giovedì 28 dicembre 2023
La Cnn ha verificato le immagini: anche minori e donne «bendate e legate» insieme agli uomini denudati sul campo da calcio di Gaza City. L'esercito israeliano si scusa per la strage al campo profughi
Un'inquadratura del video circolato sui social e geolocalizzato nello stadio di Gaza City dalla Cnn, che lo pubblica sul suo sito

Un'inquadratura del video circolato sui social e geolocalizzato nello stadio di Gaza City dalla Cnn, che lo pubblica sul suo sito - Fermoimmagine da video

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Al grido di “Tutti e subito” migliaia di giovani israeliani hanno manifestato giovedì sera davanti alla Knesset, il Parlamento a Gerusalemme, chiedendo di negoziare con Hamas una tregua che consenta il rilascio dei 129 ostaggi ancora nella Striscia di Gaza. Nelle stesse ore il kibbutz Nir Oz annunciava la morte di Judy Weinstein Haggai, 70 anni: sarebbe stata uccisa con il marito Gadi subito dopo il massacro del 7 ottobre.

Una sospensione delle ostilità non sembra però all’orizzonte. Al Cairo le trattative proseguono, con la mediazione anche di Stati Uniti e Qatar, ma le posizioni restano distanti. L’Egitto ha avanzato una proposta in tre fasi. La prima prevede un cessate il fuoco per consentire il rilascio, da parte di Hamas, di donne, bambini e anziani e la scarcerazione, da parte di Israele, di un numero concordato di palestinesi, nonché il ritiro dei carri armati dai territori abitati e la consegna di aiuti umanitari. Nella seconda fase Hamas consegnerebbe le soldatesse rapite e Israele scarcererebbe altri detenuti. L’ultima fase, più lunga, vedrebbe il rilascio dei rimanenti ostaggi per un numero concordato di palestinesi: Hamas vorrebbe “tutti per tutti”. Ci sarebbero il ritiro dei carri armati, la cessazione degli attacchi e il ritorno degli sfollati. Seguirebbero i colloqui per formare un governo di tecnocrati in grado di gestire la ricostruzione e organizzare le elezioni.

La marcia dei giovani israeliani per chiedere al governo il ritorno a casa degli ostaggi. In testa Aviva Siegel, ex ostaggio: suo marito è ancora nelle mani dei miliziani

La marcia dei giovani israeliani per chiedere al governo il ritorno a casa degli ostaggi. In testa Aviva Siegel, ex ostaggio: suo marito è ancora nelle mani dei miliziani - Ansa

Ma è un miraggio pensare al dopoguerra mentre soffia il vento dell’odio. L’ex ostaggio Mia Schem, 21 anni, giovedì sera su Channel 13 ha detto la sua «verità sulle persone che vivono a Gaza: lì sono tutti terroristi». Sequestrata per 55 giorni, ha raccontato di essere stata tenuta in una casa dove la famiglia, compresi donne e bambini, era complice di Hamas.

Parole grosse, come quelle del presidente turco Racep Tayyp Erdogan che mercoledì ha paragonato l’omologo israeliano Benjamin Netanyahu a Hitler commentando un video che mostra prigionieri seminudi e legati in uno stadio vuoto. Quel video è stato analizzato dalla Cnn, che lo pubblica sul sito, e non sarebbe un fake. Le immagini risultano messe online il 24 dicembre e girate allo stadio Yarmuk di Gaza, dove l’Ong Euro-Mediterranean Human Rights Monitor afferma di aver ricevuto segnalazioni di detenzione di centinaia di palestinesi del quartiere Sheik Radwan di Gaza City, tra cui decine di donne. Un fotogramma mostra «quelli che sembrano due ragazzi, spogliati fino alla biancheria intima, che camminano e tengono le mani in alto mentre le Idf (l’esercito, ndr) li dirigono nello stadio», scrive la Cnn. In un’inquadratura ci sono «donne e bambini detenuti» e in un’altra «tre donne completamente vestite, bendate e con le mani legate dietro la schiena, sedute sull’erba davanti a una porta da calcio. Si vede una bandiera israeliana».

L’esercito, interpellato, non ha commentato. Si è invece scusato per la strage della vigilia di Natale nel campo profughi di al-Maghazi dove morirono almeno 86 persone. L’uso di munizioni «non corrette», ha ammesso, provocò «estesi danni collaterali» a «individui non coinvolti».

Con il proseguire dei combattimenti, è stata chiesta l’evacuazione del campo di al-Bureij nell’area centrale. Pesanti scontri anche a Lahia nel nord, Khan Yunis nel sud e al-Maghazi nel centro hanno provocato 50 morti. Secondo il ministero di Hamas, il bilancio delle vittime è salito a 21.320 e 55.603 feriti, di cui 210 e 360 feriti in un solo giorno. Sono 167 i soldati caduti.

Violenze anche in Cisgiordania, dove un rapporto dell’Onu denuncia l’uccisione di 492 palestinesi nel 2023, per mano dei soldati. Anche ieri un morto. Tra sparatorie, roghi di auto e abitazioni e distruzione di olivi (fonte primaria dell’economia locale) da parte dei coloni, si registrano in media 6 incidenti al giorno.

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