La Croce Rossa: «Impossibile evacuare Gaza City»

«Solo in diecimila hanno lasciato la città». L'esercito israeliano smentisce l'attacco da parte di Hamas a un tank e l'uccisione di un soldato.
August 29, 2025
La Croce Rossa: «Impossibile evacuare Gaza City»
Ansa | I carri armati israeliani hanno comiinciato a muoversi verso il centro di Gaza City
Una maligna trappola di palazzi sventrati, di strade irriconoscibili. Per gli assedianti, che sembrano dividersi, e per gli assediati. È come se ieri le linee preparatorie del catastrofico affresco sulla battaglia di Gaza City fossero state completate, aperte a ricevere pienamente i colori dell’apocalisse. L’intensificarsi delle operazioni legate al piano “Gideon’s chariots 2” si era già manifestato venerdì notte. Caccia e droni hanno bombardato i quartieri di Sabra, di Sheikh Radwan, Jabalia al-Nazla, e l’area di al-Karama. La risposta di Hamas è arrivata poche ore dopo, nel labirinto urbano su cui premono indistinguibili i nascondigli delle macerie, quando sette soldati sono stati feriti dall’esplosione di un ordigno che ha sventrato un carro armato nel nord della Striscia. Guerriglia anche nella comunicazione: ieri mattina è stata fatta circolare la falsa notizia di un’imboscata a Zeitoun durante la quale Hamas avrebbe attaccato con successo un convoglio, prendendo ostaggi quattro soldati. Nel pomeriggio è arrivata la secca smentita delle forze armate di Tel Aviv. Demolizioni e bombardamenti sono continuati sabato su tutta la città. Nel quartiere di Ansar, un attacco aereo su un panificio ha ucciso 11 gazawi, alcuni dei quali minorenni. In tarda serata l’esercito ha annunciato di avere colpito Abu Obeida, portavoce di Hamas, che solo ieri aveva minacciato: «Israele pagherà il piano di occupazione con il bagno di sangue dei suoi soldati». Il gruppo armato ha parlato di tentato omicidio ma se Obeida sia tra le sette persone uccise dal missile che ha sventrato l’edificio dove si trovava.
I bombardamenti hanno coinvolto anche gli altri governatorati della Striscia, centrando il campo profughi di Nuseirat e le zone meridionali descritte come libere e sicure, Khan Yunis e Rafah. Secondo il ministero della Sanità controllato da Hamas sarebbero 26 i morti solo a Gaza City, 62 in tutta la Striscia, dieci per cause legate alla malnutrizione, tre dei quali bambini. La “cautela” strategica ottenuta nella lunga contrattazione con l’esecutivo dal capo di Stato maggiore israeliano Zamir, che prevede per “Gideon’s Chariots 2” un’azione progressiva verso il cuore di Gaza City, roccaforte sotterranea di Hamas, non può escludere perdite fra le stanche fila militari, mette a rischio i 49 ostaggi ancora prigionieri e disegna un cappio intorno al collo della città, popolata da almeno un milione di persone. Solo 10mila fra questi, nonostante i bombardamenti e la carestia, ha nelle ultime tre settimane deciso di abbandonare Gaza City obbedendo agli ordini di sgombero. «È impossibile che un’evacuazione possa mai essere effettuata in modo sicuro nelle attuali condizioni. Il piano è non solo irrealizzabile, ma anche incomprensibile», ha denunciato ieri Mirjana Spoljaric, capo della croce Rossa Internazionale. La reazione al manifestarsi incipiente del disastro a Gaza City è stata non a caso opposta, da parte di esecutivo e forze armate. Il governo guidato dal premier Netanyahu ha fatto sapere ieri che interromperà o rallenterà l’ingresso di aiuti umanitari in alcune zone del nord di Gaza. Secondo indiscrezioni rivelate dall’emittente Channel 12, invece, i vertici militari dovrebbero presentarsi alla riunione del gabinetto di sicurezza prevista per stasera con una proposta unica per convincere il governo ad accettare il piano di tregua avanzato da Qatar ed Egitto e accolto da Hamas il 18 agosto.
Perentoria è arrivata immediatamente la replica del governo: «Non è previsto che il gabinetto prenda una nuova decisione sull’occupazione. Entreremo a Gaza City. Il fatto che il capo di Stato maggiore stia cercando di evitarlo, questa è una sua responsabilità», hanno affermato fonti dell’Amministrazione.
Gli israeliani, però, non cedono: di nuovo migliaia e migliaia di persone hanno affollato le vie di Tel Aviv, Gerusalemme e delle principali città per chiedere la fine del conflitto. «Se mio figlio muore – ha detto in un toccante appello Einav, mamma dell’ostaggio Matan Zangauker –, il premier Netanyahu ne sarà il responsabile».​

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