L'euro digitale non è un'innovazione come le altre. Ecco perché
Il progetto della Bce può cambiare la vita alle persone e forse all'Europa. Ma in giro c'è ancora molto contante: per questo andrà spiegato, bene e con calma

L’euro digitale potrà semplificarci la vita e renderla più sicura, liberandoci dalle potenziali insidie – geopolitiche e tecnologiche – che ci derivano dall’attuale dipendenza da operatori per lo più americani in fatto di pagamenti digitali. Ma solo se il percorso sarà costruito, gestito e raccontato al meglio. Perché toccare i soldi, materiali o virtuali che siano, significa toccare nel profondo la nostra vita quotidiana, le nostre abitudini, la fiducia e che abbiamo (o no) verso questo o quell’interlocutore. E poi perché il contante continua a essere straordinariamente diffuso, ben più di quanto si potesse immaginare una decina di anni fa, quando gli addetti ai lavori avevano individuato nel 2020 l’anno dell’addio quasi definitivo a banconote e monete e dell’avvento di una società senza contanti. Sul modello di quanto stava sviluppando la Svezia, che però poi ci ha ripensato e ora sta faticosamente tornando indietro.

L’euro digitale è un progetto della Banca centrale europea, ma per vedere la luce necessiterà di una legislazione e di una serie di adempimenti pratici a carico dell’Unione europea e degli Stati membri (e qui ci sarà un primo, importante test politico). Intanto, come ha scritto Paolo M. Alfieri su Avvenire, giovedì il direttivo della Bce ha dato una grossa spinta all’euro digitale in uno dei suoi periodici incontri “fuori sede”, che – ironia della sorte? – hanno visto i banchieri centrali riunirsi a Firenze, capitale del credito rinascimentale con il Banco dei Medici. « Forse in 10 anni ci saranno meno banconote in giro ma resterà la necessità che ci siano euro», ha detto Christine Lagarde. Proprio in quel momento a Milano, al Salone dei Pagamenti organizzato dall'Abi, tra tanti ragionamenti sul digitale si ricordava anche che tuttora in Italia il 60% dei pagamenti avviene con denaro fisico (per ammontare siamo al 50%), e tra i portavalori negli ultimi mesi si è registrato pure un balzo in avanti del "circolante" di alcuni punti percentuali.
E dunque adelante, ma con juicio. L'euro digitale non sarà una criptovalta stile bitcoin, ma un'alternativa digitale all'euro contante in carne e ossa, di cui potrà prendere progressivamente il posto e diventare il parente più comodo e maneggevole, con il suo portafoglio virtuale nei nostri smartphone utilizzabile anche senza connessione. Ecco perché se ben calibrata e spiegata, la sua introduzione potrà accompagnare una trasformazione strutturale com’è la digitalizzazione della finanza e riempirla di valore e significato. Oltre a consolidare la rilevanza politica e valutaria all’Europa. Se invece agli occhi dei cittadini prenderà le forme di una della tante euroinnovazioni più imposte che proposte, ecco che l’Unione avrà perso un’altra occasione preziosa per alimentare una narrazione diversa, ambiziosa, a colori e non di quel solito grigio opaco che ricorda a volte il cielo di Bruxelles. «La carenza di un'azione comune adeguata indebolisce tutti: si traduce in una minore capacità di rispondere alle necessità dei cittadini e in una progressiva perdita di rilevanza sul piano internazionale. Non possiamo permettercelo», ha sottolineato mercoledì il presidente Sergio Mattarella aprendo la due giorni fiorentina dei banchieri centrali. Il punto è proprio questo. E in fondo la lenta e faticosa assimiliazione dell’euro “non digitale”, non ancora digerito da tutti a oltre 20 anni dall’introduzione, avrà pur insegnato qualcosa.
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