«A Gaza gli aiuti dall'alto non bastano, servono i corridoi»

Maurizio Martina, vicedirettore generale Fao spiega l'iniziativa presentata dall'Italia, "Food for Gaza", confermando la drammaticità del momento nella Striscia e l'impegno per portare aiuti
March 12, 2024
«A Gaza gli aiuti dall'alto non bastano, servono i corridoi»
©FAO | Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao
«Siamo di fronte a una situazione drammatica e bisogna agire presto». Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, non è l’unico ad essere preoccupato. Come tutte le agenzie Onu in campo per fornire aiuti umanitari, anche lui non nasconde l’urgenza dell’intervento annunciato dall’Italia nella Striscia di Gaza. Si chiama “Food for Gaza” per sostenere la popolazione palestinese.
Di cosa si tratta?
Si tratta di un’iniziativa preziosa e doverosa per favorire l’accesso nella Striscia e la distribuzione degli aiuti umanitari per Gaza. Siamo grati all’Italia per l’impegno intrapreso da parte del ministro Tajani, in collaborazione con la Pam, la Croce rossa e la Mezzaluna rossa. Come Fao siamo già operativi nella Striscia con diversi operatori che, come si può immaginare, stanno lavorando con molta difficoltà. E siamo presenti anche nella West Bank. Ora con questo nuovo impegno speriamo di ottenere al più presto la possibilità di fornire tutto il nostro supporto.
A chi è rivolto?
A piccoli allevatori e agricoltori. Siamo riusciti a preparare una trentina di camion di foraggio che speriamo di far entrare al più presto nella Striscia, perché, come abbiamo fatto notare nei nostri ultimi report c’è una agricoltura di sussistenza fatta di piccole esperienze agricole di carattere familiare che può essere fondamentale per l’aiuto in questa fase drammatica.
Il vostro sostegno quindi va oltre i pacchi alimentari?
Il nostro intervento è diretto a supportare, come detto, appunto, i sistemi agricoli alimentari locali perché non vengano completamente distrutti come è già successo ad esempio a Nord di Gaza. Si darebbe un colpo devastante alla sicurezza alimentare di migliaia e migliaia di persone. Ci sono piccoli allevamenti e piccole coltivazioni che garantiscono la sussistenza di intere famiglie. Se vengono completamente distrutti come accaduto, vengono private migliaia e migliaia di persone di prodotti alimentari dignitosi. Oltre il 50% dei terreni agricoli nella striscia sono andati distrutti. I soli interventi umanitari ad esempio via aereo non sono assolutamente sufficienti. Serve un corridoio da Cipro.
Quale sarà il primo passo?
Dalla prima riunione è uscita l’idea di un tavolo permanente di coordinamento tecnico aperto dall’Italia a tutti coloro che sono desiderosi di dare il proprio contributo e che vedrà anche la nostra partecipazione come Fao. Abbiamo un piano di lavoro che punta a supportare circa 3mila agricoltori per un totale di 70mila persone. Fino ad oggi purtroppo per la drammaticità della situazione non siamo riusciti ad assicurare loro supporto. Tutto questo lavoro preparatorio che abbiamo fatto per trasportare in particolare nella Striscia acqua, vaccini per gli animali, foraggio per gli animali e strutture di servizio per questa piccola agricoltura di prossimità è stato impossibile da portare a termine. Noi speriamo e ci aspettiamo che ci possano essere rapidissimamente segnali che garantiscano l’entrata in sicurezza degli aiuti umanitari. Noi insieme a tanti altri chiediamo da tempo un cessate il fuoco che consenta la circolazione in sicurezza dentro la Striscia di tutti questi strumenti di intervento umanitario.
Il corridoio come inizio per costruire la pace?
Noi ce lo auguriamo. Il diritto al cibo è un diritto umano inalienabile e senza la pace non c’è nessuna possibilità di diritto al cibo. È importante quindi creare il presupposto perché possa essere esercitato questo diritto. Diversamente è é impossibile. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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