Ospedali, università e Ong: chi vuole aiutare a ricostruire Gaza (e come)
Una prima missione tecnica della Farnesina sarà a Gerusalemme, Ramallah e Cisgiordania nei prossimi giorni. Dal Bambino Gesù a Gemelli, Rizzoli e Meyer tutti pronti a collaborare

Si torna a parlare di aiuti umanitarie progetti di ricostruzione nella Striscia di Gaza. Auspicabilmente facendo rete. Ma accanto agli aiuti materiali occorre anche aiutare la popolazione a ricostruire vite e storie. Come chiede la Caritas che sta per riaprire cinque cliniche chiuse venti giorni fa. Ieri nella riunione del governo, ha reso noto la Farnesina, la Cooperazione Italiana ha predisposto un primo pacchetto di aiuti da destinare a sicurezza alimentare, sanità e formazione. Una prima missione tecnica della Farnesina sarà a Gerusalemme, Ramallah e in Giordania all’inizio della settimana prossima per contatti con le autorità locali e le agenzie Onu. La Protezione Civile sta valutando l’invio di moduli prefabbricati per ospedali, scuole e abitazioni temporanee e ha messo a disposizione un ospedale da campo. Il ministro degli Esteri, Tajani, ha dato indicazioni per offrire assistenza sanitaria innanzitutto in Giordania ed Egitto. Gli ospedali del sistema sanitario nazionale - fra cui Bambin Gesù, Gemelli, Rizzoli, Meyer - hanno offerto la propria disponibilità a collaborare. La Farnesina sta preparando nuove operazioni di accoglienza di malati e il più grande invio di aiuti alimentari dal 7 ottobre 2023: 100 tonnellate in totale. A queste iniziative si sommano i “corridoi universitari”, inaugurati a inizio ottobre con l’arrivo di un gruppo di studenti e ricercatori con borse di studio in Italia. Ulteriori operazioni sono già in programma per le prossime settimane con l’accoglienza di circa 60 persone. Infine, nel dossier sull'apporto italiano alla ricostruzione della Striscia di Gaza, è stato inserito l’accordo siglato a giugno dall'Università Iuav di Venezia con l’Undp per sviluppare una strategia di ricostruzione.
Intanto le tre reti di rappresentanza delle Ong italiane Aoi, Cini e Link2007, con la piattaforma delle organizzazione della società civile in Medio Oriente, hanno chiesto al governo italiano di dotarsi in fretta di un bando di finanziamento dell’Aics che consenta di far fronte alla crisi umanitaria in corso e di sbloccare i fondi sospesi da 7 ottobre 2023 per i progetti delle Ong. «Alcuni progetti delle Ong italiane - afferma la presidente di Aoi, Silvia Stilli -, soprattutto agricoli, sono rimasti in parte operativi nella Striscia con staff e reti consolidate di partner locali e rappresentano strumenti immediatamente disponibili per azioni di risposta umanitaria e di ripristino dei servizi essenziali in coordinamento con gli attori internazionali». Chiede al governo di fare sistema con la cooperazione Ivana Borsotto , presidente della Focsiv: «È più che mai importante un forte coordinamento degli interventi per evitare sovrapposizione o doppioni».
Sul fronte degli aiuti ecclesiali, Caritas Gerusalemme – sostenuta in questa crisi da Caritas Italiana – ha mobilitato le sue équipe mediche a Gaza per consegnare 10mila confezioni di latte artificiale alle famiglie con neonati e bambini piccoli. L’organizzazione rimane in stretto coordinamento con istituzioni sanitarie locali e partner ecclesiastici. Intanto vanno registrati i passi avanti per la riapertura delle cliniche, fondamentali per la quasi totale assenza di ospedali e assistenza sanitaria. «Caritas Gerusalemme - spiega Danilo Feliciangeli, responsabile dell’area mediorientale per Caritas italiana - ha 10 punti medici in tutta la Striscia, cinque dei quali chiusi dal 22 settembre dopo l'occupazione di Gaza City e che saranno riaperti entro la settimana prossima. La situazione resta molto incerta, ma l’obiettivo è ripristinare prima possibile la distribuzione».
Quanto all’ospedale, progetto annunciato alcuni giorni fa e concordato dalla Cei con il patriarcato latino guidato dal cardinale Pizzaballa, Caritas conferma che nonostante le difficoltà è stato individuato un edificio. Ora occorrerà accertare la fattibilità tecnica. «Anche una pace fragile - commenta il direttore di Caritas italiana, don Marco Pagniello - è un dono da custodire. Dopo mesi di orrore, ogni tregua, per quanto precaria, è un varco che si apre in una notte che sembrava senza fine. Caritas Italiana, insieme a Caritas Gerusalemme, continuano a stare accanto alla popolazione civile di Gaza con cure mediche, sostegno psicologico, distribuzione di cibo e beni di prima necessità, ma anche con percorsi di ricostruzione e di dialogo. Contribuire alla ricostruzione delle vite e delle storie, anzitutto, è fondamentale perché significa restituire fiducia. È nelle crepe della guerra che la speranza ricomincia a germogliare. Come Caritas, vogliamo continuare a custodirla ogni giorno».
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