giovedì 9 giugno 2022
Ad Ankara nulla di fatto sul fronte del grano. Draghi: dare garanzie a Kiev per sbloccare i porti. Analisi della Coldiretti: raccolti al minimo non solo per la guerra
Mentre in Ucraina il grano resta fermo nei silos, in Siria (nella foto) il raccolto sarà scarso anche a causa dei cambiamenti climatici

Mentre in Ucraina il grano resta fermo nei silos, in Siria (nella foto) il raccolto sarà scarso anche a causa dei cambiamenti climatici - Ansa/Afp

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Intesa ancora lontana per l'esportazione dei cereali ucraini. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto, parlando con i giornalisti, che ieri ad Ankara non è stato raggiunto alcun accordo sull'esportazione di carichi di grano ucraino attraverso il Mar Nero. La Turchia spinge per un accordo tra Russia e Ucraina per alleviare la crisi alimentare globale, negoziando un passaggio sicuro per il grano bloccato nei porti del Mar Nero e ieri ad Ankara si è svolto un incontro tra il ministro degli esteri turco Cavusoglu e il suo omologo turco Lavrov.

Un "funzionario" filorusso insediato da Mosca nelle zone dell'Ucraina occupate dalle truppe russe ha affermato che dai territori occupati dall'esercito russo nella regione ucraina di Zaporizhzhia sta partendo grano diretto verso il Medio Oriente. Ma Peskov, secondo Interfax, ha detto di non poter confermare la partenza di treni carichi di grano. A causa di questi presunti carichi di cereali esportati Mosca è stata accusata di rubare il grano ucraino.

Draghi all'Ocse: sbloccare i porti ucraini​

"Lo sforzo per evitare la crisi alimentare deve iniziare dallo sblocco dei porti e della migliaia di cereali che sono lì. Lo sforzo di mediazione delle Nazioni unite è un notevole passo in avanti, sfortunatamente è l'unico". Lo ha detto il premier Mario Draghi aprendo la riunione ministeriale dell'Ocse a Parigi, quest'anno presieduta dall'Italia, a proposito della guerra in Ucraina, sottolineando che il blocco del grano sta facendo "aumentare i prezzi causando una catastrofe a livello mondiale".

Secondo Draghi è necessario "offrire al presidente Zelensky le assicurazioni di cui ha bisogno che i porti non saranno attaccati". Inoltre bisogna anche "continuare a sostenere i paesi beneficiari, proprio come sta facendo l'Unione Europea con il suo Food and
Resilience Facility".

Coldiretti: nuovi raccolti in Ucraina a rischio​

Senza l'accesso ai porti del Mar Nero l'Ucraina potrà esportare al massimo 20 milioni di tonnellate di cereali, pari a meno della metà delle 44,7 milioni di tonnellate spedite lo scorso anno. Lo afferma Coldiretti sulla base delle proiezioni dell'Associazione Ucraina dei cereali. "L'Ucraina - sottolinea l'organizzazione agricola - attualmente sta cercando di esportare il proprio raccolto per vie terrestri, fluviali e ferroviarie, ma le difficoltà logistiche limitano i volumi a un massimo di circa due milioni di tonnellate al mese".

Coldiretti segnala che ci sono "circa 30 milioni di tonnellate immagazzinate nel territorio controllato da Kiev su una capacità di circa 55 milioni di tonnellate mentre c'è la possibilità di stoccaggio per altre 13-15 milioni di tonnellate nelle aree occupate dalla Russia. Il risultato - continua l'organizzazione - è che i silos di mais, grano e girasole nel territorio controllato dal governo ucraino sono pieni a metà con il rischio che i nuovi raccolti in arrivo entro un mese rimangano in campo".

Produzione mondiale in calo pure per clima e fertilizzanti​

Un grave problema in una situazione in cui - rileva Coldiretti - "la produzione mondiale di cereali è stimata in calo a 2,784 miliardi di tonnellate su valori minimi da quattro anni anche per effetto delle condizioni climatiche avverse nei diversi continenti ma anche per la crisi dei fertilizzanti. A rischiare di più - conclude Coldiretti - sono 53 Paesi dove la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l'alimentazione.

Un'emergenza che colpisce però anche l'Italia che ha acquistato dall'Ucraina 122 milioni di chili di grano tenero per la panificazione (3% del totale) ma anche 785 milioni di chili di mais (il 13% del totale)", secondo l'analisi Coldiretti su dati Istat relativi al 2021.


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