Dieci anni dopo è ancora mistero sulla scomparsa del volo MH370

Nessuna certezza sulla sorte delle 239 persone, tra cui 156 cinesi, che si trovavano a bordo del Boeing 777, decollato da Kuala Lumpur e diretto a Pechino. La battaglia dei parenti per la verità
March 7, 2024
Dieci anni dopo è ancora mistero sulla scomparsa del volo MH370
ANSA | Dieci anni dopo si cerca ancora la verità
È un incidente aereo senza aereo, scrive la Cnn. Un disastro che, a dieci anni di distanza, rimase inconcluso, irrisolto, confitto nel mistero: niente relitto, niente scatola nera. Nessuna traccia, nessuna certezza sulla sorte delle 239 persone – tra cui 156 cittadini cinesi - che si trovavano a bordo dell'aereo di linea Boeing 777, il volo MH370 decollato da Kuala Lumpur nelle prime ore dell’otto marzo 2014 e diretto a Pechino. Dopo circa due ore di volo, l’aereo svanì dai radar. Si inabissò nel mistero, scomparendo dalle mappe. Ma non da quelle dei parenti dei passeggeri, che nell’arco di questi dieci anni, non hanno smesso di combattere contro montagne di ostacoli perché venga restituita loro la verità.
“Spero che le autorità vedano la nostra determinazione e sappiano che i parenti non si sono arresi e che quindi non devono farlo neanche loro”, ha raccontato Jiang Hui. Sua madre era uno dei passeggeri cinesi a bordo del volo. In dieci anni Jiang ha collezionato un numero incredibile di viaggi, di azioni di proteste, di cause legali, di sconfitte. E rilanci. Come quello strappato domenica al governo malese. “Il ministro dei trasporti malese ha accettato di rilanciare la ricerca!”, ha testimoniato. Il ministro Anthony Loke ha infatti assicurato che la Malaysia è pronta a discutere un accordo “no-find, no-fee” con l’esploratore di “acque profonde” Ocean Infinity per rilanciare la ricerca dell’aereo.
I tentativi ci sono stati. Ma nessuno ha rischiarato il mistero. Nel 2017, un’operazione di ricerca congiunta lanciata da Australia, Cina e Malaysia, che copriva 120mila chilometri quadrati nell’Oceano Indiano e costata 130 milioni di dollari, fu annullata dopo che non produsse alcun risultato. Un secondo tentativo di Ocean Infinity nel 2018 si è concluso senza progressi dopo 90 giorni.

COSA E' REALMENTE ACCADUTO?
I fatti. Il decollo fu tranquillo, il volo raggiunse la quota di crociera di 35.000 piedi, i piloti parlarono brevemente con i controllori del traffico aereo vietnamiti mentre l'aereo si dirigeva sulla sua rotta standard. Quaranta minuti dopo l’inizio del volo, il transponder dell’aereo smette però di trasmettere. Poi il nulla. Il buio. È il punto in cui finiscono i fatti e fioriscono le ipotesi. Per gli esperti l'aereo avrebbe improvvisamente cambiato rotta. Invece di volare a nord-est attraverso il Mar Cinese Meridionale, il Boieng avrebbe inspiegabilmente virato verso sud sull’Oceano Indiano. Guasto meccanico? Errore accidentale o intenzionale del pilota? Dirottamento? A inquinare le acque ha contribuito la decisione del governo malese che, nel 2016, ha offerto un risarcimento di 2,5 milioni di yuan (374.376 dollari) per la famiglia di ciascuna vittima, a condizione che non intraprendessero ulteriori azioni contro la compagnia aerea di bandiera.
I parenti hanno dovuto confrontarsi con un muro di reticenze. È quanto sostiene Wang Lan (nome di fantasia), che ha perso un familiare nella tragedia. "Ogni volta che teniamo riunioni, c'è il doppio del numero di poliziotti rispetto ai membri delle famiglie presenti", ha raccontato. Paradossalmente il dramma ha consentito a Pechino di mettere a punto un “modello” di gestione delle emergenze in linea con l’ossessione tutta cinese di evitare "disordini".
Da allora, la Cina ha reagito più rapidamente per reprimere le proteste in questi casi. "Nel 2022, quando il volo MU5735 della China Eastern Airlines si schiantò vicino a Wuzhou nella regione autonoma di Guangxi Zhuang, uccidendo tutti i 132 a bordo, il governo locale si affrettò a isolare i parenti, collocandoli in hotel separati e inviando personale di sicurezza a sorvegliare ogni individuo".

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