Ad Aleppo la preghiera dei bimbi

​Centinaia di piccoli, musulmani e cristiani, insieme il 6 ottobre per chiedere lo stop alla guerra.
September 23, 2016
Ad Aleppo la preghiera dei bimbi
Centinaia di bambini e bambine di Aleppo, cristiani e musulmani, si incontreranno il 6 ottobre, per chiedere con le loro preghiere che nella città martoriata in cui vivono, e in tutta la Siria, si fermi la spirale di morte
scatenatasi in questi ultimi giorni con particolare crudeltà proprio sui più piccoli e inermi. Lo riferisce all'Agenzia Fides l'
arcivescovo Boutros Marayati, alla guida dell'arcieparchia armena cattolica di Aleppo
. L'iniziativa, partita su impulso dei Padri Francescani, coinvolgerà in primo luogo gli alunni delle scuole. Metteranno anche le loro firme e le loro impronte su un appello per chiedere ai potenti del mondo di por fine alle stragi che si accaniscono con particolare crudeltà sui bambini, che in tuttte le guerre sono i più vulnerabili. “Ma soprattutto pregheranno. Pregheranno per tutti i loro coetanei. E confidiamo nel fatto che la preghiera dei bambini è più potente della nostra”, aggiunge l'arcivescovo Marayati. I bombardamenti e le stragi di civili hanno manifestato proprio a Aleppo in maniera devastante il naufragio della tregua fragile e parziale proclamata meno di due settimane fa. A questo riguardo, l'arcivescovo Marayati è in grado di fornire notizie di prima mano su ciò che sta avvenendo – potrebbe avvenire – nella metropoli siriana: “Mercoledì scorso - riferisce l'arcivescovo armeno cattolico – i rappresentanti del governo e dell'esercito siriani hanno convocato una riunione per spiegare che di lì a poco avrebbero diffuso un appello alla popolazione civile insediata nei quartieri sotto il controllo dei ribelli. L'appello, diffuso con la televisione e coi social network, avvertiva che sarebbero stati lasciati aperti dei varchi per permettere alla popolazione di lasciare quei quartieri, e dirigersi in aree indicate come sicure, senza timore di subire rappresaglie. In effetti, molte famiglie di civili hanno lasciato quei quartieri e sono state accolte nella zona controllata dall'esercito governativo, a conferma che l'appello era in qualche modo arrivato a destinazione. Per i gruppi che arrivavano, sono state presdisposte anche strutture abitative per l'accoglienza. Ma non è stata un'evacuazione di massa. Forse molti non possono uscire. E l'appello conteneva anche una data di scadenza, e l'ultimatum scade nei prossimi giorni. C'è dunque il pericolo che si scateni presto un nuovo vortice di bombe e di sangue, se le potenze che stanno dietro alle due parti in guerra non decidono di porre davvero fine a questa guerra sporca”.

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