La proposta europea per l'Ucraina è un atto politico e morale

L’iniziativa diplomatica dell'Ue con il suo piano in dodici punti non cerca semplicemente di fermare le armi, ma di ristabilire i principi che legano la pace alla giustizia
October 24, 2025
La proposta europea per l'Ucraina è un atto politico e morale
L'esterno dell'ufficio del sito web di notizie Gordon a Kiev, in Ucraina, dopo un attacco di dronti ad opera delle truppe russe lo scorso 23 ottobre / FOTOGRAMMA
Nella frattura profonda dell’ordine internazionale causata dalla guerra in Ucraina, l’Europa ha avanzato una proposta di pace misurata ma ambiziosa: dodici punti, elaborati con Kiev da una coalizione di Paesi europei, non come atto di resa, ma come progetto di ricostruzione di un equilibrio infranto. Un’iniziativa diplomatica che non cerca semplicemente di fermare le armi, ma di ristabilire i principi che legano la pace alla giustizia. In questo disegno, l’Europa può riassumere quel ruolo su cui ha costruito la sua storia degli ultimi 80 anni di comunità di diritto: non semplice mediatrice a tutti i costi, ma garante di un’idea di civiltà fondata sulla sovranità dei popoli, sulla legalità delle relazioni internazionali e sulla difesa attiva dei valori democratici e liberali. La proposta in dodici punti non è un esercizio tecnico: è una prospettiva su ciò che l’Europa ritiene inalienabile. Si parte da un cessate il fuoco lungo l’attuale linea del fronte, ma non lo si propone come congelamento del conflitto: lo si accompagna a una riaffermazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina, alla richiesta della restituzione dei bambini deportati, alla condanna implicita dell’annessione come strumento politico. È una proposta che non normalizza la violenza, ma la circoscrive, cercando di sottrarla al tempo. Il fatto che l’Europa riconosca al presidente Usa Donald Trump una leadership nel “peace board” non è segno di subalternità, ma di realismo e consapevolezza: la pace richiede in questo momento una forza maggiore di fronte all’oltranzismo di Putin, ma il fatto di parteciparvi attivamente accanto all’Ucraina assicura un quadro di legalità e soprattutto un’architettura morale condivisa.
In un momento in cui la Russia – per voce del ministro Lavrov – rifiuta un cessate il fuoco incondizionato e rilancia pretese che ignorano la sovranità ucraina, l’Europa si distingue nel riaffermare che nessuna trattativa può sacrificare la legittimità internazionale. L’Unione Europea ha qui assunto piena consapevolezza della sfida: in questo modo non solo sostiene Kiev, ma sta sostenendo sé stessa, guarda al suo futuro e alla prospettiva di ricostruire l’ordine internazionale violato. È l’idea del diritto internazionale che ritorna, non come mero ornamento diplomatico, ma come argine concreto contro la barbarie, un’àncora per la stabilità futura. Come ricorda la Dichiarazione universale dei diritti umani, «il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell’uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità», e l’Europa, nata dalle rovine del Novecento, non può che far risuonare oggi queste parole. In questa visione, i confini dell’Ucraina non possono solo ridursi a dato geografico oggetto di scambio di un supposto equilibrio di potenze: i dodici punti avanzati, al di là delle soluzioni tecniche, cercano soprattutto una via politica e morale. È per questo che il piano rifiuta il riconoscimento delle terre occupate, e subordina la revoca delle sanzioni al cessate il fuoco e all’avvio del processo di ricostruzione per l’Ucraina con il contributo degli asset finanziari russi: ogni gesto dev’essere inserito in una logica di responsabilità e di riparazione. Nel silenzio sinora inconcludente delle diplomazie, l’Europa ha ritrovato la sua voce: quella degli Stati che, oltre la prudenza, hanno deciso di impegnarsi con idee e proposte concrete. Non è una leadership codificata nei trattati, ma è nata da una necessità: quella di non ridursi al ruolo di inerme testimone. L’Ucraina è oggi il fronte avanzato dei valori liberali e democratici europei e dei principi fondativi dell’ordine internazionale: il rispetto delle frontiere, la libertà di scelta, la dignità della resistenza, il principio di autodeterminazione dei popoli, e il rispetto per i diritti umani. Sostenere la sovranità di Kyiv è sostenere l’anima giuridica e morale dell’Europa stessa. È per questo che la società civile ora deve sostenere con forza il progetto: l’Unione è partita dal piano in dodici punti per dare una base reale ad un nuovo ordine di pace fondato sul diritto. Come disse Jacques Delors, «L’Europa non è un’alleanza contro qualcosa, è un’alleanza per qualcosa». Quel qualcosa oggi è rappresentato da un obiettivo condiviso: riconoscere sovranità, democrazia, giustizia agli Ucraini, come a tutti i popoli d’Europa.
Membro dell’International Law Association

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