Padre Faltas: «Gaza è irriconoscibile. L'errore è continuare la guerra»

Il vicario della Custodia di Terra Santa: le bombe sulla chiesa non sono un fatto isolato. Due terzi della popolazione è sfollata e gli spostamenti nella Striscia sono continui
July 17, 2025
Padre Faltas: «Gaza è irriconoscibile. L'errore è continuare la guerra»
Ansa | Padre Ibrahim Faltas
«Stanno male, molto male».Padre Ibrahim Faltas ha appena finito di parlare al telefono con padre Gabriel Romanelli e con il vice-parroco, Yusef Assad. E la voce è carica di dolore. Da giorni, dalla Sacra Famiglia, arrivavano messaggi disperati. Negli ultimi mesi ormai Gaza City e il quartiere orientale di Zeytun sono al centro dei combattimenti. Stavolta, però, le esplosioni e le raffiche di proiettili si udivano vicinissime. «Erano terrorizzati. E avevano ragione....», spiega il vicario della Custodia di Terra Santa in comunicazione costante con l’unica chiesa cattolica della Striscia, rifugio per 541 profughi, tra cui un centinaio di bambini. Tre sono nati durante la guerra.
Che cosa le hanno raccontato del raid di ieri?
Che, a metà mattina, hanno sentito un boato fortissimo e, subito, il fragore del crollo. Poi le grida, i pianti, i sospiri di quanti sono stati colpiti.
Tra questi c’è anche padre Romanelli...
È una persona molto forte, non si abbatte mai, altrimenti non avrebbe potuto resistere. Quando gli ho chiesto come stesse ha tagliato corto e si è messo a parlare degli altri che avevano necessità di aiuto. Le urgenze in questo momento sono davvero tantissime.
Quali sono le priorità?
Innanzitutto i feriti. In dieci sono stati ricoverati all’ospedale al-Alhi di Gaza City. Prima della guerra era un buon centro ma ora.... Il sistema sanitario è distrutto. Cliniche e centri medici, anche quando sono rimasti aperti, sono di fatto inagibili per mancanza di rifornimenti, di elettricità, di personale. Tantissimi medici e infermieri sono stati uccisi, altri non riescono a raggiungere le strutture per i combattimenti o sono sfollati a sud. In queste condizioni curare è impossibile. Sappiamo oltretutto che almeno tre dei feriti della Sacra Famiglia sono gravi. Non so come potranno essere assistiti.... A rendere la situazione ancora più dolorosa, il fatto che quello della parrocchia di Gaza non è un fatto isolato. Ogni giorno, le morti si ripetono a ritmo incessante. Morti per le bombe, per le privazioni, per la prostrazione. Solo quasi nessuno sembra accorgersene. Ci siamo abituati a considerlo normale. Ma non è normale. Hanno detto bene papa Leone e il patriarca Pierbattista Pizzaballa: si deve mettere fine al conflitto. Non sarà mai troppo presto.
I negoziati di Doha procedono a rilento, seppure pare che ci sia stato qualche progresso.
Sappiamo quello che leggiamo. Il punto è che Gaza non ha più tempo. Non ce la fa più. La situazione è devastante. La Striscia come la conoscevamo prima del 7 ottobre non esiste più: intere città sono state completamente rase al suolo.
Un recente studio della Hebrew University, realizzato sulla base di mappe satellitari, parla di almeno il 70 per cento degli edifici distrutti. Secondo le testimonianze degli abitanti con cui lei dialoga quotidianamente è credibile?
Più che credibile. Ripeto, Gaza è ormai irriconoscibile per gli stessi residenti. Due terzi della popolazione è sfollata e continua a spostarsi senza sosta per gli ordini di evacuazione. Appena si trasferiscono, poi, vengono mandati via anche da la. E comunque non c’è un luogo sicuro. Nemmeno la parrocchia. Tra l’altro non è la prima volta che è stata colpita.
Si riferisce all’episodio di dicembre 2023?
A quello, in cui morirono due donne, e all’attacco dell’ottobre precedente nella vicina chiesa di San Porfirio che fece 18 vittime.
Come in quelle occasioni, l’esercito israeliano ha espresso rammarico e annunciato l’apertura di un inchiesta. È plausibile che si sia trattato di un errore?
L’errore è continuare questa orribile guerra. L’errore è perpetuare i combattimenti che allungano, giorno dopo giorno, la lista dei morti. Basta odio, basta vendetta.

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