Trump paciere tra Armenia e Azerbaigian: così spinge la candidatura al Nobel

Il presidente Usa alla Casa Bianca firma la dichiarazione di pace fra i due Paesi: previsto un corridoio di transito che si chiamerà "sentiero Trump per la pace"
August 8, 2025
Trump paciere tra Armenia e Azerbaigian: così spinge la candidatura al Nobel
ANSA | Il presidente Trump tra i due colleghi azero Aliyev e (a destra) armeno Pashinyan
La foto della stretta di mano “a tre” tra il presidente azero Ilham Aliyev, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il titolare della Casa Bianca Donald Trump, in stile “tutti per uno, uno per tutti”, ha fatto il giro del mondo. Istantanea di un accordo, firmato a Washington, nello Studio Ovale, che mette fine a
un conflitto, quello tra Erevan e Baku, durato quasi quarant’anni
ma, di fatto, in via di risoluzione dal 2023.

Le due nazioni del Caucaso meridionale, entrambe nate dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, si sono fatte la guerra per il controllo del corridoio del Nagorno-Karabakh: un’area abitata prevalentemente da armeni che però si trova all’interno dell’Azerbaigian. Nel corso del conflitto sono morte migliaia di persone. Tanti anche gli sfollati. Gli sforzi di negoziazione, guidati principalmente dalla Russia e dal gruppo di Minsk dell’Osce, non sono riusciti a trovare una soluzione definitiva. Due anni fa, con il Cremlino concentrato sull’Ucraina, l’Azerbaigian ha riconquistato l’intera regione e avviato colloqui con l’Armenia per normalizzare i rapporti.
La svolta verso la pace definitiva è arrivata nell’ambito delle manovre di risoluzione della guerra in Ucraina avviate da Trump appena tornato alla Casa Bianca. A condurre le trattative tra i due governi del Caucaso è stato, non a caso, l’inviato speciale della Casa Bianca, Steve Witkoff, il diplomatico americano che lavora al cessate il fuoco in Ucraina e in Medio Oriente, l’uomo che giovedì scorso ha avuto un faccia a faccia di tre ore con Vladimir Putin. Sia il leader armeno che quello azero hanno sottolineato che l’intesa, preliminare a un vero e proprio trattato di pace, è stata possibile grazie a Trump aggiungendosi alla lista delle personalità che sostengono la candidatura del tycoon al premio Nobel per la pace. Il presidente statunitense non ha perso l’occasione per rilanciare il suo successo di “peacemaker”. Armenia e Azerbaigian, ha sottolineato, «ora sono amici e lo saranno per molto tempo».
I dettagli dell’accordo raccontano di più. Fulcro è l’impegno dell’Armenia a concedere agli Stati Uniti un contratto di locazione a lungo termine per sviluppare un corridoio che attraversi il territorio e colleghi l’Azerbaigian alla sua enclave di Nakhchivan. Il tracciato sarà chiamato “Trump Route for International Peace and Prosperity” (“La rotta di Trump per la Pace e la Prosperità Internazionale”). Il presidente Usa ha dichiarato che «è un grande onore» vedere il suo nome associato alla “pax caucasica”. «Non l’ho chiesto io», ha aggiunto. Della pace fanno parte anche altri accordi secondari, per lo più economici, sia con Erevan che con Baku. La svolta, nel suo complesso, appare come lo strumento che consentirà agli Stati Uniti di rafforzare la propria influenza in territori chiave, ricchi di gas, petrolio e terre rare. Diversi, tra gli addetti ai lavori, ventilano l’idea che questa mossa sia stata in parte concordata con Mosca proprio nell’ambito delle negoziazioni sul futuro dell’Ucraina e, più in generale, sull’assetto delle due superpotenze sullo scacchiere globale.

«Dovremo andare laggiù», ha ripetuto Trump. Fonti della sua amministrazione riferiscono che i lavori per la costruzione di ferrovie, oleodotti, gasdotti e infrastrutture in fibra ottica, «laggiù», dovrebbero iniziare già la prossima settimana. La pace è stata ampiamente applaudita: dalla Nato, dall’Ue, dalle cancellerie di Italia, Regno Unito e Turchia. Dalla stessa Russia, ma con un (ovvio) distinguo: «Il coinvolgimento di attori non regionali non crei ulteriori difficoltà», ha commentato la portavoce degli Esteri, Maria Zakharova. Tra le voci fuori dal coro c’è quella dell’Iran che confina proprio con il Nakhichevan. «Questo è un complotto – ha tuonato Teheran – che mette in pericolo la sicurezza del Caucaso».

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