A Mosca, in fila allo sportello della Sberbank. «Vuole criptovalute?»

di Giuseppe D'Amato, Mosca
Sono 17 milioni i russi che puntano sulle valute digitali nelle transazioni con l'estero, per aggirare i divieti. Le "triangolazioni" finanziarie si fanno anche con Dubai, Hong Kong e Singapore
October 26, 2025
A Mosca, in fila allo sportello della Sberbank. «Vuole criptovalute?»
«Vada pure lei, prima di me, che ci rifletto ancora un attimo». La fila dei clienti alla Sberbank, la Cassa di risparmio russa, in un quartiere centrale della capitale non è lunga e una volta tanto non abbiamo fretta. «Lei cosa farebbe? Dove metterebbe i soldi? Oggi vi è anche l’opzione di comprare delle criptovalute».
Rimaniamo senza parole, ascoltando i discorsi di uno sconosciuto affannato e all’apparenza confuso. «Ma perché? – domandiamo noi, facendo gli ingenui -. Si possono acquistare qui?». Lo sconosciuto non risponde assorto nei suoi pensieri. La prima volta, che vedemmo un russo trattare dei bitcoin, fu sette anni fa ad Ekaterinburg, sugli Urali, in un bar vicino alla stazione. Per ore quella persona restò incollata allo schermo che rilanciava grafici e numeri in serie. Incuriositi lo osservammo a lungo, cercando di capire – senza successo – cosa stesse facendo.
Sono circa 17 milioni i russi che investono in criptovalute, stando a dati non ufficiali. La necessità di diversificare i propri risparmi, l’instabilità finanziaria del Paese e soprattutto la tagliola delle sanzioni internazionali obbligano la gente a cercare soluzioni sempre nuove. Uno dei maggiori mal di pancia per la gente comune è soprattutto come mandare soldi all’estero oppure come fare se si viaggia non in Russia, tagliata fuori dai circuiti della finanza mondiale. Nessuna transazione o quasi è di fatto permessa. La carta di credito “Mir” non è accettata da quasi nessuno e le occidentali sono state bloccate. Fino a 10mila dollari in contanti si possono avere in tasca; nulla di più. Per facilitare l’aggiramento delle sanzioni in campo commerciale, la Russia ha approvato norme sorprendentemente permissive per le criptovalute. Per questo – in settembre, per la prima volta –, il loro uso è entrato fra quelli nel mirino dell’Ue con il suo 19esimo pacchetto.
I Ventisette hanno imposto divieto totale alle operazioni con criptovalute e con monete elettroniche ai residenti in Russia e alle transazioni in banche di Paesi terzi dell’area ex sovietica (Kazakistan, Bielorussia, Kirghizistan, Tagikistan) riconducibili a cittadini russi. Si vuole comprare petrolio di Mosca scontato? E che problema c’è! Come si fa? Un compratore straniero (generalmente cinese) versa la cifra necessaria per l’acquisto in yuan su un conto off-shore ad una società commerciale che funge da intermediaria. Questa converte la somma ricevuta in criptovalute e le trasferisce su un altro conto, da dove questa viene inviata ad un terzo conto in Russia e convertita in rubli. La ricostruzione è stata fatta e verificata (attraverso fonti anonime) dall’agenzia Reuters. La piazza di Dubai – dove solo nel 2022 100mila russi hanno spostato assets, fondi e grandi quantità d’oro – è usata come hub per le criptovalute. Un ruolo di rilievo avrebbero anche Hong Kong e Singapore. «È possibile usare i bitcoin per le transazioni con l’estero», aveva chiarito in un’intervista il ministro delle Finanze Anton Siluanov nel dicembre 2024. In precedenza nell’estate del 2024 la Duma aveva approvato una legislazione ad hoc dopo che i ritardi nei pagamenti avevano provocato una sensibile contrazione delle importazioni. Già Venezuela ed Iran avevano seguito queste strade “alternative”, rischiosissime.
La Russia utilizza più sistemi di pagamenti, tra cui Usdt (Tether), la stablecoin più popolare e più grande per capitalizzazione di mercato. Di solito nel mondo le stablecoin sono soprattutto usate per investire in altre criptovalute e nei trasferimenti di denaro in altri Paesi, operazioni per le quali i costi sono molto più bassi delle banche. E sono meno controllabili. In pochi mesi di esistenza del misterioso exchange “Grinex” sono transitati una decina di miliardi di dollari appartenenti, pare, ad importatori russi. In conclusione, le tecnologie decentralizzate stanno modificando le tradizionali guerre finanziarie. Prenderne atto – se lo sa anche un cliente affannato della Sberbank – serve anche a comprendere che il mondo è cambiato.

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