«Così Mosca apprezza l’azione di Leone XIV sulla crisi ucraina»

Il rappresentante del Cremlino in Vaticano, Soltanovsky: con il cardinale Zuppi impegno comune sui casi umanitari. «Dal Papa positivi contatti con il patriarcato di Mosca»
September 24, 2025
«Così Mosca apprezza l’azione di Leone XIV sulla crisi ucraina»
VaticanMedia | Il metropolita del patriarcato di Mosca, Antonio di Volokolamsk, e papa Leone XIV nell'incontro dello scorso luglio
«Apprezziamo la buona volontà dimostrata dal nuovo Papa nel facilitare una soluzione a lungo termine alla crisi ucraina». L’ambasciatore russo presso la Santa Sede, Ivan Soltanovsky, racconta i rapporti fra la Santa Sede e il Cremlino che hanno sullo sfondo la guerra in Ucraina. Lo fa in una lunga intervista all’agenzia russa Tass in cui parla anche della diplomazia umanitaria vaticana che fa dialogare Mosca e Kiev. «Il Vaticano sta attualmente alimentando un canale per lo scambio di informazioni umanitarie – spiega il diplomatico –. Riceviamo numerose liste di prigionieri di guerra».
Ivan Soltanovsky, ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede - Avvenire
Ivan Soltanovsky, ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede - Avvenire
Soltanovsky cita il cardinale Matteo Zuppi, impegnato nella missione umanitaria voluta da Francesco e confermata da Leone XIV, che «ha facilitato il rientro in patria dei civili (russi, ndr) evacuati dal territorio della regione di Kursk», quella occupata per quasi un anno dalle truppe di Kiev. Per dire che l’azione del porporato ha guardato anche alla parte russa e non soltanto alla liberazione dei detenuti ucraini catturati dall’esercito russo». Del resto «il problema dei prigionieri di guerra, dei civili e dei sacerdoti» è «all’ordine del giorno nelle nostre relazioni con la Santa Sede» e «il necessario impegno continua», fa sapere l’ambasciatore. C’è poi il tema dei bambini ucraini finiti in Russia (20mila in base ai calcoli di Kiev) che è un altro ambito dell’azione di Zuppi ma che, a detta dell’ambasciatore, «Kiev sta sfruttando a fini propagandistici».
Secondo Soltanovsky, la Santa Sede rimane «un “fattore di equilibrio” sulla scena internazionale, anche sulla questione ucraina» e papa Leone «ha ufficialmente ribadito la politica di “neutralità” nelle situazioni di conflitto». Mosca, afferma il rappresentante diplomatico del Cremlino, «condivide i regolari appelli del Pontefice alla pace e alla de-escalation» perché «ci sono forze che cercano di creare artificialmente tensioni tra Russia e Nato; e qualcuno trae vantaggio dal trascinare l’Alleanza Atlantica in un conflitto diretto con noi». Tuttavia, aggiunge, «la mediazione vaticana» sul versante politico «non è molto richiesta» da Mosca, «dati i contatti diretti tra Russia e Ucraina. E anche fare della Santa Sede un luogo per i negoziati è difficile: lo spazio aereo europeo rimane chiuso ai voli russi; le restrizioni sui visti rimangono in vigore; e sono state imposte sanzioni contro diversi funzionari russi».
Il diplomatico approva anche la linea della Santa Sede nei confronti del patriarcato di Mosca. «Sappiamo che i contatti iniziali tra il nuovo Papa e i rappresentanti della Chiesa ortodossa russa sono stati piuttosto positivi. E Leone XIV è impegnato a sviluppare un dialogo paritario». Il riferimento è anche l'udienza che il Papa ha concesso a fine luglio al metropolita Antonij, responsabile delle relazioni esterne del patriarcato di Mosca, primo metropolita russo che il Pontefice ha incontrato. Poi l'ambasciatore affronta il nodo, caro a Mosca, della messa al bando in Ucraina della Chiesa ortodossa ucraina che ha le sue radici a Mosca e che è accusata di sostegno alla Russia. «La Santa Sede è riluttante a intervenire pubblicamente. Ma sarebbe auspicabile che la sua voce autorevole fosse più forte. Perché la persecuzione di una Chiesa cristiana in Europa è un problema molto serio». L’ambasciatore punta l’indice contro «chi trae vantaggio da uno scisma all'interno dell’ortodossia» che è un’azione «tutta politica»; poi ricorda i casi di «Lettonia, Moldavia, Estonia» che si sono staccate della Chiesa di Mosca come accaduto anche in Ucraina e del tentativo «di isolare un’altra delle nostre Chiese affini, la Chiesa bielorussa».

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