Israele “va a vedere” la tregua di Hamas. Pacifista italiano ferito dai coloni

Cauto ottimismo per l'ultima proposta in cui il gruppo armato rinuncia al ritiro dei militari dalla Striscia nella prima fase. Netanyahu invia i delegati a discutere. Pioggia di razzi dal Libano
July 3, 2024
Israele “va a vedere” la tregua di Hamas. Pacifista italiano ferito dai coloni
ANSA | Bambini palestinesi trasportano acqua potabile a Khan Yunis
La proposta è sul tavolo di Israele dalla notte di mercoledì. E si tratta – sostengono fonti ben informate – della migliore presentata finora da Hamas. Il gruppo armato, stavolta, avrebbe rinunciato alla richiesta di completo ritiro dei militari da Tel Aviv da Gaza nella prima fase del cessate il fuoco. Un tempo di due o tre settimane in cui dovrebbe avvenire il rilascio dei più fragili fra gli ostaggi catturati il 7 ottobre: anziani, donne, feriti e malati. Nonché di un numero da definire di detenuti palestinesi. In questo modo, in caso di violazione da parte di Hamas, Israele potrebbe riprendere i combattimenti. Le possibilità di un accordo ci sono, hanno ammesso fonti vicine ai negoziati, anche se per la sua conclusione ci vorrà tempo, non è questioni di giorni.
Il vero nodo da sciogliere non è strategico-militare bensì politico. Il premier Benjamin Netanyahu andrà avanti stavolta o, come più volte negli scorsi mesi, sceglierà la strada dell’intransigenza? Una via dettata – è opinione diffusa dentro e fuori Israele – dalla necessità di evitare frizioni con l’ultradestra, cruciale per la tenuta della maggioranza. Non solo l’opposizione, anche l’ala militare dell’esecutivo lo dice apertamente, come il presidente Joe Biden. Di certo era dal flop di inizio maggio, che, da Gerusalemme a Gaza City, non si viveva un simile clima di attesa. Eppure le notizie dai fronti sono tragiche. Nella Striscia, il bilancio delle vittime ha oltrepassato quota 38mila, secondo il ministero della Sanità, controllato dai miliziani. Dal Libano, Hezbollah ha scagliato una pioggia di duecento razzi sul nord dello Stato ebraico: uno ha colpito a morte il militare Itay Galea. Gli allarmi hanno suonato ininterrottamente nelle comunità a ridosso della frontiera mentre la milizia sciita ha minacciato di «allargare gli attacchi» in risposta alle recenti uccisioni di propri comandanti. In questo contesto, le società israeliana e palestinese si aggrappano alla speranza di uno spiraglio di svolta. Qualche movimento c’è stato. Netanyahu ha autorizzato i propri negoziatori, guidati dal capo del Mossad, David Barnea, a recarsi ai colloqui con Hamas per discutere la proposta, non si sa se al Cairo o a Doha, città entrambe che ospitano la mediazione. Alle riunioni parteciperà anche una delegazione Usa. In serata, poi, ha riunito il gabinetto di sicurezza per discutere la proposta. E ha parlato della questione in una telefonata con Biden, il quale da tempo preme per un accordo. Proprio per questo, il premier ha voluto ribadire «i principi su cui si impegna Israele, primo fra tutti quello di porre fine alla guerra solo dopo aver raggiunto tutti i suoi obiettivi». Con il tempo, però, cresce il rischio di un’escalation. Anche in Cisgiordania la tensione aumenta di giorno in giorno. Nelle ultime ventiquattro ore ci sono stati tre attacchi di bande di decine di coloni contro i villaggi palestinesi. In uno avvenuto nella notte tra mercoledì e ieri, a Khallet Athaba, nella regione di Massafer Yatta, a sud di Hebron, una cinquantina di uomini armati è sceso dagli avamposti sulle colline e ha incendiato i campi. I coloni hanno poi aggredito e picchiato selvaggiamente chiunque incontrassero. Tra loro un attivista italiano di Mediterranea Saving Humans che cercava di documentare le violenze con il cellulare. L’Ong era accorsa nel villaggio insieme ai pacifisti di Operazione Colomba quando era stata diffusa la notizia dei primi roghi. Gli attivisti, da mesi, lavorano come scorte disarmate di pastori e agricoltori di Massafer Yatta, bersaglio di crescenti intimidazioni. Il giovane attaccato è riuscito a sfuggire agli assalitori e ha trovato rifugio nella casa di un abitante: le sue condizioni non sono gravi. Fonti ben informate hanno detto ad Avvenire che, nelle ultime settimane, ai blitz anti-palestinesi partecipa un numero inedito di coloni. Segno che non si tratta di esplosioni improvvise bensì di raid coordinati.

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