Oggi la Conferenza sull'Ucraina. «Mosca ripete “pace” ma devasta il Paese»
Al via i lavori stamane con gli interventi di Meloni e Zelensky. Il vescovo di Kharkiv e Zaporizhzhia, Honcharuk: il Cremlino ascolti l’invito al dialogo e all’incontro del Papa

Nel giorno della Conferenza sulla ripresa dell'Ucraina, al via questa mattina a Roma, è ancora pioggia di droni e di missili russi contro Kiev. Per la seconda notte consecutiva l'offensiva di Mosca non dà tregua alla capitale ucraina: due morti e 13 feriti, il bilancio provvisorio. Case incendiate nel centro città e deflagrazioni incessanti per oltre sessanta minuti, il racconto di militari e amministratori locali. Preso di mira anche il quartiere di Pechersk, una area del centro storico. Proprio oggi il segretario di Stato americano Marco Rubio incontrerà il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, a margine dei lavori del vertice dell'Asean in Malesia.
«La Russia dice di essere pronta a fermare la guerra. Poi non soltanto non interrompe gli attacchi sulle nostre città, ma anzi li aumenta». Il vescovo Pavlo Honcharuk guida la diocesi latina di Kharkiv-Zaporizhzhia, la terra più mitragliata dai bombardamenti a tappeto targati Putin e tagliata dai mille chilometri della linea del fronte che divide l’Ucraina libera da quella occupata. «Tutte le settimane – dice il presule 47enne ad Avvenire – Mosca si impossessa di nuovi villaggi a costo di circa mille soldati persi ogni giorno. Per il Cremlino la persona non ha alcun valore. Conta soltanto la bramosia di potere che significa strappare ulteriori terre alla nostra diocesi. Località che vengono rase al suolo e vedono la popolazione fuggire per non finire nelle mani dei russi o morire sotto il fuoco». Il vescovo vive a Kharkiv, seconda città dell’Ucraina con un milione e mezzo di abitanti che dista cinquanta chilometri dal confine russo e che da settimane assiste a un’escalation di incursioni dal cielo senza precedenti. «Arriva di tutto: missili, droni, bombe plananti. E gli obiettivi sono tutti civili. Siamo sempre stati nel mirino, ma non avevamo mai registrato un numero così elevato di raid come nell’ultimo periodo. Mosca sceglie una zona e la bersaglia con tutte le tipologie di ordigni in contemporanea: quanto accade a Kharkiv lo testimonia».

Monsignor Honcharuk ha visitato l’Italia per portare la sua testimonianza di pastore sotto le bombe e raccontare la sofferenza di una nazione dopo tre anni di guerra. «Abbiamo la sensazione che in tanti all’estero si siano stancati del conflitto in Ucraina. E, quasi fosse una partita di calcio, aspettano unicamente la fine. Lo dimostra il crollo degli aiuti umanitari che anche come Chiesa sperimentiamo, mentre la situazione della popolazione si fa sempre più difficile. Ai molti soldati che quotidianamente perdono la vita o restano feriti, si aggiunge la distruzione sistematica del Paese che è in ginocchio anche dal punto di vista economico per la paralisi dell’economia. Non passa giorno che non incontriamo persone che hanno perso la casa o il lavoro o hanno bisogno di cibo, medicinali e vestiario perché sono state evacuate e costrette a mettere in due buste tutto ciò che possedevano insieme ai ricordi di una vita». Una pausa. «Mosca – afferma Honcharuk – ha sempre giustificato la guerra dicendo che difendeva la gente che parla russo. A Kharkiv si parla russo. Però il Cremlino uccide quelli che all’inizio dichiarava di proteggere e oggi li apostrofa come traditori».
Il vescovo dell’Ucraina orientale è consapevole che non ci sono spiragli all’orizzonte. «Nei colloqui fra Ucraina e Russia in Turchia il solo punto su cui si è trovato un’intesa è quello per lo scambio dei prigionieri. Gli incontri sono stati favorevoli a Mosca. Anzi, è il Cremlino che sta dettando l’agenda a tutti. Dichiarandosi aperto ai negoziati, Putin ha dato l’impressione all’Occidente di voler far tacere le armi e anche che alcuni Stati abbiano un qualche potere contrattuale. Ha lanciato l’amo e c’è chi ha abboccato. In realtà la Russia sta prendendo solo tempo: vuole proseguire gli scontri, intende continuare a uccidere la nostra gente e ha come finalità di mettere le mani su nuovi territori».
Il Paese aggredito guarda con fiducia al nuovo Papa. «Leone XIV ha già incontrato due volte il presidente Zelensky – chiarisce il vescovo –. Poi ha fatto riferimento al dolore dell’Ucraina in molte occasioni. Sappiano che prega per noi. E che si sta spendendo per fermare il conflitto sia in prima persona, sia attraverso la rete diplomatica vaticana. Inoltre è vicino alla nostra nazione perché è vittima di un’ingiustizia. Naturale che il Papa sia dalla parte delle vittime». Ma, aggiunge il presule, Leone XIV «è attento anche al nemico. Perché il Signore desidera sempre la conversione del peccatore. Perciò il fatto che il Pontefice parli di Ucraina è anche un monito per la Russia».
Più volte il Papa ha indicato la via del dialogo come alternativa alle ostilità. «Il nostro Paese è aperto alle trattative. E gli sforzi di Leone per un confronto sincero sono per noi di grande aiuto. Certo, la pace appare ancora lontana», avverte Honcharuk. Non è un caso che Prevost abbia messo a disposizione la Santa Sede per far incontrare i nemici. «Proposta interessante. Tuttavia la Russia l’ha rifiutata», taglia corto il vescovo. Poi cita il richiamo di Leone XIV al patriarca di Mosca, Kirill, che ha benedetto l’invasione. «La Chiesa ortodossa russa ha una sua responsabilità in questa guerra – conclude il presule –. Anche noi ci uniamo agli appelli e alla preghiera del Papa perché sia ascoltato il grido di pace che ci consegna il Vangelo e che si leva dall’umanità».
© RIPRODUZIONE RISERVATA






