Mentre sui test nucleari è duello di parole, in Ucraina si combatte sul serio
di Luca Miele
Dopo l'annuncio di Trump della scorsa settimana, il presidente russo Putin ha fatto sapere che la Russia adotterà «misure adeguate di risposta»

Siamo agli albori di una nuova (e inquietante) corsa agli armamenti nucleari? Ad accendere la miccia è stato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, giovedì scorso, ha annunciato l'intenzione di Washington di riprendere i test sulle armi nucleari, decretando così la fine della moratoria che dura da 33 anni. “A causa dei programmi di test di altri Paesi, ho incaricato il Dipartimento della Guerra di iniziare a testare le nostre armi nucleari su base paritaria. Questo processo inizierà immediatamente", ha sillabato il tycoon. Il presidente a stelle e strisce – spalleggiato dal direttore della Cia, John Ratcliffe - ha lasciato intendere che Russia e Cina condurrebbero test segretamente pur non esibendo nessuna prova.
Se è vero che Mosca ha recentemente sviluppato nuovi missili da crociera e droni sottomarini con capacità nucleare, per gli analisti è altrettanto vero che nessun Paese, unica eccezione la Corea del Nord, ha confermato di aver sperimentato una testata nucleare negli ultimi trent'anni. Pechino, al pari di Mosca, respinge ogni accusa. Tuttavia, negli ultimi cinque anni, la Cina ha raddoppiato il suo arsenale nucleare, portandolo secondo alcune stime a 600 testate, e il Pentagono stima che il gigante asiatico ne avrà più di 1.000 entro il 2030. Secondo la Federazione degli Scienziati Americani, Stati Uniti e Russia restano comunque le due principali potenze nucleari, rispettivamente con 5.177 e 5.459 testate.
Inevitabile che le affermazioni di Trump aprissero una corsa (retorica) al rialzo. Il presidente russo Vladimir Putin ha avvertito che la Russia adotterà "misure adeguate di risposta" se gli Usa riprenderanno gli esperimenti nucleari, e ha dato mandato agli apparati del governo e dei servizi di sicurezza di elaborare proposte "sull'eventuale avvio dei lavori per la preparazione dei test di armi nucleari" se gli Usa procederanno in questa direzione. Le dichiarazioni di Trump sono state esaminate in una riunione del Consiglio di Sicurezza nazionale a Mosca presieduta dallo stesso Putin. L'incertezza che è emersa sulle reali intenzioni del tycoon sembra l'aspetto più pericoloso. Tanto che il ministro della Difesa, Andrei Belousov, ha detto di ritenere opportuno "iniziare immediatamente a prepararsi" agli eventuali test, che sarebbe possibile organizzare "in tempi brevi" nell'arcipelago artico di Novaya Zemlya, già utilizzato per le esplosioni in epoca sovietica. È dal 1990, un anno prima dello scioglimento dell'Urss, che Mosca non effettua questi esperimenti. E Putin ha affermato di non volere per il momento porre fine alla moratoria. La Russia, ha sottolineato il presidente, "ha sempre rispettato rigorosamente e continua a rispettare gli impegni del Trattato sulla proibizione completa degli esperimenti nucleari, e non abbiamo piani di ritirarci da tali impegni". "Tuttavia - ha aggiunto - come ho detto nel discorso all'Assemblea federale nel 2023, se gli Stati Uniti o altri Stati partecipanti al Trattato effettueranno tali test, anche la Russia dovrà adottare misure adeguate di risposta". Perciò il capo del Cremlino ha annunciato di avere ordinato ai membri del governo e ai servizi di intelligence di "raccogliere informazioni" sulle mosse americane e "presentare proposte concordate" sulla eventuale preparazione degli esperimenti.
A quali pericoli ci espone la ripresa dei test Usa? Secondo Daryl Kimball, direttore dell'Arms Control Association, l'annuncio di Trump potrebbe "innescare una reazione a catena di test nucleari". La fine del "tabù dei test" finirebbe poi per incoraggiare nazioni nucleari più piccole come Corea del Nord, Pakistan e India, e aspiranti potenze nucleari come l'Iran, a rilanciare i test.
Intanto, sul terreno, in Ucraina, si combatte ancora. Il ministero della Difesa russo ha dichiarato che "la posizione delle forze ucraine" a Kupyansk e Pokrovsk si sta "rapidamente deteriorando" e "non lascia ai militari di Kiev altra possibilità di sopravvivenza se non quella di arrendersi volontariamente". Il comandante di un'unità d'assalto militare russa impegnata nella battaglia per la città ucraina del Kharkiv ha fatto sapere che le forze russe prevedono di prendere il pieno controllo di Kupyansk “entro una settimana”. Sempre secondo Mosca, decine di soldati ucraini si sarebbero arresi dopo essersi trovati completamente circondati e isolati nel mezzo dei combattimenti.
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