Nel mondo c'è ancora un grande bisogno della Fao

di Maurizio Martina
Oggi, 16 ottobre, è la Giornata mondiale dell'alimentazione e l'agenzia dell'Onu contro la fame compie 80 anni. La visita di papa Leone XVI
October 16, 2025
Un bimbo gioca nel deserto, vicino a del bestiame
Un bimbo gioca nel deserto, vicino a del bestiame
Ottant’anni di multilateralismo nel segno della lotta alla fame e della sicurezza alimentare. Si celebra oggi la Giornata mondiale dell’Alimentazione e l’anniversario della nascita della Fao - l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite – che ha mosso i suoi primi passi nell’ottobre del 1945. Nata immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale su impulso prima di tutto del Presidente americano Roosvelt, la Fao ha la sua sede globale proprio a Roma dal 1951. Non è questo per noi un dettaglio esclusivamente logistico o storico. La sua presenza nella capitale del nostro Paese ha rappresentato negli anni uno strumento formidabile di diplomazia e cooperazione, anche in chiave italiana, nel segno dell’impegno per la sicurezza alimentare con le altre 193 nazioni aderenti: praticamente il mondo intero. Grazie alla presenza della Fao qui siamo una delle capitali del multilateralismo. Per questo anniversario, siamo onorati oggi di ospitare il Santo Padre proprio all’indomani della sua preziosa Esortazione Apostolica sull’amore verso i poveri. Ma questo anniversario non rappresenta solo un evento per celebrare una importante storia di lavoro internazionale che nel corso dei decenni ha supportato concretamente milioni di persone nelle aree più fragili del pianeta per garantire loro assistenza allo sviluppo rurale; distribuendo vaccini per animali o sementi, allestendo sistemi irrigui, allevamenti, serre, formando all’acquacoltura o all’agroforestazione. Non possiamo permetterci il lusso di celebrare soltanto questi sforzi passati. Abbiamo il dovere di aggiornare le nostre responsabilità e i nostri impegni in un mondo in profonda trasformazione.
Perché la fame non è sconfitta. In alcune aree del pianeta, certo, le condizioni della nutrizione sono migliorate: si pensi a certi paesi dell’America Latina o dell’Asia, dove milioni di persone oggi possono accedere almeno a un pasto al giorno. Globalmente la sfida alla fame rimane irrisolta soprattutto se guardiamo al grande continente africano. O a parti significative dell’Asia. Ancora oggi milioni di persone soffrono di malnutrizione e tanti altri non possono accedere a diete sane. Anche il clima è diventato una minaccia sempre più impellente per il cibo. I sistemi agricoli e alimentari sono profondamente legati all’ambiente e l’estremizzazione climatica che stiamo vivendo mette a serio repentaglio la sopravvivenza di intere esperienze rurali. Per questo la gestione dell’acqua e dei suoli saranno sempre di più grandi sfide anche di natura geopolitica. In tutto questo, ha ancora senso una agenzia multilaterale per la lotta alla fame e lo sviluppo rurale? La risposta è affermativa. Perché anche in un mondo sempre più multipolare, un’agenza multilaterale in grado di unire le forze di paesi molto diversi per affrontare i nodi irrisolti della giustizia alimentare può fare la differenza. Le sfide dei sistemi alimentari vanno ben oltre i confini di un singolo paese e nessun rapporto - solamente bilaterale tra Stati - può affrontare compiutamente questi problemi. Perché a sfide globali devono corrispondere soluzioni globali. E l’intero sistema agricolo e alimentare va ripensato perché sia più giusto, inclusivo, sostenibile. La crisi climatica necessita di strategie di adattamento ambientale in chiave agricola e alimentare senza le quali rischiamo gravi impatti socioeconomici. Fenomeni come le migrazioni climatiche non possono che rischiare di aumentare. Commerci aperti hanno consentito a diverse realtà di irrobustirsi e diversificare le proprie offerte alimentari, ma il nodo delle regole giuste nei commerci internazionali rimane aperto. Troppi paesi fragili rimangono dipendenti da pochi importatori minando così la loro sovranità alimentare. All’interno delle catene del valore, le filiere agroalimentari scaricano ancora molto spesso sui piccoli e medi produttori le loro storture, comprimendo la loro possibilità di vivere grazie al lavoro faticoso che fanno. E poi l’impatto dell’intelligenza artificiale e dei dati: può essere una vera rivoluzione copernicana, per produrre meglio consumando meno, ma va guidata. Sono questi temi strategici a comporre una parte essenziale dell’agenda alimentare globale. Senza un multilateralismo efficace sarà difficile starne al passo. Ecco perché, a ottant’anni dalla sua nascita, serve ancora un’agenzia come la Fao capace di arrivare anche nei luoghi più difficili e remoti per seminare tracce di futuro a partire dal diritto al cibo per tutti. Nessuno escluso.
Vicedirettore generale Fao

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