Approvato negli Usa il primo vaccino contro il virus chikungunya
di Redazione
Si tratta di un un virus diffuso da zanzare infette che la Food and Drug Administration ha definito «una minaccia emergente per la salute globale». Casi anche in Italia
Le autorità sanitarie statunitensi hanno approvato il primo vaccino al mondo contro la chikungunya, un virus diffuso da zanzare infette che la Food and Drug Administration (Fda) ha definito "una minaccia emergente per la salute globale". Il vaccino, sviluppato dall'europea Valneva e che sarà commercializzato con il nome Ixchiq, è stato approvato per le persone di età pari o superiore a 18 anni che corrono un rischio maggiore d'esposizione, ha affermato la Fda. Si prevede che il via libera a Ixchiq da parte dell'autorità di regolamentazione dei farmaci statunitense accelererà il lancio del vaccino nei paesi in cui il virus è più diffuso.
La chikungunya, che provoca febbre e forti dolori articolari, è generalmente riscontrata nelle regioni tropicali e subtropicali dell'Africa, del sudest asiatico e in alcune parti delle Americhe. "Tuttavia, il virus chikungunya si è diffuso in nuove aree geografiche causando un aumento della prevalenza globale della malattia", ha affermato la Fda segnalando più di cinque milioni di casi negli ultimi 15 anni. In Italia, quest’anno, si sono registrati quattro casi della malattia, tutti associati a viaggi all’estero, nessuno con esito mortale.
UN NOME STRANO
Il termine chikungunya (Chikv) deriva da una parola in lingua Makonde che significa "ciò che piega" o "contorce" e descrive l'aspetto arcuato che fa assumere il dolore alle giunture (artralgia) di chi è colpito da questa malattia. Il Chikv è stato descritto la prima volta nel 1952 in Tanzania, nelle savane al confine con il Kenya e in diversi villaggi sulle coste del lago Vittoria e nell'entroterra.

Le prime segnalazioni cliniche di febbri "spaccaossa" risalgono al 1779, in Indonesia dove venne descritta un'epidemia di febbri dolorose forse attribuibile allo stesso agente virale. La chikungunya è endemica in alcune parti dell'Africa, del sud-est asiatico e del subcontinente indiano. A partire dal 2005, sono stati riportati ampi focolai nell'area dell'Oceano Indiano (India, Malesia, La Réunion, Madagascar, Indonesia, Mauritius, Mayotte, Seychelles), zone in cui il virus trova il suo habitat ideale. In India, tra febbraio e ottobre 2006, un'epidemia di chikungunya ha coinvolto 8 stati o province e i casi sospetti sono arrivati sino a 1,25 milioni. A fine 2013 si assiste alla prima epidemia di chikungunya riportata in America Latina, e in particolare in alcune isole Caraibiche.
In seguito, casi di trasmissione autoctona si sono verificati in Europa e negli Stati Uniti (notifica del primo caso confermato in laboratorio nel 2016), dove il Chikv si pensa fosse stato importato da viaggiatori infetti di ritorno da aree colpite. Secondo Plisa, la Piattaforma di informazione sanitaria per le Americhe, nel quinquennio che va dal 2013 (prima epidemia) al 2017, nel continente americano ci sarebbero stati oltre 2 milioni e mezzo di casi di chikungunya, con un picco di oltre un milione nel 2014 e con un progressivo spostamento delle epidemie dai caraibi (2013-2015) al centro (2015-2016) e poi al sud America (dal 2016).
Negli ultimi tre anni nel continente si sono registrati oltre 513.730 casi sospetti e 128 morti.
In seguito, casi di trasmissione autoctona si sono verificati in Europa e negli Stati Uniti (notifica del primo caso confermato in laboratorio nel 2016), dove il Chikv si pensa fosse stato importato da viaggiatori infetti di ritorno da aree colpite. Secondo Plisa, la Piattaforma di informazione sanitaria per le Americhe, nel quinquennio che va dal 2013 (prima epidemia) al 2017, nel continente americano ci sarebbero stati oltre 2 milioni e mezzo di casi di chikungunya, con un picco di oltre un milione nel 2014 e con un progressivo spostamento delle epidemie dai caraibi (2013-2015) al centro (2015-2016) e poi al sud America (dal 2016).
Negli ultimi tre anni nel continente si sono registrati oltre 513.730 casi sospetti e 128 morti.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
In Italia il vettore potenzialmente più competente per il Chikv è Aedes albopictus, meglio conosciuta come "zanzara tigre". Introdotta nel 1990 e attualmente stabile e diffusa in tutto il paese fino a quote collinari, soprattutto nei centri abitati, dove stagionalmente può raggiungere densità molto elevate, tali da consentire la trasmissione locale del virus laddove introdotto nella stagione propizia. In Italia, secondo i dati dell’Ipla.org (organizzazione partecipata dalla Regione Piemonte), ci sono state due epidemie di chikungunya. La prima si è verificata nel 2007 in Emilia Romagna, è stata provocata da un caso d'importazione (identificato, persona di ritorno da un viaggio in una zona dell'India) e ha fatto registrare oltre 330 casi autoctoni sospetti, di cui oltre 210 confermati in laboratorio. Si è trattato del primo focolaio riportato in una regione non tropicale dove un vettore competente (Aedes albopictus) per il CHIKV era presente.
La seconda epidemia si è verificata nel 2017 e ha fatto registrare quasi 500 casi autoctoni sospetti, di cui 270 confermati in laboratorio. Tra questi, oltre 190 casi sono stati notificati dalla Regione Lazio (con focolai epidemici nei comuni di Anzio, Roma e Latina) e oltre 70 casi sono stati notificati dalla Regione Calabria (con un focolaio epidemico a Guardavalle Marina).
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