Le armi a Kiev, il penultimatum a Putin: Trump prende tempo sulla guerra
L’annuncio tanto atteso nei giorni scorsi si è rivelato nella blanda conferma dell’invio a giorni dei primi Patriot Che saranno pagati dagli alleati dei Paesi della Nato

La Casa Bianca ha presentato l’(ennesimo) ultimatum a Vladimir Putin come una svolta. Ma la sua durata – 50 giorni – gli toglie mordente, rendendoloquasi del tutto sdentato. Di certo è una novità la determinazione di Donald Trump, annunciata ieri insieme al segretario generale della Nato Mark Rutte, di inviare “a giorni” nuove armi all’Ucraina, in particolare i missili Patriot che Kiev ha urgentemente richiesto per difendere le sue città dagli attacchi aerei russi.
Ed è inusuale sentire il presidente Usa minacciare di colpire con sanzioni gli acquirenti di esportazioni russe, per bloccare il flusso di introiti al quali Mosca attinge nonostante le misure economiche coercitive imposte dal mondo occidentale. Ma la richiesta alla quale il Cremlino deve ottemperare per evitare i passi punitivi di Washington è generica (»un accordo di pace») e, soprattutto, lo scadere dell’aut aut è fissato fra sette settimane. Il tempo necessario per «completare il lavoro rimasto», secondo i detrattori.
Trump ha evitato di spiegare perché, schivando la domanda dei giornalisti che aveva assicurato di non voler far entrare nello Studio ovale, salvo poi trasformare il momento dell’arrivo di Rutte in una conferenza stampa. Questo, comunque, doveva essere l’ «importante annuncio» propagandato da venerdì sorso.
Trump ha evitato di spiegare perché, schivando la domanda dei giornalisti che aveva assicurato di non voler far entrare nello Studio ovale, salvo poi trasformare il momento dell’arrivo di Rutte in una conferenza stampa. Questo, comunque, doveva essere l’ «importante annuncio» propagandato da venerdì sorso.
«Produrremo armi di altissima qualità e le invieremo alla Nato», ha dichiarato, aggiungendo che gli altri Paesi dell’Alleanza Atlantica pagheranno per la loro fabbricazione e spedizione. Trump ha spiegato di essere deluso da Putin e precisando che «miliardi di dollari in armi» saranno stati distribuiti all’Ucraina. Quindi ha assicurato di essere pronto, a causa della sua crescente frustrazione nei confronti del presidente russo, a imporre le cosiddette sanzioni secondarie alla Russia. Da settimane i parlamentari di entrambi i partiti politici negli Stati Uniti stanno spingendo per un disegno di legge che le autorizzi. Dall’inizio della guerra, i Paesi occidentali hanno interrotto la maggior parte dei loro legami finanziari con Mosca, ma si sono astenuti dall'adottare misure che impediscano alla Russia di vendere il suo petrolio ad acquirenti come Cina e India.
«Applicheremo dazi secondari – ha detto Trump –. E saranno al 100%”. Le tariffe colpirebbero tutte le esportazioni russe e quelle dei Paesi che acquistano le sue merci di Mosca. «Penso che avremmo dovuto raggiungere un accordo molto tempo fa, ma si continua ad andare avanti e ancora avanti», ha affermato Trump, ammettendo di aver creduto che un cessate il fuoco fosse vicino per ben quattro volte. «Ma poi l'accordo non si è concretizzato perché quella notte sono state lanciate bombe». La conclusione del Commander in chief è che Putin «è un tipo duro» che «parla molto per poter concludere le cose e sempre finisco pensando “che bella conversazione” e poi vengono lanciati missili contro Kiev o un’altra città». Ma, ha aggiunto Trump, il capo del Cremlino non lo ingannerà come ha imbrogliato Clinton, Bush, Obama e Biden. Intanto lo stesso Obama invitava i democratici a diffidare di Trump e a passare all’azione, smettendo di lamentarsi in posizione fetale». È necessario che i dem «mostrino la loro forza – ha detto l’ex presidente a un evento del suo partito in New Jersey – e difendano le cose che considerino giuste».
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