Oltre 1.500 le vittime dello tsunami, ancora «mille i dispersi»
di Redazione
Fosse comuni per la sepoltura, forte rischio epidemie nella città di Palu colpita dallo tsunami. A Sulawesi si aggiunge un'altra emergenza: erutta il vulcano. Aiuti con il contagocce





Evasi 1.200 detenuti
Circa 1.200 detenuti sono fuggiti da tre diverse prigioni dopo il maremoto; il funzionario del ministero della Giustizia, Sri Puguh Utami, ha detto che i detenuti sono fuggiti da due strutture usate in sovracapacità a Palu e un'altra a Donggala. «Sono sicuro che sono fuggiti perché temevano che sarebbero stati colpiti dal terremoto, questa è sicuramente una questione di vita o di morte per i prigionieri», ha detto. Nella struttura di Donggala si è scatenato un incendio e tutti i 343 detenuti sono in fuga, ha detto Utami. La maggior parte erano stati incarcerati per reati di corruzione e droga.

Un'onda anomala di 1,5 metri
Lo tsunami, con un'onda anomala di 1,5 metri, ha fatto seguito venerdì mattina (ora italiana) a due scosse di terremoto: una di magnitudo 6,1 e l'altra di magnitudo 7,5 In un primo momento, il buio della notte e le interruzioni alle reti di telecomunicazione hanno ostacolato i soccorsi e i tentativi delle autorità indonesiane di stilare un bilancio dei danni e delle vittime.
Nelle immagini riprese in video amatoriali e dalle tv indonesiane, si vedono decine di corpi coperti da lenzuola allineati lungo la costa devastata. Un testimone locale ha inoltre riferito al sito di informazione Kompas di aver visto numerosi corpi sparsi su una spiaggia di Palu. A causa del crollo anche di parte degli ospedali locali, molti feriti sono stati curati all'aperto su lettini improvvisati.
La tv indonesiana ha mostrato un video girato con il cellulare dove si vede una potente onda che colpisce Palu, mentre molte persone urlano e scappano.
Secondo una stima dell’Onu sono 191mila, fra cui 46mila bambini e 14mila anziani, le persone che hanno bisogno di aiuti umanitari urgenti, molti in aree difficili da raggiungere. Medici senza frontiere ha attivato le sue strutture e ha inviato un team di medici ed esperti di logistica, igiene e potabilizzazione dell’acqua.
Anche la Chiesa indonesiana che sta valutando i danni subiti, va mobilitandosi. Padre Joy Derry Clement, direttore della Commissione socio-economica della diocesi di Manado, a Sulawesi settentrionale, è stato incaricato di stabilire a Palu una base per il soccorso cattolico nella città dove circa 500 preti, suore, seminaristi e laici hanno cercato rifugio all’aperto nella parrocchia del Cuore immacolato di Maria. La Caritas, a sua volta, ha inviato squadre a Sulawesi per coordinare le proprie iniziative con le diocesi locali ma anche con la rete Caritas internazionale. Caritas italiana ha messo a disposizione immediatamente 100mila euro e sta seguendo l’evoluzione dell’emergenza in contatto con Caritas Indonesia con cui collabora da più di 15 anni. Cooperazione italiana ha disposto un finanziamento di 200mila euro. Oxfam ha lanciato un appello per sostenere il lavoro nella zona.
Il precedente del 2004
Nel dicembre 2004, un terremoto di magnitudo 9.1 al largo dell'isola di Sumatra, nell'ovest dell'Indonesia, causò uno tsunami che provocò 230mila morti in una decina di Paesi del sudest asiatico.

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