggiungendo che sul suo corpo sono state riscontrate ferite da taglio. Il 37enne polacco secondo gli investigatori è stato colpito ripetutamente con un coltello, prima di essere ucciso con un colpo d'arma da fuoco alla testa quando il veicolo era già fermo.

Rivendicazione del Daesh. Rilasciato il pachistano

L'attentato è stato rivendicato dai jihadisti del Daesh attraverso l'agenzia Amaq. Il richiedente asilo pachistano che era stato arrestato dopo la strage perché sospettato di esserne l'autore è stato rilasciato dalle autorità tedesche. "I test forensi eseguiti finora non hanno fornito indicazioni sulla presenza dell'accusato nell'abitacolo del camion durante l'attacco", ha reso noto la procura.

Massima allerta a Berlino, accuse a Merkel dalla destra

L'allerta nella capitale tedesca resta alta e le misure di sicurezza sono state rafforzate. Così come, con il passare delle ore, è aumentata la pressione politica sulla cancelliera Angela Merkel, che ieri ha confermato la sua linea sull'accoglienza dei migranti in Germania. "Questi sono i morti di Merkel!" ha tuonato Pretzell Marcus, uno dei leader del partito della destra populista Alternative per la Germania (AFD),che da sempre tiene una linea dura sulla questione dei migranti. Accuse che il ministro dell'Interno Thomas de Maizière ha definito "odiose" alla Bild.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: