Netanyahu ha accettato il nuovo piano Trump e si è scusato per l'attacco in Qatar
Oltre tre ore di colloqui alla Casa Bianca. Il presidente Usa esulta: giorno storico. Gelo di Hamas: «Blair come garante dell'intesa per noi è inaccettabile». L'Italia sosterrà il piano

È tutto all’insegna di Donald Trump il nuovo piano per la pace in Medio Oriente emerso ieri della Casa Bianca dopo oltre tre ore di colloqui fra il presidente statunitense e il primo ministro Benjamin Netanyahu, mentre l’invasione terrestre e i bombardamenti israeliani continuavano a uccidere palestinesi e a distruggere il più grande centro urbano della Striscia di Gaza.
Sarà infatti lo stesso capo della Casa Bianca, in base alla sua proposta, a guidare l’organismo transitorio internazionale, che assumerà il controllo dell’enclave dopo la fine dei combattimenti. «È un giorno storico per la pace in Medio Oriente», ha detto ieri Trump a fianco di Netanyahu, assicurando che la Striscia «è solo una piccola parte» della sua idea che porterà a una «pace eterna nella regione» e che ha ricevuto, a suo dire, «il consenso di moltissimi Paesi», anche europei. Questi, ha aggiunto, sono stati «molto coinvolti nell'elaborazione del piano».
Sarà infatti lo stesso capo della Casa Bianca, in base alla sua proposta, a guidare l’organismo transitorio internazionale, che assumerà il controllo dell’enclave dopo la fine dei combattimenti. «È un giorno storico per la pace in Medio Oriente», ha detto ieri Trump a fianco di Netanyahu, assicurando che la Striscia «è solo una piccola parte» della sua idea che porterà a una «pace eterna nella regione» e che ha ricevuto, a suo dire, «il consenso di moltissimi Paesi», anche europei. Questi, ha aggiunto, sono stati «molto coinvolti nell'elaborazione del piano».
In serata è arrivato il sostegno del Governo italiano al progetto. «L’Italia è pronta a fare la sua parte, in stretto coordinamento con gli Stati Uniti, i partner europei e della Regione, e ringrazia il Presidente Trump per il lavoro di mediazione e i suoi sforzi per portare la pace in Medio Oriente», si legge in una nota di Palazzo Chigi. «L’Italia - prosegue il comunicato - esorta quindi tutte le parti a cogliere questa opportunità e ad accettare il Piano».
In serata è arrivata anche la presa di posizione dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), che ha accolto con favore gli «sforzi determinati» di Trump per porre fine al conflitto. Anche Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Pakistan, Turchia, Qatar ed Egitto hanno rilasciato una dichiarazione congiunta accogliendo con favore gli sforzi di Trump per porre fine alla guerra a Gaza. I ministri degli Esteri di questi otto Paesi hanno dichiarato di essere pronti a «cooperare positivamente» con gli Stati Uniti e altri Paesi per finalizzare l'accordo e garantirne l'attuazione.
Il consiglio della pace (Board of Peace) di Gaza includerà altri capi di Stato e leader internazionali, incluso l'ex premier britannico Tony Blair, il primo ad avanzare l’idea di un’amministrazione temporanea a controllo non palestinese di Gaza, da affiancare a un comitato locale. Nella versione, molto simile, del tycoon, questo gruppo responsabile della gestione quotidiana dei servizi pubblici sarà «tecnocratico e apolitico, composto da palestinesi qualificati e da esperti internazionali».
Netanyahu sembra aver accolto il piano anche se contrasta con alcune delle posizioni fondamentali del suo governo di estrema destra. In particolare, la visione lascia la porta aperta a un futuro Stato palestinese, che Netanyahu la scorsa settimana all’Onu ha definito «suicida» per Israele.
La proposta sottolinea che Israele non vuole espellere con la forza i palestinesi da Gaza e che questi avrebbero il diritto di tornare se scegliessero di andarsene.
Hamas è tenuta a rilasciare tutti i 48 ostaggi ancora nelle sue mani, circa 20 dei quali si ritiene siano ancora vivi, nel giro di 72 ore dall’entrata in vigore dell’accordo e a smilitarizzarsi. In cambio, ai suoi combattenti verrebbe permesso di lasciare Gaza e verrebbe offerta l'amnistia a coloro rinunciano alla resistenza. Quantità significative di aiuti umanitari verrebbero autorizzate nell’enclave, e Israele libererebbe 250 prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo, più 1.700 cittadini di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre 2023. Le forze israeliane inoltre si ritirerebbero gradualmente.
Netanyahu sembra aver accolto il piano anche se contrasta con alcune delle posizioni fondamentali del suo governo di estrema destra. In particolare, la visione lascia la porta aperta a un futuro Stato palestinese, che Netanyahu la scorsa settimana all’Onu ha definito «suicida» per Israele.
La proposta sottolinea che Israele non vuole espellere con la forza i palestinesi da Gaza e che questi avrebbero il diritto di tornare se scegliessero di andarsene.
Hamas è tenuta a rilasciare tutti i 48 ostaggi ancora nelle sue mani, circa 20 dei quali si ritiene siano ancora vivi, nel giro di 72 ore dall’entrata in vigore dell’accordo e a smilitarizzarsi. In cambio, ai suoi combattenti verrebbe permesso di lasciare Gaza e verrebbe offerta l'amnistia a coloro rinunciano alla resistenza. Quantità significative di aiuti umanitari verrebbero autorizzate nell’enclave, e Israele libererebbe 250 prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo, più 1.700 cittadini di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre 2023. Le forze israeliane inoltre si ritirerebbero gradualmente.
Ma è tutta teoria fino al sì di Hamas, che ieri, prima della conferenza stampa alla Casa Bianca, ha rifiutato la proposta dell’ex premier britannico. «Tony Blair è una figura inaccettabile per il nostro popolo. Non accetteremo l’imposizione di una tutela straniera», ha dichiarato Taher al-Nono, consigliere per i media del leader politico di Hamas, che ha anche detto di non aver ricevuto alcuna nuova proposta da Egitto e Qatar, che avrebbero entrambi ricevuto il piano di Trump.
Durante l'incontro alla Casa Bianca, però, Netanyahu si è scusato al telefono con l'omologo del Qatar Mohammed bin Abdulrahman al-Thani per aver violato la sovranità del suo Paese attaccando Doha per colpire i vertici di Hamas il 9 settembre, promettendo di non intraprendere azioni simili in futuro, e le scuse erano tese a convincere il Qatar a fare pressioni su Hamas affinché accetti la proposta dell’Amministrazione repubblicana. Se non accettasse, ha detto Trump, Israele avrebbe il via libera degli Usa «per distruggerli».
Durante l'incontro alla Casa Bianca, però, Netanyahu si è scusato al telefono con l'omologo del Qatar Mohammed bin Abdulrahman al-Thani per aver violato la sovranità del suo Paese attaccando Doha per colpire i vertici di Hamas il 9 settembre, promettendo di non intraprendere azioni simili in futuro, e le scuse erano tese a convincere il Qatar a fare pressioni su Hamas affinché accetti la proposta dell’Amministrazione repubblicana. Se non accettasse, ha detto Trump, Israele avrebbe il via libera degli Usa «per distruggerli».
Lo scetticismo è legittimo, perché anche i tre incontri precedenti fra il premier israeliano e il presidente Usa si erano conclusi con dichiarazioni roboanti, non seguite da una tregua. Dopo l’annuncio della creazione di una “Riviera di Gaza” di Trump di febbraio come dopo la proposta di Netanyahu di attribuire il Nobel per la Pace al presidente Usa a luglio, solo dodici ostaggi sono stati rilasciati, mentre nella Striscia si è continuato a morire, di guerra e di fame. Ma da qualche settimana il vento a Washington è cambiato. Trump ha bisogno di risultati su almeno uno dei due conflitti — Gaza e Ucraina — che aveva promesso di risolvere “dal primo giorno” del suo insediamento e si è adoperato per raccogliere consensi attorno alla sua idea, presentando il suo piano ai leader arabi all'Assemblea Generale Onu la scorsa settimana e poi modificandolo per renderlo più accettabile per Netanyahu. Questi ieri ha accolto i principi dell’idea di Trump, ma ha evidenziato che Israele manterrà «la responsabilità per la sicurezza e il perimetro di Gaza», che il suo ritiro sarà proporzionale al «disarmo di Hamas» e che se Hamas rifiuterà la proposta «Israele finirà il lavoro».
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