venerdì 30 agosto 2019
A Tokyo un locale temporaneo impiega solo camerieri affetti da demenza e Alzheimer. Un esperimento choc per la società nipponica che non ammette l'errore e che invecchia
Una cameriera del Ristorante degli Ordini Sbagliati a Tokyo

Una cameriera del Ristorante degli Ordini Sbagliati a Tokyo

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Vi fareste mai servire al ristorante da un cameriere con l'Alzheimer? Con il rischio di ordinare una bistecca e vedervi portare un'insalata? Eppure accade, in Giappone. Nel Paese dove l'errore non è ammesso e se qualcuno lo commette, anche minimo, deve profondersi in scuse che a noi occidentali appaiono umilianti. Il Ristorante degli Ordini Sbagliati, questo il nome del locale temporaneo, si trova a Tokyo e impiega solo personale affetto da demenza. Il cliente è avvertito e accetta il rischio. Di rimandare indietro il piatto o di pranzare "a sorpresa". Ma anche di intenerirsi, scoppiare a ridere. Commuoversi.

Non è un gioco, va detto. Il ristorante è serio: tovaglie candide, tavoli ben apparecchiati, piatti preparati con cura. In cucina, lì no, non ci sono cuochi pasticcioni. Dietro le quinte tutto funziona come deve. Il fattore "imprevisto" si trova fra la cucina e il cliente, ha il ruolo intermedio. Ed è proprio il contatto umano - umanissimo - fra il malato di demenza e l'estraneo che si siede al tavolo a dare valore aggiunto a questo luogo. Camerieri e cameriere sono in gran parte anziani, ma non solo. C'è una novantenne. Qualcuno scrive gli ordini, altri provano a ricordare. Con il risultato che il 37% delle ordinazioni non corrisponde, è un guizzo fuori dall'ordinario. O finisce al tavolo sbagliato. Eppure il 99% dei clienti si dichiara soddisfatto. Così come piace, e scalda il cuore, la musica suonata da una pianista affetta da demenza, accompagnata (nel vero senso dalla parola) dal marito che suona il violoncello. Ci s'interrompe, con pazienza si ricomincia da capo. Empatia tra i concertisti, empatia con il pubblico.

In Giappone, ricorda il fondatore Shiro Oguni, la demenza è «ampiamente misconosciuta», gli ammalati vengono emarginati dalla società. Lo scopo del ristorante è affrontare due sfide: quella di una società che non ammette l'errore e quella demografica, di un Paese che invecchia a ritmi forsennati con conseguente impennata di malattie quali demenza senile e Alzheimer. «Vogliamo diffondere il messaggio che, demenza o no, è possibile vivere insieme in armonia». E poi, a dirla tutta, sono anche convinti che la cucina giapponese riservi solo buone sorprese.

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