Ora anche Israele ammette: stiamo armando bande di jihadisti contro Hamas
di Nello Scavo
Le immagini accusano l'esercito di Tel Aviv per le morti di civili durante la consegna degli aiuti umanitari. Netanyahu a sorpresa: finanziamo fondamentalisti per combattere i terroristi palestine

Israele ha «mobilitato» milizie di Gaza concorrenti di Hamas per scatenare una guerra interna a proprio favore. Ora è il premier Netanyahu ad ammetterlo: «Cosa c’è di sbagliato in questo?».
La confessione del primo ministro solleva nuove domande sul “modus operandi” del governo di Tel Aviv, a lungo accusato di avere contribuito nel passato a rafforzare Hamas e il suo leader Yayha Sinwar per indebolire l’Autorità nazionale palestinese e compromettere la nascita di uno stato unico di Palestina. Fino a perdere poi il “controllo” dei fondamentalisti che il 7 ottobre 2023 hanno massacrato 1.200 israeliani e preso decine di ostaggi.
Ombre che si allungano anche sulla “Gaza humanitarian foundation” (Ghf), che secondo i piani israelo-americani avrebbe dovuto rimpiazzare il sistema di aiuti Onu e che ieri ha chiuso due dei quattro siti nella Striscia, dopo aver riconosciuto che le condizioni di sicurezza all’esterno delle strutture sono proibitive, sospendendo le operazioni fino al pomeriggio. Mentre inchieste giornalistiche internazionali e israeliane confermano il ruolo delle forze armate di Tel Aviv nelle stragi di civili che si recavano a prelevare gli aiuti. E ieri anche l’associazione dei trasportatori ha spento i camion. I percorsi assegnati dalle forze israeliane ai guidatori incaricati di consegnare gli aiuti sono una trappola costante.
Nel frattempo, Israele ha annunciato di aver recuperato i corpi di due ostaggi di doppia cittadinanza israelo-americana a Gaza. Gadi Hagi e sua moglie Judy Weinstein-Hagi sono stati uccisi e portati a Gaza dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Nelle mani di Hamas e dei gruppi affiliati restano dunque 56 ostaggi, di cui 20 in vita. L’esercito israeliano ha intensificato le operazioni a Gaza, mentre il negoziato langue. Almeno 37 palestinesi sono morti ieri, secondo fonti mediche locali. I droni hanno anche ucciso 4 persone, tra i quali tre giornalisti di Palestina Oggi – afferma al-Jazeera –, nell'ospedale al-Ahli a nord di Gaza City.
Sul terreno Israele ha di fatto tagliato fuori le Nazioni Unite, ma immagini satellitari e video pubblicati online nelle ultime settimane mostrano che la milizia palestinese guidata da Yasser Abu Shabab ha ampliato la propria presenza nel sud della Striscia, operando all’interno di un’area sotto il diretto controllo delle Forze di difesa israeliane (Idf), come ha scritto ieri il quotidiano israeliano Haaretz. Abu Shabab, rampollo di una potente famiglia beduina, è noto per attività criminali e saccheggi. Come ha documentato Avvenire nei giorni scorsi, la gang ha ripetutamente rubato i carichi, poi immessi nel mercato nero del cibo a prezzi stellari. Molti dei saccheggi sono avvenuti in zone dove i militari israeliani si trovavano a breve distanza. Prima dell’ammissione di Netanyahu, fonti della difesa israeliana hanno confermato al Times of Israel la fornitura di armi al gruppo di Shabab. «Israele ha armato una banda criminale di jihadisti per rafforzare l’opposizione ad Hamas nell’enclave», scrive la testata che ha ricevuto «conferme in seguito alle dichiarazioni dell’ex ministro della Difesa Avigdor Liberman». Ora all’opposizione, Liberman ha rivelato «che il primo ministro Benjamin Netanyahu ha approvato unilateralmente il trasferimento di armi al clan Abu Shabab», noto anche per i suoi trascorsi da sostenitore dell’Isis. Haaretz ricorda che nelle ultime settimane Abu Shabab ha aperto due pagine Facebook in cui sono stati pubblicati messaggi contro Hamas e contro l’Autorità nazionale palestinese, mentre sostiene di operare «per garantire la sicurezza e distribuire aiuti ai civili».
A complicare le cose per il governo Netanyahu, alcuni video della Cnn sulla strage di sfollati colpiti da una serie di raffiche mentre domenica si avvicinavano a uno dei centri di distribuzione della “Ghf”. Non solo i testimoni oculari hanno riferito che le truppe israeliane hanno sparato contro la folla, ma la stessa “Gaza Humanitarian Foundation” ha affermato che le forze israeliane erano operative nella zona nello stesso momento in cui oltre 30 persone sono state uccise. Diversi video geolocalizzati dal network americano collocano gli spari nei pressi di una rotonda, dove centinaia di palestinesi si erano radunati a circa 800 metri dal sito di aiuti militarizzato di Tel al-Sultan a Rafah, in un’area sotto il controllo dell’Idf che ha una base nelle vicinanze.
Le Forze israeliane hanno inizialmente negato di avere aperto il fuoco contro i civili. Una fonte militare ha poi ammesso che le truppe avevano sparato «colpi di avvertimento». L’esercito israeliano si è rifiutato di rispondere alle richieste di chiarimenti dell’emittente internazionale.
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