Gaza, Sudan, Ucraina: è in corso una strage di operatori umanitari

L'allarme in occasione della Giornata mondiale dell'aiuto umanitario: nel 2023 sono stati 280 i volontari uccisi in tutto il mondo, mai così tanti. Nella Striscia il numero maggiore di vittime
August 18, 2024
Gaza, Sudan, Ucraina: è in corso una strage di operatori umanitari
Ansa | Il campo profughi di Khan Yunis a Gaza
Una strage. Efferata. Continua. «Inaccettabile», nelle parole di Joyce Msuya, capo ad interim dell'ufficio umanitario delle Nazioni Unite (Ocha). Gli operatori umanitari sono sempre più vulnerabili, esposti a guerre e conflitti in cui ogni confine è saltato e ogni riparo per i civili – e per chi cerca di portare loro soccorso – è stato ormai cancellato: nel 2023, sono stati 280 i volontari uccisi in tutto il mondo. Mai così tanti. «Il 2023 è stato l’anno più mortale mai registrato per la comunità umanitaria internazionale», con un aumento del 137% rispetto al 2022 (118 morti). «Il diritto umanitario internazionale, ovvero la legge che protegge i civili in tempo di guerra, viene ignorato e calpestato, e questo è un fallimento dell'umanità, della responsabilità e della leadership», ha detto il segretario generale dell’Onu António Guterres.
La maggior parte delle vittime cadute durante i conflitti, specifica l’Onu, «era personale nazionale impegnato ad aiutare la propria comunità». Nel 2023, le operazioni umanitarie globali hanno fornito aiuti salvavita a oltre 140 milioni di persone. L’eccidio non ha soltanto un drammatico e altissimo «costo umano» immediato. Ma è destinato a riverberarsi su popolazioni inermi, spesso per decenni: «Dai saccheggi ai rapimenti, le minacce alla sicurezza e alla mobilità degli operatori umanitari compromettono un’ancora di salvezza per milioni di persone bisognose. Ciò comporta la perdita di accesso a beni essenziali come cibo, acqua e cure mediche». La distruzione di ospedali, scuole e altre infrastrutture civili devasta «le comunità per generazioni».
Lo scenario di guerra più mortifero è quello che si è aperto, ormai da dieci mesi, in Medio Oriente. Secondo i dati raccolti dall’Onu, più della metà delle uccisioni avvenute nel 2023 (163) è avvenuto a Gaza a causa dei raid israeliani, in particolare nei primi tre mesi della guerra. Il Sud Sudan, colpito dalla violenza civile e intercomunitaria, e il Sudan, dove dall’aprile 2023 infuria una guerra tra l’esercito e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf), sono gli altri due conflitti più mortali per i volontari, con 34 e 25 morti. Israele e Siria piangono sette morti ciascuno, Etiopia e Ucraina sei morti, la Somalia cinque, Repubblica Democratica del Congo e Myanmar quattro vittime ciascuno. Se i 280 morti nel 2023 rappresentano già un numero «scandaloso», «il 2024 potrebbe essere sulla strada verso un risultato ancora più mortale», ha avvertito ancora l’Onu. Secondo l’Aid Worker Security Database, tra il primo gennaio e il 9 agosto 2024 sono stati uccisi 176 operatori umanitari (di cui 121 nei territori palestinesi), una cifra già superiore a quella della maggior parte degli anni interi precedenti (il record precedente era nel 2013 con 159 morti).
«La normalizzazione della violenza contro gli operatori umanitari e la mancanza di responsabilità sono inaccettabili, inconcepibili ed estremamente pericolose per le operazioni umanitarie ovunque», ha denunciato ancora Joyce Msuya in occasione della Giornata mondiale dell'aiuto umanitario che si celebra oggi. «Ribadiamo la nostra richiesta che i potenti agiscano per porre fine alle violazioni contro i civili e all’impunità con cui vengono commessi questi attacchi atroci».

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