Vincenzo, Ciro e Luigi: non chiamatele morti bianche
Quanto accaduto ai tre operai di Napoli mentre lavoravano non può essere derubricato a "incidente": ormai nell'edilizia e nell'agricoltura siamo davanti a episodi prevedibilissimi

Si è levato forte, in Campania, il grido del cardinale Battaglia: «Non chiamatele morti bianche». E, una volta per tutte, smettiamola anche di chiamarli “incidenti sul lavoro”. Non lo sono affatto. L’incidente è un dramma imprevisto e imprevedibile; qualcosa che accade “nonostante” fossero state introdotte tutte le precauzioni previste per svolgere quel lavoro, a quell’ora, in quella stagione dell’anno, con quegli operai. Se tutto questo non è stato osservato, non siamo di fronte a “incidenti sul lavoro”, ma a “omicidi sul lavoro”. Prevedibilissimi.
Non mi piace affondare il coltello nella piaga sanguinante, ma, mi chiedo: con quale coraggio, nel pieno di un mese di luglio infuocato, si fanno salire nel cestello di un montacarichi tre operai di 54, 62 e 67 anni, senza caschi e senza imbracature? Come si fa a non prevedere un piano B qualora qualcosa dovesse andare storto? In aereo, ad ogni volo, ci viene detto che cosa fare, come comportarci, qualora dovesse esserci un problema. A 67 anni, sotto il sole cocente, il povero Luigi avrebbe potuto avere un semplice malore, un capogiro, un calo di pressione, un colpo di calore? Ebbene, qualora fosse accaduto, senza una cintura di sicurezza, che sarebbe accaduto?
A Napoli, al quartiere Arenella, tre operai sono morti precipitando da 20-25 metri di altezza. Il cestello, dove poco prima erano saliti per raggiungere il tetto dell’edificio da riparare, si è ribaltato. Avessero avuto un aggancio cui aggrapparsi, si sarebbero salvati. Sapremo dopo che almeno due di loro lavoravano in nero. Altro che “bianche”, queste sono morti nere come la più nera delle notti. Operai fantasma. Manodopera d’occasione. Diritti negati. In nero, per portare a casa qualche soldo per poter campare, non certo per andare in ferie. Ferie? E pagate da chi? Al massimo, se proprio va bene, ci sarà la paga giornaliera pattuita. In nero, senza che la ditta appaltatrice provveda a versare i contributi per la pensione. In nero, per un futuro non certo roseo.
Nel mondo dell’edilizia, come in quello della manovalanza agricola, tutti sanno tutto, soprattutto gli imprenditori e gli stessi operai. Eppure, passano anni prima di approdare a un qualche significativo cambiamento. Sono morti sul lavoro, di lavoro, Vincenzo, Ciro e Luigi. Un lavoro clandestino, svolto alla luce del sole. Cercati nel momento del bisogno, dimenticati quando gli appalti scarseggiano, intimoriti nel momento in cui, dopo una tragedia, le autorità competenti iniziano a indagare seriamente. È vero, non sempre coloro che lavorano in nero si fanno avanti e raccontano per filo e per segno come andavano le cose. È vero, anch’essi potrebbero essere accusati di essere omertosi e non collaborativi. A guardare le cose da lontano questa chiave di lettura potrebbe apparire esatta, ma non è così.
Nel mondo dell’edilizia e dell’agricoltura, tante piccole e medie imprese, per far fronte alle ingenti spese, hanno bisogno di giocare al risparmio. Non riuscirebbero, infatti, a resistere alla concorrenza dei colossi, se dovessero osservare tutte le regole previste per l’apertura di un cantiere. E allora si gioca su manodopera e subappalti. Si risparmia per fare rientrare le spese. Gli operai lo sanno. Nei loro ambienti, le notizie circolano. Una persona amante della legalità, preoccupata per la propria e l’altrui incolumità, pignola, che minaccia di adire le vie legali qualora i propri diritti venissero disconosciuti, viene presto individuata e segnalata. Messa fuori dal giro. Non più cercata. Rischia di non lavorare più. L’ottimo è nemico del bene, sicché tanti operai, pur di lavorare, si accontentano di una paga inferiore a quella sindacale, di un orario superiore a quello previsto e di una sicurezza che lascia a desiderare. Basta morti sul lavoro. Basta morti di lavoro. Basta operai fantasma. È giunta l’ora di affrontare con virile serietà questa piaga purulenta che miete vittime tra i migliori e semina vergogna e dolore.
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