L'educazione è la via lattea del futuro
Con la Lettera apostolica "Disegnare nuove mappe di speranza", Papa Leone ha tracciato un grande orizzonte per la missione educativa della Chiesa. Un documento stellare

L’anno giubilare ci ha riservato tante sorprese con un crescendo di partecipazione che ha raggiunto il suo culmine in occasione del Giubileo dei giovani. La partecipazione così numerosa e appassionata di oltre un milione di giovani ha colpito tutti e ha offerto al mondo un segno eloquente di come la Chiesa sia vicina alle nuove generazioni e che cosa significhi essere “pellegrini di speranza”. Se l’appuntamento di agosto è stato per molti versi sorprendente non sembra essere da meno quanto sta accadendo in questi giorni con il Giubileo del mondo dell’educazione. Si susseguono eventi di grande valore spirituale, sociale e culturale, la cui rilevanza trova una particolare eco nella Lettera apostolica Disegnare nuove mappe di speranza (27 ottobre 2025) con cui Papa Leone XIV, oltre a celebrare il sessantesimo della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis, ha voluto tracciare un grande orizzonte di speranza per la missione educativa della Chiesa nel mondo contemporaneo. Un documento davvero stellare, nel senso più pregnante del termine, sia per il linguaggio utilizzato, che attinge in modo suggestivo all’astronomia, sia per le affascinanti prospettive di rinnovato impegno nel campo educativo. «Viviamo in un ambiente educativo complesso, frammentato, digitalizzato - afferma Papa Leone -. Proprio per questo è saggio fermarsi e recuperare lo sguardo sulla “cosmologia della paideia cristiana”» (n. 1.2) A partire dalla Dichiarazione conciliare che aveva collocato l’educazione tra le vie maestre della missione della Chiesa nell’epoca moderna, gli ultimi decenni hanno visto un crescendo di investimento nel campo formativo e di progettualità educativa. Nel decennio passato la Chiesa italiana aveva già orientato in modo deciso il suo cammino in questa direzione con il documento Educare alla vita buona del vangelo.
Con l’avvento di papa Francesco il tema è diventato ancora più centrale e si è sviluppato soprattutto con il lancio del Patto educativo globale, rimasto in parte incompiuto a causa del Covid, ma ora ripreso e rilanciato con la Lettera apostolica che aggiunge ai sette obiettivi già formulati altre tre priorità: la cura della vita interiore, il discernimento per un digitale umano; l’impegno per una pace disarmata e disarmante (cfr. n. 10.3), priorità riprese e approfondite ieri dal Pontefice nell’Udienza agli studenti. Per questo il Santo Padre con grande fermezza ci dice che «non basta conservare: occorre rilanciare» e chiede «a tutte le realtà educative di inaugurare una stagione che parli al cuore delle nuove generazioni, ricomponendo conoscenza e senso, competenza e responsabilità, fede e vita» (n. 10.2). Una straordinaria presenza che arriva anche là dove per ragioni culturali e politiche la Chiesa è fortemente limitata nella sua azione. Tutti però apprezzano e accolgono volentieri l’impegno educativo per la qualità e lo spirito di autentico servizio al bene delle nuove generazioni. «Si tratta di una costellazione – afferma ancora il Pontefice - che raggiunge ogni continente, con particolare presenza nelle aree a basso reddito» (n. 10.4).
Fortemente sollecitati da una tale prospettiva, queste giornate giubilari, ricche di convegni, incontri e celebrazioni a tutti i livelli, si stanno rivelando una formidabile occasione e un fecondo laboratorio per ridare slancio all’impegno educativo della Chiesa, soprattutto pensando alle domande che salgono dal cuore dei giovani e che interpellano tutta la società. E il Papa si rivolge soprattutto ai giovani perché siano protagonisti, come ha detto loro nell’udienza di ieri: «vi chiedo di allearvi per aprire una nuova stagione educativa, nella quale tutti - giovani e adulti - diventiamo credibili testimoni di verità e di pace. Per questo vi dico: siete chiamati a essere truth-speakers e peace-makers, persone di parola e costruttori di pace» (Udienza agli studenti, 30 ottobre 2025). Servono risposte concrete ed efficaci che possono scaturire solo dal cuore e dalla passione educativa che Gesù ci ha insegnato e ha affidato alla sua Chiesa. Un vero dono di grazia che consente a chi opera nel campo educativo di «ricevere uno sguardo ampio, che sa andare lontano, che non semplifica le questioni, che non teme le domande, che vince la pigrizia intellettuale e, così, sconfigge anche l’atrofia spirituale» (Leone XIV, Omelia, 27 ottobre 2025). Possiamo dire che la stella polare dell’educazione, anche grazie al Giubileo, sembra brillare in modo nuovo. Lo si percepisce incontrando i tanti pellegrini, docenti e studenti, accorsi per vivere un giubileo di vera speranza che nell’educazione trova uno dei fattori di maggiore carica profetica. Lo si legge sui volti delle migliaia di partecipanti all’udienza degli educatori che ha costretto a spostare l’evento dall’aula Paolo VI in Piazza San Pietro, lo si vede negli oltre 2500 membri dell’Università Cattolica del Sacro Cuore convenuti a Roma per vivere assieme il passaggio della Porta Santa e celebrare l’Eucaristia in San Pietro, lo si coglie in tutti coloro che in questi giorni animano i numerosi Convegni. Grazie a queste mappe di speranza possiamo essere certi che la grande costellazione educativa «non solo brillerà, ma orienterà: verso la verità che rende liberi (cfr. Gv 8,32), verso la fraternità che consolida la giustizia (cfr. Mt 23,8), verso la speranza che non delude (cfr. Rm 5,5)» come scrive Papa Leone al termine della Lettera (n. 11.3).
Monsignor Claudio Giuliodori è Presidente della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, Assistente Ecclesiastico Generale dell’Azione Cattolica e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
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